[vc_row][vc_column][vc_column_text](r.p.l.) Ci sono due comuni, tra i 23 del Levante genovese chiamati al voto il prossimo 26 maggio per il rinnovo di sindaco e di consiglio comunale, dove la sfida non è tra due candidati, dove non ci sono più liste, dove non si confrontano i programmi elettorali, dove non si organizzano dibattiti, dove non si fanno polemiche.
Perché l’avversario da battere non è un altro che punta alla poltrona di sindaco, né uno di uno schieramento concorrente che punta a diventare consigliere comunale. L’avversario è molto più insidioso, pericoloso e tremendamente scientifico e preciso: perché si chiama quorum.
A Carasco e a Moconesi ci sono due candidati unici; uno per Comune: detta così sembra facile facile, perché di primo acchito si potrebbe pensare che saranno automaticamente eletti, senza neanche quasi il bisogno di fare le elezioni. Ma non è affatto questa la regola.
Se fra dieci giorni non sarà andato a votare il 50% più uno degli aventi diritto, di fatto le votazioni non saranno valide, i risultati non verranno omologati e i sindaci non potranno entrare in carica. I comuni verranno commissariati (come successo a Lavagna negli ultimi tre anni, sebbene per motivi differenti) e si dovrà aspettare molto tempo per avere un’altra occasione di voto.
Massimo Casaretto, sindaco uscente di Carasco, e Giovanni Dondero, candidato unico a Moconesi e già assessore della giunta Trossarello (l’avvocato che ha guidato l’amministrazione per due mandati e quindi non si può più ricandidare), non nascondono la loro preoccupazione. Che non è tanto quella di non poter fare i sindaci, ma quella di veder commissariato il loro comune, il paese dove vivono.
Loro lo sanno bene cosa significhi. Vuol dire rinunciare agli investimenti, vuol dire non avere più un dialogo diretto con l’amministrazione, vuol dire avere un burocrate a palazzo che si limita all’ordinario, vuol dire veder tarpati tanti progetti di sviluppo.
Lo sanno bene Casaretto e Dondero e forse, per spiegarlo con precisione ai loro rispettivi concittadini, dovrebbero far salire nell’entroterra qualche abitante di Lavagna, che per tre anni ha avuto a che fare con il commissario. Perché la politica mai manca così tanto come quando non la si può fare.
Per il momento, ci stanno provando loro: a portare il più possibile le persone al voto, domenica 26 maggio. Anche per una scheda bianca, anche per una scheda nulla.
L’importante è che vinca la politica, e non il disfattismo, non l’autolesionismo. ‘Piazza Levante’ ha intervistato entrambi i candidati e raccolto le loro riflessioni.
MASSIMO CASARETTO, CANDIDATO UNICO A CARASCO
“Sono il sindaco uscente e mi ripresento per dare continuità al mio ciclo amministrativo. Sul fatto che sia candidato unico, mi sono fatto tante domande, ma mi sono dato poche risposte. Fino a due ore prima, rispetto al termine di scadenza per la presentazione delle liste, c’era la disponibilità a portarne una alternativa alla mia. Poi, quando è arrivato mezzogiorno, questa è venuta a mancare. Io temo che non si sia voluta la contrapposizione per ritrovarsi con il commissario. Temo che ci sia un disegno abbastanza chiaro. Lo ritengo un comportamento non corretto perché sarebbe bastato avvisare anche un po’ prima, e magari si sarebbe potuta mettere insieme un’alternativa. Così si rischia grosso. Io credo che Carasco non abbia bisogno di giochetti di questo genere”.
Qui sotto l’intervista completa a cura di Marisa Spina.
GIOVANNI DONDERO, CANDIDATO UNICO A MOCONESI
“Anche io non ho competitori. Però ho quello che mi preoccupa di più: il quorum. Noi abbiamo messo insieme una lista di candidati che sia il più possibile rappresentativa del nostro territorio. Dei nostri elettori abbiamo un grande rispetto. Ritengo che l’amministrazione Trossarello abbia lavorato bene in questi dieci anni e che sia giusto andare avanti nel solco di quella esperienza intrapresa. Ci sono molte opere pubbliche che attendono di essere realizzate nei prossimi mesi. A Moconesi sono previsti oltre tre milioni di euro di investimenti sul territorio. Mi riferisco alla riqualificazione di piazza Pescatori a Gattorna, all’ex scuola elementare di Cornia, alla demolizione e successiva ricostruzione della scuola elementare di Ferrada. Tutte opere già finanziate. Tutte opere che, se dovesse arrivare un commissario, rimarrebbero bloccate. Moconesi perderebbe gli investimenti. Per questo invito tutti ad andare a votare, anche quelli che non la pensano come noi”.
Qui sotto l’intervista completa a cura di Marisa Spina.[/vc_column_text][vc_video link=”https://youtu.be/4LvBL44gCbU” align=”center”][vc_video link=”https://youtu.be/UZ6PNWAwoz4″ align=”center”][/vc_column][/vc_row]