di DANILO SANGUINETI
Solidità tedesca e ingegnosità italiana: mescolarle significa generare un composto resistente a ogni giravolta della sorte. Opel Ivaldi, la principale concessionaria della zona per la casa automobilistica di Rüsselsheim, ha reagito alla fase emergenziale e sta comportandosi in quella attuale, di tentato rilancio, usando lo stesso metro che le ha permesso di misurare sempre con ammirevole precisione i balzi da fare negli anni per restare al passo con le innovazioni e la concorrenza.
Nessun salto nel vuoto, niente bungee jumping, rimbalzo elastico. Una volta compreso che c’era da fronteggiare una situazione senza alcun precedente, in via Moggia 79, a Lavagna, hanno organizzato un piano di emergenza, battendo altre piste per mantenere, inseguire, si potrebbe dire scovare i clienti, quelli nuovi e quelli abituali, entrambi spiazzati da una rivoluzione non cercata.
“Abbiamo compreso che per reagire a una situazione straordinaria servivano mezzi non straordinari ma nuovi e innovativi”. Matteo Spinetta, consulente vendite, è giovane e sarebbe stato autorizzato a essere un po’ meno preoccupato di tanti anziani. Invece non ha affatto preso sottogamba l’emergenza. “Io il discorso del presidente Conte che annunciava il lockdown la sera del 10 marzo scorso l’ho stampato nel cervello. Ho pensato di essere stato catapultato in un film, accanto ai rischi purtroppo concreti che correvano la mia salute e quella dei miei cari, subito dopo ho pensato al lavoro. La concessionaria aveva chiuso l’8 marzo. Siamo in 17 a lavorare nella società della famiglia Ivaldi, ed era importantissimo riflettere a come tenere in qualche modo acceso il motore. Era abbastanza chiaro da come andavano le cose che si trattava di resistere non una settimana, ma mesi. Infatti una prima parziale riapertura è arrivata solo il 12 maggio”.
Non potevano concedersi il lusso di attendere il liberi tutti. Una delle più grandi concessionarie -per dimensioni e per volume di affari – del Levante, comprendente oltre il salone vendite, un’officina e autorimessa altrettanto imponenti ed efficienti, aveva la necessità, forse il dovere, di mantenere il contatto, di sfruttare i nuovi mezzi di comunicazione come e più di prima. “Abbiamo provato a rimanere connessi con la clientela tramite una diretta Facebook di circa 20 minuti. Ogni settimana presentavamo le autovetture nuove, i veicoli commerciali, vetture km 0 e aziendali. Una rete gettata nel mare, fidando che qualcuno raccogliesse il messaggio e ci contattasse tramite telefono ed email aziendali. E qualche risposta è arrivata. Era difficile chiudere gli accordi perché la prova visiva, se non quella su strada, sono decisive per l’acquisto. Ma intanto spedivamo preventivi, davamo informazioni sul mezzo che interessava. Stessa operazione l’abbiamo fatta con la nostra officina, con un numero dove potevano essere contattati i nostri meccanici che facevano il possibile per risolvere i problemi da lontano. Intanto raccoglievamo appuntamenti e prenotazioni per la riapertura. È rimasto sempre operativo anche il numero della nostra officina, per cercare di aiutare la clientela e iniziare a raccogliere appuntamenti per la riapertura, in quanto oltre alla vendita abbiamo anche officina e magazzino ricambi”.
Da metà maggio ci si può recare in via Moggia per acquistare un veicolo, fare un tagliando, effettuare un cambio pneumatici (il magazzino ospita le gomme estive e invernali di decine di clienti) e altre attività di manutenzione. Il tutto avviene secondo le norme di sicurezza: “Nelle posizioni di contatto con il pubblico ci sono dei plexiglass che garantiscono chi viene e chi lavora. All’entrata abbiamo guanti usa e getta, gel igienizzante e mascherine per chi ne fosse sprovvisto. Nell’officina ogni vettura che viene lasciata per un intervento viene igienizzata all’arrivo e all’uscita, quando viene ripresa dal proprietario. Ogni vettura nuova al momento della consegna viene igienizzata. In queste settimane debbo dire che mi ha stupito la cura che hanno i nostri visitatori nel rispettare le regole di prevenzione. Osservano le auto ma non le toccano se prima non si sono messi i guanti, ed entrano quasi tutti con la mascherina già pronta. Una dimostrazione di disciplina che onestamente non mi attendevo. Forse un po’ dei luoghi comuni sugli italiani indisciplinati e menefreghisti usciranno da questa vicenda ridimensionati”.
Spinetta lavora all’Ivaldi dal 2007, dal 2014 si occupa in particolare delle vendite, eppure sembra che sia lì dall’inizio, ossia dal 1973, quando i fratelli Ivaldi aprirono un salone esposizione sulla passeggiata a mare di Chiavari.
“Sì, sul lungomare le macchina in vetrina, mentre officina e magazzino ricambi erano ospitati da locali al centro di Chiavari. Nel 1982 la proprietà decise il grande passo. Acquisì una vasta zona e alcuni capannoni in via Moggia e vi costruì una grande sede riunendo tutte le parti della Concessionaria, dal salone al magazzino ricambi”. Una posizione strategica, posta a un tiro di schioppo dall’uscita autostradale di Lavagna. Una sede che in 38 anni è stata ampliata e rimodernata più volte. Il vento aveva soffiato con costante favore nelle vele genovesi, le macchine costruite in Assia hanno incontrato sempre il favore del pubblico, i due primi decenni del secolo sono stati caratterizzati dal successo travolgente di modelli come l’Agila e la Corsa. Solo un virus poteva grippare motori di un’affidabilità unica.
“Era prevedibile. Il mercato dell’auto risente di molte variabili ed è strettamente legato alla congiuntura generale – calcola Spinetta – Alla riapertura siamo stati invasi soprattutto da chi aveva bisogno di cambiare gli pneumatici, di riparazioni serie a motore e parti meccaniche. Insomma, l’officina e il magazzino lavorano a pieno ritmo e tutti gli addetti sono impegnati full time, per le vendite invece proviamo adesso piano piano a risalire la china. Ma ci dovrà essere un generale cambio di passo, l’economia dovrà recuperare per poter sperare che i numeri delle vendite tornino ampiamente positivi”.
Vero, e chi avrà saputo cavalcare con maggior ingegno il drago della crisi, ne uscirà meglio e prima. Per esempio all’Ivaldi hanno avuto un’idea per fornire un servizio supplementare ai clienti che debbono lasciare auto o furgone o camion in officina. Un’idea che sembra niente e che invece potrebbe significare tutto: “Forniamo ai clienti che arrivano dal centro città o da Chiavari una bicicletta di cortesia perché possano tornare in sicurezza a casa e ritornare da noi senza dover prendere mezzi pubblici o chiedere passaggi, che di questi tempi portano diversi problemi. Pedalano, quindi fanno dell’attività motoria benefica dopo mesi di lockdown e non mettono a rischio la salute loro e delle persone che incontrano”.
Concessionaria Opel Ivaldi, molte idee e tutte chiare. Neppure a Rüsselsheim am Main, nella teutonicissima regione dell’Essen, avrebbero saputo fare meglio.