di SANDRO FRERA *
Dove finisce la bravura tecnica e inizia l’arte? Da cosa si riconosce di aver oltrepassato il confine tra il quotidiano e il sublime?
Vojtěch Kubašta è stato un architetto e un artista. Così lo definisce Wikipedia. Architetto e artista. Artista è un termine talmente generico e scivoloso da essere antipatico per natura.
In verità, Kubašta non è stato né un architetto, né un artista: è stato per anni un illustratore che via via ha raffinato questo suo talento fino a spingersi nella complicata pratica della produzione dei cosiddetti libri pop up.
Dire che uno è un illustratore suona sempre come una diminutio rispetto ai pittori. A parte il fatto che ormai il pittore appartiene ad una categoria pressoché scomparsa dal mondo dell’Arte a favore di installatori e artisti concettuali; l’arte, viceversa, dell’illustrazione continua ad avere un suo perché nella società dello spettacolo. Essere capaci di raccontare per immagini ciò che altri hanno raccontato a parole è una qualità preziosa essendo al crocevia tra personalità nel segno, fantasia rappresentativa e aderenza all’oggetto. È ciò che la pittura ha fatto per secoli e secoli e che nel novecento hanno fatto maestri come Gnoli e Rockwell (e molti altri).
Fatto sta che se nutrite dubbi che un illustratore possa essere all’altezza dell’Arte dovete andare in Società Economica a Chiavari e vi ricredete. Fantasia, attenzione ai dettagli, commozione: tutto questo si ritrova nelle decine di libri stupendi che Kubašta ha realizzato e che Mauro Pierluigi ha per oltre trent’anni collezionato. Se ciò che il talento di Kubašta ha prodotto è una diminutio rispetto all’Arte, allora mi sono perso con l’aritmetica e due più due non fa più quattro.
In queste opere la meraviglia tecnica si unisce alla perfezione grafica, ad un uso dei colori parsimonioso e ad una fantasia senza limiti. Bravo.
La mostra aperta fino al 22 dicembre va vista.
(* ideatore e promotore del progetto ‘Prima i lettori’)
