(r.p.l.) A Chiavari il ‘Regolamento Comunale per la tutela degli animali d’affezione’ continua a suscitare polemiche e si è nuovamente arenato.
Venerdì scorso, in occasione della Commissione Consiliare convocata appositamente, l’amministrazione contava di dare un’accelerata definitiva a un iter iniziato un anno fa, per portare, alla fine, il testo al voto nel prossimo Consiglio Comunale. Ma i lavori si sono ancora interrotti, un po’ per le rimostranze da parte delle opposizioni, un po’ per qualche frizione interna alla maggioranza e soprattutto perché non si è riusciti per nulla a compattare le numerose associazioni di volontari e animalisti che operano in città e nel Tigullio.
Nello scorso numero, ‘Piazza Levante’ ha mostrato tutte le criticità ancora presenti nella bozza di regolamento, facendo vedere come non siano state affatto superate certe perplessità da parte delle associazioni. In particolare, le aree M; l’obbligo di museruola che può essere imposto al conduttore di un cane anche da parte di un altro cittadino; l’obbligo di essere certificati dall’Asl per lasciare il proprio animale in casa altrui; la questione delle deiezioni liquide e della bottiglietta d’acqua da portare sempre con sé; la misura e la dimensione delle gabbie che può variare in base a specifica ordinanza del sindaco; il registro comunale dove sono tenuti a iscriversi tutti coloro che danno da mangiare e da bere ai gatti randagi; il microchip per gatti come unico sistema per certificarne l’effettiva proprietà.
Alcune indicazioni sono talmente assurde che ci si chiede, purtroppo senza risposta, da dove siano potute uscire. E perché Palazzo Bianco continui ad andare avanti con una simile ostinazione.
Nell’ennesima situazione di impasse, rispetto all’iter del regolamento, sono assai critiche le parole emesse dal Coordinamento 7 Giugno, ovvero la rete delle associazioni animaliste formata da Lega Amici del Cane Tigullio, Enpa Camogli e Levante, Ayusya, Amici degli Animali Rapallo, “Non li vuole nessuno… li salviamo noi”, Lida Tigullio, Amici Nostri, Leidaa.
Nell’ennesima missiva inviata al Comune di Chiavari, si ricorda come “lo scorso anno il Comune tenne riunioni alla presenza di alcune associazioni relativamente alla stesura di un Regolamento sugli Animali. Sin da allora le associazioni zoofilo/animaliste presenti hanno domandato di interagire al fine di produrre un testo armonioso realmente rivolto alla tutela e al benessere animale notando che il testo prodotto dal Comune ne era carente. Ma il lavoro per le associazioni è risultato difficoltoso in quanto il testo in discussione risultava difforme rispetto a quello ricevuto”.
Poi, come fanno presente i gruppi che hanno firmato il documento, “il 22 febbraio il Comune ha nuovamente invitato alcune associazioni presentando ‘in cartaceo’ un nuovo testo. Questo non è stato né condiviso né è riconoscibile quale rispettoso dalle scriventi associazioni. Inoltre, da una prima lettura emergono errori sostanziali. Allorquando il Comune sia intenzionato concretamente alla collaborazione attiva di esperti associativi, le scriventi associazioni saranno presenti, come lo sono in pratica sul territorio”.
È una bocciatura, l’ennesima, su tutta la linea. Anna Bruzzone, referente della Lida Tigullio, ben illustra la propria posizione nel video che pubblichiamo sotto.
E ora? L’assessore Fiammetta Maggio, intervistata da ‘Piazza Levante’, contava di far approvare il regolamento “entro l’estate”. Del 2018.
Non solo il ritardo è evidente, ma pure l’approssimazione con cui il confronto viene condotto. Al punto che viene da chiedersi: ma era proprio così necessario fare questo passaggio, quando esiste un regolamento regionale molto puntuale, quando ne esiste uno nazionale? Che bisogno c’era di andare a sovrascrivere, di perdere tempo, di suscitare questo polverone? L’assessorato ai Servizi Sociali, il consigliere con delega ai rapporti con l’Asl 4 Alberto Corticelli non avevano proprio niente di meglio da fare? Non c’erano altre vertenze più urgenti?
E ancora: nel silenzio pressoché totale di gran parte della città e degli altri media, a nessuno è mai venuto in mente di chiedere se obbligare un altro cittadino a mettere al proprio cane la museruola, dentro un’area M, fosse costituzionale.
Lo è? La legge cosa dice? Nel Codice Civile Italiano, non vi è traccia di simili idiozie. ‘Piazza Levante’ ha consultato un legale del Tigullio che osserva: “Esiste un’ordinanza contingibile e urgente concernente la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani del Ministero della Salute che viene prorogata ogni due anni dal 2013. Questa prescrive di portare con sé la museruola rigida o morbida da applicare al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali o su richiesta delle autorità competenti (art. 1, comma 3). La valutazione se mettere o meno la museruola è quindi del proprietario del cane o del suo diretto responsabile. Gli unici che la possono imporre sono le autorità competenti, non certo i cittadini qualsiasi”.
E a questo si aggiunge l’articolo 2052 del Codice Civile: “Il proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso, è responsabile dei danni cagionati dall’animale, sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito”.
Nessun accenno, quindi, alle bizzarre interpretazioni da parte del regolamento in questione. Riuscirà Palazzo Bianco a trovare una via di mezzo? A mettere tutti d’accordo?
Sarà decisamente… una vita da cani.