di DANILO SANGUINETI
Il liquore che gli dei ci hanno inviato. L’oro liquido che è economicamente solido quanto quello trattato sui mercati dei preziosi. Il caffè rende nervosi è una delle più antiche e fortunate fake news. Il caffè ‘è una droga sia pure leggera’, sono arrivati a dire i cerberi del salutismo. Invece il caffè è un potente coadiuvante della psiche e chi non lo apprezza non sa cosa si perde. Persino qui nel Tigullio dove prosperano i proseliti di Morfeo sono centinaia se non migliaia gli adepti della bevanda che nasconde un tesoro di sapori e una sinfonia di odori sotto il velo di una consistenza greve e un colore impenetrabile ai raggi luminosi.
La bevanda nera va contro una cultura occidentale che associa il colore dell’assorbimento luminoso totale a eventi luttuosi, a fatti oscuri. In realtà la miscela dei chicchi sapientemente tostati resuscita o almeno rinvigorisce, sveglia i cervelli intorpiditi dal sonno. Tra coloro che ne scoprirono precocemente le qualità c’era il Generale, biondo e di trent’anni che attorno al Rio Grande poco meno di duecento anni fa stava costruendo il mito dell’Eroe dei Due Mondi.
Mutatis mutandis nel 2020 il nome Garibaldi, che dalle nostre parti è tipico come il basilico, rinomato in ogni angolo del mondo e garanzia di italianità nell’accezione più positiva, necessita di una spolverata se vuoi stare nel mondo a memoria breve, brevissima, quasi impalpabile, del web.
Al patronimico si era appoggiato un secolo esatto orsono un discendente dell’unico italiano inattaccabile (ci dispiace per i revanscisti borbonici), Guglielmo Garibaldi. Il Caffè dei Garibaldi spopola. Cento anni dopo il nipote Mirko vorrebbe continuare. A spopolare.
“Ho la presunzione che la ditta abbia mantenuto intatte, pur nei cambiamenti di produzione e di commercializzazione, le sue qualità che le hanno consentito di primeggiare. Io e mio fratello Fabrizio ci siamo impegnati a fondo e vogliamo continuare a farlo, sempre che qui da noi ci siano le condizioni”.
Il titolare ha spostato il fulcro dell’attività dal concreto all’immateriale, ed ha bisogno di competenze e personale adatti alla bisogna. “Fabbrichiamo ad Alessandria, il centro direzionale è in via Della Fea 5 a San Salvatore di Cogorno. Da lì gestiamo lo shop on line della nostra storica torrefazione italiana. Ora il nome è 1920 il Caffè dei Garibaldi. Abbiamo pensato di premettere la data di nascita dell’azienda perché lavorando molto, anzi direi soprattutto con l’export, avevamo bisogno di un nome che fosse più facilmente intellegibile dagli stranieri. Garibaldi è famoso in Occidente, ma in Oriente riscontrammo difficoltà a farlo capire, i nostri acquirenti faticavano persino a pronunciarlo”.
In un mondo connesso, è vitale essere chiari. Ed è altrettanto vitale essere al passo con gli aggiornamenti. “Noi dal punto di vista della produzione continuiamo ad andare forte. È sul marketing e soprattutto sulla visibilità del prodotto che possiamo, anzi dobbiamo migliorare”.
Sul sito di shopping www.shop1920caffe.com si può trovare il meglio del caffè garibaldino. “Possiamo spedirlo in ogni parte del mondo a grani e macinato. Forniamo cialde e capsule compatibili per i principali sistemi di macchine (Nespresso, Nescafè Dolce Gusto, Lavazza Blu, Lavazza a Modo Mio, Bialetti, Espresso Point, Caffitaly, Cialde), senza dimenticare i solubili (Ginseng, Mokaccino, Cioccolato, ecc), le tisane (Relax, Depurativa, ecc.), i Tè in vari gusti”.
Per la soddisfazione totale della nostra clientela abbiamo a catalogo anche capsule originali a prezzi concorrenziali. Per qualsiasi domanda ed esigenza dobbiamo essere a disposizione dei clienti 7 giorni su 7. “Ecco perché in questo momento occorrono un bravo webmaster e una serie di tecnici che possano sistemare qualsiasi problema sorga sul sito, nella raccolta delle domande, nelle risposte e nel creare materiale che possa migliorare e potenziare l’e-commerce”.
Non esistono alternative in questo caso. O ti metti a passo con i tempi o vieni schiacciato. Anzi tostato. “Vi assicuro che sarei più che felice se si potesse andare avanti alla vecchia maniera. Abbiamo iniziato in una bottega sotto i portici di Chiavari per poi crescere, di generazione in generazione, fino ad oggi. La famiglia Garibaldi vorrebbe rimanere dov’è nata, le radici sono importanti, però non si può andare controcorrente”.
La storia racconta che, nel 1920, Guglielmo Garibaldi inizia il commercio di caffè e spezie nella sua bottega sotto i portici di Chiavari, miscelando sapientemente le migliori selezioni di caffè e offrendo ai suoi clienti un prodotto di qualità superiore. La bottega artigiana cresce e si trasforma in un’azienda, che passa nelle mani del figlio Adriano, che espande ulteriormente l’attività trasformandola in una grande realtà e conquistando i mercati di tutto il mondo.
Nel 2014 i figli di Adriano, Mirko e Fabrizio, raccolgono l’eredità del nonno e del padre proseguendo l’attività con la stessa professionalità, lo stesso entusiasmo e la stessa attenzione per la qualità e l’eccellenza dei prodotti che da sempre li contraddistinguono.
“Mio fratello ed io sin dal primo giorno di co-titolarità abbiamo convenuto che avremmo mantenuto inalterate le linee guida nel creare e confezionare i nostri prodotti. Perché mai avremmo dovuto cambiare se il numero dei clienti che conoscono e apprezzano il nostro caffè era in crescita? Importiamo le migliori materie prime dai paesi produttori di tutto il mondo, lavorandole attraverso un procedimento di torrefazione e miscelazione del quale siamo esperti e conserviamo gelosamente segreti e tradizioni”.
Il discorso si sposta sul metodo. “Abbiamo conquistato nuovi mercati. La crisi finanziaria prima e l’attuale fase pandemica hanno creato però una situazione instabile dove il margine di rischio è cresciuto e quello di errore ristretto ai minimi termini”. Il che ci riporta al discorso sulle competenze che da queste parti non esistono. “Dico solo che per la creazione e la manutenzione del sito abbiamo già cambiato quattro webmaster, alla fine abbiamo dovuto rivolgerci a Milano, dove c’è abbondanza di tecnici qualificati. Mi chiedo com’è possibile che nel Levante non ci sia abbondanza di questi professionisti. Penso a cosa scrive il prof. Gozzi sul vostro sito e non posso che dargli ragione. La partita del futuro si gioca su Internet, le nuove tecnologie o si imparano o… si sparisce”.
Mirko Garibaldi (nella foto a destra) medita il da farsi: “Io e mio fratello, che pensa anche a suo figlio William, la quarta generazione che avanza, ci chiediamo se non sia più sensato trasferirsi all’ombra della Madonnina. A Milano risparmieremmo sulle collaborazioni, sui tecnici, sui professionisti. Una ditta che opera nel nostro settore ci ha fatto capire che spostandoci in Lombardia potremmo arrivare a un giro di affari quintuplicato rispetto a oggi”.
Il Caffè dei Garibaldi viene venduto, e stiamo parlando di tonnellate di confezioni a ordinazione, in Iran, in Afghanistan, in Iraq. Per intenderci, è il classico caso di riuscita vendita di frigoriferi agli eschimesi perché da quelle parti di intrugli alla caffeina se ne intendono, da secoli. Possibile che non ci sia modo di trattenere una simile eccellenza nel sonnecchiante Tigullio? O i fratelli Garibaldi obtorto collo come il loro celeberrimo omonimo spediranno un telegramma con una sola parola. “Obbedisco”.