di ANTONIO GOZZI
La Liguria appartiene a quella sfortunata parte d’Italia non raggiunta dall’alta velocità ferroviaria.
Questo fatto da un lato provoca una progressiva marginalizzazione della regione dai grandi processi di cambiamento e modernizzazione del Paese e dall’altro stressa ancor più l’importanza delle infrastrutture viarie strategiche per la connessione della Liguria con il resto dell’Italia, in particolare per quanto riguarda l’area della città metropolitana e il suo porto, sempre più strangolati dal traffico e dagli imbuti logistici.
Le manutenzioni delle tratte autostradali liguri, certamente necessarie dopo anni di colpevole incuria da parte di Aspi, penalizzano ulteriormente la mobilità ligure creando extracosti, disservizi, incidenti da incubo.
Ebbene, di due delle grandi opere sul tavolo, Gronda di Ponente e Tunnel della Fontanabuona, fondamentali per la soluzione almeno parziale dei problemi di cui sopra, non si sente parlare da tempo: e questo silenzio totale preoccupa assai.
Dopo più di otto mesi dall’avvio del nuovo Governo Meloni ‘Piazza Levante’, senza alcuno spirito di polemica, vuole sollevare il problema e fare il punto su queste due grandi opere, per capire a che punto siamo, quali sono, se ci sono, i nodi ancora da sciogliere, e quando finalmente vedremo partire i cantieri.
Partiamo dalla Gronda.
All’insediamento del nuovo Governo il vice-ministro Edoardo Rixi aveva affermato che non vi erano problemi particolari all’avvio dell’opera e che, contrariamente a quanto avvenuto con i governi precedenti, in poco tempo si sarebbe aperto il cantiere. Il ministro Salvini, addirittura, era venuto a Genova per inaugurare l’area di cantiere e posare la prima pietra.
Da allora, per quanto è a nostra conoscenza, nulla è più avvenuto e l’area di cantiere inaugurata è rimasta inattiva. Perché?
I ritardi nell’avvio della Gronda erano stati sempre addebitati, nella legislatura precedente, all’ambiguità del M5S, che di fatto con i governi Conte 1 e Conte 2 e anche con il governo Draghi si era sostanzialmente opposto all’avvio dell’opera, seguito a ruota da una parte della sinistra da sempre titubante.
Oggi il M5S, così come il Pd della Schlein, sta all’opposizione e quindi non può avere più di tanta influenza. E allora?
Crediamo che, ancora una volta, il tema sia quello delle risorse. Se non ricordiamo male la copertura finanziaria dell’opera era uno degli elementi qualificanti della nuova convenzione con Aspi ancora controllata dai Benetton. Oggi che Aspi è nelle mani di Cdp, oltreché di Blackstone e Macquarie, l’impegno è sempre valido? Come per tutte le opere pubbliche c’è un problema di inflazione e quindi di lievitazione dei costi che dovranno essere coperti. Si è trovata la copertura di questi extracosti? L’aumento delle tariffe autostradali in corso per le tratte liguri è connesso a questo problema?
Sarebbero opportune da parte di chi ci governa chiarezza su questi argomenti e rassicurazioni che il progetto va avanti, e che i genovesi possono sperare in una soluzione allo strangolamento viario che li ammazza. Anche il Presidente Toti e il Sindaco Bucci dovrebbero far sentire la loro voce facendo diventare la Gronda una delle loro priorità.
Tunnel della Fontanabuona.
Si tratta, come noto, di un’opera fondamentale non solo per la Fontanabuona e per il Tigullio ma anche per Genova perché, di fatto, il tunnel rappresenta l’innesto e il primo passo di una Gronda di Levante che in futuro potrebbe collegare Busalla e quindi l’oltreappennino e il Tigullio saltando completamente il nodo genovese.
Anche in questo caso, dopo annunci e convegni vari, tutto tace.
Crediamo che qui i problemi siano due.
Il primo, analogo a quello della Gronda di Ponente, è la copertura finanziaria degli extracosti dovuti all’inflazione. L’atto che prevede la realizzazione dell’opera mette il Tunnel della Fontanabuona insieme al Tunnel sottomarino che attraversa il porto di Genova a carico sempre di Aspi, nell’ambito delle opere che la società delle autostrade si è impegnata a realizzare dopo il crollo del Morandi. Lo stanziamento, se ben ricordiamo, è di 900 milioni di euro complessivi per la realizzazione delle due opere, e si dice espressamente che se i fondi non dovessero essere sufficienti si dovrebbe provvedere con i pedaggi autostradali.
La scarsezza di fondi può mettere in competizione un’opera contro l’altra, e quindi è bene vigilare affinché l’opera genovese non passi davanti all’opera che interessa il Tigullio.
L’altro nodo sembra essere quello della valutazione di impatto ambientale. Si è detto che con il nuovo governo l’iter e i tempi di questa valutazione sarebbero stati accelerati. Nulla si sa al riguardo. È del tutto evidente che senza la conclusione dell’iter relativo alla valutazione di impatto ambientale nessun cantiere può essere aperto.
I cittadini della Fontanabuona e del Tigullio sognano la realizzazione del Tunnel che rappresenterebbe un elemento strategico per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini della Fontanabuona e uno strumento formidabile atto a favorire l’insediamento di nuove attività industriali e di servizio che nel capoluogo non trovano più spazio.
Come si è già detto, rappresenterebbe inoltre un’opera strategica anche per la città di Genova, costituendo essenzialmente l’avvio della Gronda di Levante.
Nel nostro piccolo, come ‘Piazza Levante’, siamo disposti a fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per agevolare l’iter delle due pratiche, a partire da una buona e dettagliata informazione sullo stato dell’arte.
Abbiamo fatto domande semplici: ci piacerebbe che arrivassero risposte altrettanto semplici e chiare.