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Giovedì, 8 giugno 2023 - Numero 273

Armadio Verde, l’usato che ti fa vedere le… Stelline

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In lui i fondi di investimento hanno visto qualcosa che va oltre il talento e le idee. Aveva le sembianze di una tigre, sì una ‘tigre negli occhi’. Non si sono sbagliati: lui è un predatore del successo, ama le sensazioni forti, le sfide quotidiane che tengono lontana la piatta abitudine. Lui è David Erba, 45 anni, fondatore con la moglie Eleonora Dellera di ‘Armadio Verde’, la famosa piattaforma online in cui spedisci quello che non usi più e acquisti, con pochi euro, altri vestiti. Ma, soprattutto, è un chiavarese che ha investito su se stesso e invertito la marcia di una carriera da dirigente Fiat ormai spianata davanti. “Dopo la nascita di mia figlia, io e mia moglie avevamo l’armadio stracolmo di vestiti destinati a diventare esuberi: dalla ricerca di una soluzione che superasse il classico mercatino dell’usato, ha preso vita Armadio Verde”. Che all’inizio, però, nasce come punto vendita fisico a Milano: “Crescevamo lentamente perché troppo legati al territorio, così nel 2015 ci siamo trasformati in piattaforma online”.

Mossa vincente. Il meccanismo ideato dai coniugi è semplice. Si spediscono gratuitamente – perché a carico dell’azienda – vestiti da donna e capi 0-16 anni che non si usano più. Unici accorgimenti: devono essere in ottime condizioni, quindi lavati, stirati, senza difetti o segni di usura. Per ogni capo approvato si guadagna un credito in ‘Stelline’, la moneta di scambio con la quale prendere altri vestiti a partire da 3 euro.  E i capi che non passano la selezione? Ritornano al mittente. Oppure, se questo acconsente, donati all’associazione Humana per il progetto ‘Città dei Bambini’ di Maputo in Mozambico: regali particolarmente apprezzati per i circa 500 ragazzi che vivono nella scuola.
Economia circolare all’ennesima potenza, dove tutto ha un valore. Green come il colore dell’armadio che dà il nome a questa pazza idea diventata realtà con numeri da grande: “Dal 2015 abbiamo mandato nelle case della gente 180mila vestiti con un trend in costante crescita. Oggi, per dire, ne movimentiamo duemila al giorno. I nostri clienti in media ne acquistano 40-50 all’anno sulla nostra piattaforma”.
Sì perché ‘Armadio Verde’ è una vera e propria community e chi spedisce i vestiti talvolta inserisce nella scatola anche un biglietto per congratularsi con chi ha creato tutto questo. Non solo: “È capitato pure che ci scrivessero ‘sabato mi sposo’ – ride David – Insomma siamo ben più di un semplice e-commerce. E questo lato umano mi entusiasma”.

La sede amministrativa è a Milano, quella organizzativa a Genova, uno spazio di mille metri quadrati a Sant’Olcese. Importanti fondi di venture capital come Innogest e Ligur Capital hanno creduto e investito. La crisalide si è fatta farfalla in poco tempo: l’azienda dà lavoro a circa 25 persone, “galvanizzate dall’idea di cambiare le regole del mercato”, e vola verso nuove assunzioni. Perché l’orizzonte di David ed Eleonora va ben oltre l’Italia: “La prossima sfida è aprirci anche alla Francia e alla Germania ed introdurre altre categorie merceologiche. Ci piacerebbe diventare l’Amazon del second hand“. La strada è in discesa, ma mica tutto è stato rose e fiori: “Ogni startup che ce l’ha fatta ha dovuto comunque attraversare il deserto con gli avvoltoi che giravano attorno”.

Laureato in ingegneria meccanica senza frequentare molto, “lavoravo e studiavo sugli appunti fotocopiati”, a David la Fiat aveva cucito un brillante percorso da dirigente. Mai avrebbe immaginato che lui, un giorno, li avrebbe salutati per firmare un contratto a progetto in una startup. Una scelta che non portò al successo, ma l’appuntamento fu solo rimandato. “Mia moglie ed io abbiamo investito tutti i risparmi su ‘Armadio Verde’ e abbiamo vinto la sfida. Ci abbiamo messo una buona dose di incoscienza. Sì, certamente è stato un azzardo, ma quando sei a metà del guado hai due possibilità: farti schiacciare o trovare risorse che neppure pensavi di possedere che ti fanno superare ostacoli che sembravano insormontabili. La paura, in alcuni casi, si trasforma in energia”.
La soddisfazione più grande? “Aver creato una strada che prima non esisteva – risponde David – aver lottato per dimostrare che quell’idea era vincente. La nostra azienda produce un reddito pulito, i nostri clienti sono eticamente spreconi, ma soprattutto felici: risparmiano e possiedono più di quello che potrebbero avere nel mercato primario. E adesso tante altre sfide ci aspettano”.
Sì, perché quella tigre negli occhi vuole continuare a graffiare.

DANIELE RONCAGLIOLO

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