La Reale e Pontificia Cereria Bancalari & Bruno è roba che tutti i chiavaresi, almeno una volta nella vita, dovrebbero esplorare. Fondata nel 1592, e oggi proprietà di Giovanni Battista Chiarella, è probabilmente la più longeva attività artigianale presente alle nostre latitudini.
L’ingresso in via Doria è da prova per la ‘caccia al tesoro’, ma basta spingere la pesante porta per addentrarsi in un mondo antico e sacro, in cui si respira il profumo del passato, che ripaga dagli sforzi orientativi. E se più di quattro secoli fa l’illuminazione civile era la voce principale del capitolo ‘entrate’, oggi sono rimaste le parrocchie a rappresentare i principali clienti.
È da poco passata la Candelora del 2 febbraio, un momento di grande produzione, e Carlo, memoria storica di questa azienda, fa da Cicerone muovendosi senza indugio in mezzo a tanta cera che le suole di gomma non temono. Come fosse il luna park, c’è la macchina-giostra che ha più di duecento anni e sforna le candele con la tecnica dell’immersione, più affascinante di quella a stampo “che però permettono maggiore velocità di produzione”, sottolinea. Il costo al chilo di questi prodotti è tra 8 e 9 euro, un quintale la produzione giornaliera nei periodi di maggiore richiesta, il ‘giorno dei morti’ su tutti. E a proposito di peso: “Il cero più grande lo abbiamo fatto trent’anni fa per la festa di Nostra Signora di Montallegro a Rapallo: 47 chilogrammi. Ci volle una settimana di lavoro, 24 ore al giorno, se lo lasciavamo raffreddare erano guai…”.
Ricordi sbiaditi, perché il mondo è cambiato. Ancora prima di internet, che ha sconquassato il mercato, sono comparse nelle chiese le candele elettroniche. Addio magia: l’offerta nella cassetta, la candela da scegliere con cura per accenderla sfiorandone, con lo stoppino, una già accesa. E poi la scelta della posizione in cui infilarla nella rastrelliera, il morsetto ancora libero che accontentasse le aspettative. Adesso, invece, basta spesso una moneta per vedere la candela elettronica accendersi random. E a tal proposito, poco prima di Natale ha fatto scalpore la decisione presa da don Dino Dalla Pozza, alla guida dell’Unità pastorale di Grantorto e Carturo, nel Padovano: “In chiesa non si fa commercio – ha spiegato – e vorrei che i fedeli capissero che pregare non costa denaro”. Così sono scomparse le cassette per le offerte e al posto delle candele elettriche sono state rimesse quelle votive, a cera, che si possono accendere senza pagare nulla. “Invito i fedeli – ha detto il parroco – ad entrare in chiesa ad ascoltare la parola di Dio e a vivere il Vangelo senza mettere le mani nel portafogli. Chi ha il piacere di accendere un lume e raccogliersi in preghiera, lo può fare liberamente senza dover versare oboli”.
Tradizione, come quella ormai scomparsa degli offiçiêu, tipiche candele utilizzate durante il periodo tra Ognissanti e la commemorazione dei defunti per le orazioni serali ed il rosario. “La più complicata da fare era la gondola – racconta Carlo – ma pure l’elicottero richiedeva molta abilità e pazienza”. Ce ne sono diversi al secondo piano della Cereria, in uno stanzone in cui il tempo sembra essersi fermato tra benemerenze impolverate e bilance a stadera. Le scuole fanno la fila per venire qui e vedere un mondo nuovo. Una volta dentro si capisce il perché.
DANIELE RONCAGLIOLO