(r.p.l.) Cercasi sacchetti per la frazione umida. A Chiavari monta la protesta dei cittadini, con diversi post e alcuni commenti anche indignati sui social network. Che cosa sta accadendo di preciso? Il mugugno, questa volta, parte veramente… dal basso che più basso non si può. La spazzatura, per l’appunto.
Sin da quando in città è stata introdotta la raccolta differenziata, i sacchi per depositare la frazione umida – pure essi biodegradabili, in quanto fatti di un materiale speciale – sono distribuiti direttamente dal Comune di Chiavari, a chiunque ne faccia richiesta e abbia un domicilio (prima o seconda casa) all’interno del territorio di competenza di Palazzo Bianco. Così accade in parecchie località d’Italia.
Fin qui, tutto regolare, ma cos’è che ha fatto scatenare le proteste? Secondo alcuni cittadini, nei giorni scorsi, i sacchetti per l’umido sono andati in esaurimento, sia presso il punto di distribuzione principale, situato nell’atrio della casa comunale, sia presso il punto di via Piacenza. Nessun sacchetto sino a ottobre, quindi per circa sei settimane. In piena stagione estiva, quando Chiavari si popola di turisti, oltre che di quelli che vi risiedono per tutto l’anno, è un inconveniente non da poco. Chiaro, si rimedia con i sacchetti della spesa, ma il problema resta: se il Comune dice di garantire un servizio e poi questo non viene erogato, occorre capirne le cause.
Le prime mancanze, a sentire la ‘vox populi’, sarebbero risalenti a giugno, ma è poi nelle ultime settimane che il caso è esploso. Da parecchi giorni, ormai, in città non vi è a disposizione alcun sacchetto per conferire la frazione umida, a meno di non arrangiarsi autonomamente o, ancor peggio, di gettare il tutto nella frazione indifferenziata, con buona pace della raccolta virtuosa dei rifiuti. Perché è proprio questo l’altro aspetto negativo: già è una battaglia pressoché quotidiana far passare le buone abitudini e separare ogni cosa. Se in più manca l’incentivo del sacchetto, allora svanisce tutto, perché la prima a non ‘crederci’ pare essere l’amministrazione.
Palazzo Bianco, va detto, affida in appalto il servizio della raccolta rifiuti. Se ne occupa la Cooperativa Maris, che ha anche l’incarico della distribuzione dei sacchi appositi. L’assessore comunale alla Nettezza Urbana, Massimiliano Bisso, è stato subito informato della questione: “Mi hanno riferito della mancanza dei sacchetti. Io mi sono dovuto muovere per le vie ufficiali, per fare le opportune verifiche. Così ho scritto una lettera alla Maris, chiedendo se corrisponde al vero la notizia che i sacchetti saranno nuovamente disponibili a cominciare da ottobre. E ho chiesto di conoscere l’esatto quadro della distribuzione. Prima di aver ricevuto una risposta da loro, non mi posso sbilanciare e non posso aggiungere altro”.
Di certo, il disappunto c’è. È chiaro che, in termini di figura, questa non è delle migliori. Come mai i sacchetti sono finiti? C’entra qualcosa il fatto che si vada verso la scadenza dell’accordo per i servizi di nettezza urbana? Oppure non è stato previsto minimamente l’incremento estivo portato dai turisti e dai possessori di seconde case?
Bisso aggiunge: “Ad ogni modo, a settembre dovrebbe andare avanti il discorso della gara unica indetta dalla Città Metropolitana. So che sono arrivate tre offerte, e che sono tutte abbastanza buone. Terminato questo iter da parte dell’ex Provincia, le cose potranno cambiare anche per Chiavari, e spero ovviamente in meglio”. Nella mente dell’assessore e dell’amministrazione comunale, c’è l’inserimento di nuove isole ecologiche, da ampliare rispetto alle quattro già esistenti: piazza Verdi, largo Pessagno, via Marsala, via Marana.
Intanto, in questa estate 2019 Marina Calata Ovest, a Chiavari, ha lanciato un servizio di raccolta dei rifiuti ‘barca a barca’, un po’ come avviene con il porta a porta in tutta la città. I diportisti, all’arrivo in porto, vengono informati sul servizio di raccolta svolto dal personale di Calata Ovest e sono quindi invitati a differenziare i materiali riciclabili, come plastica, vetro e alluminio. Sono poi gli stessi addetti del porto a conferire i rifiuti nelle apposite isole comunali per la raccolta differenziata.
“Nella nostra concezione di porto come parte integrante della città, ci è sembrato importante e doveroso favorire la raccolta differenziata, contribuendo a diffondere e sviluppare sempre più una sensibilità ambientale e una cultura ecosostenibile ormai irrinunciabile e prioritaria – spiega Eugenio Michelino, amministratore delegato di Marina di Chiavari Calata Ovest – Sempre nell’ottica della tutela dell’ambiente, abbiamo poi ripristinato il sistema di recupero delle acque di sentina e delle acque nere e collocheremo in porto il seabin, l’innovativo sistema di raccolta delle microplastiche presenti in mare”.
Seabin è un cestino di raccolta dei rifiuti che galleggiano in acqua di superficie in grado di catturare circa un chilo e mezzo di detriti al giorno, ovvero oltre mezza tonnellata di rifiuti all’anno (a seconda del meteo e dei volumi dei detriti), comprese le microplastiche da 5 a 2 millimetri di diametro e le microfibre da 0,3 millimetri. Seabin inoltre può catturare molti rifiuti comuni che finiscono nei mari come i mozziconi di sigaretta, purtroppo anch’essi molto presenti nelle nostre acque.
Da una parte un meccanismo assai virtuoso, preciso e puntuale. Dall’altra, i sacchetti dell’umido mancanti sino a ottobre. Ma la tutela e la salvaguardia dell’ambiente non può più permettersi questi svarioni inaccettabili.