di ALBERTO BRUZZONE
È in corso di discussione e di esame, in Parlamento, il disegno di legge riguardante ‘Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane’, che rischia di avere un notevolissimo impatto su tutti gli entroterra della Liguria. A spiegarne gli effetti, nei giorni scorsi, è stata Anci Liguria, attraverso le riflessioni del suo presidente, Pierluigi Peracchini.
Secondo una prima simulazione effettuata sul territorio ligure, l’applicazione asettica e acritica dei nuovi criteri porterebbe a risultati paradossali e a una drastica riduzione del numero di Comuni considerati montani che, in Liguria, passerebbero dagli attuali 167 a circa 66-75.
Verrebbero riconosciuti soltanto i Comuni più ‘alti’ di alcune aree specifiche (Alta Valle Argentina, Valle Arroscia, Alta Bormida, Val Trebbia, Val d’Aveto e Alta Val di Vara), escludendo gran parte dei territori di transizione, di fondovalle, ma anche di media e alta valle. Tra questi, in particolare, l’entroterra savonese, la Valle Stura, la Val Fontanabuona, la media e bassa Valle Scrivia, parte della Val di Vara, l’alta val Merula, l’alta valle Lerrone e la media, oltre a parte dell’alta valle Impero.
Secondo l’Anci, che è l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, “l’applicazione di tali criteri snaturerebbe l’essenza stessa della Liguria, un territorio unico in Italia con la presenza di Alpi e Appennini oltre al mare, trasformando la sua configurazione, oggettivamente e prevalentemente montana, in una realtà limitata alle sole aree di crinale. La perdita della classificazione di ‘montanità’, timbrata ex lege, comprometterebbe gravemente il recupero di resilienza e ritornanza per i territori di valle intermedi, già in forte sofferenza soprattutto per quanto riguarda i servizi. Questi territori, peraltro, sono stati in gran parte riconosciuti come marginali ai fini della SNAI (Strategia Nazionale Aree Interne)”.
Anci Liguria ritiene “che la classificazione sia strategica non solo per il riparto del Fondo montagna, ma anche per l’applicazione di tutti gli incentivi e le opportunità previsti dalla Legge 131/2025 e dai decreti attuativi in corso”.
L’associazione, in una lettera a firma del presidente Pierluigi Peracchini e dei coordinatori della Commissione Montagna e della Consulta Piccoli Comuni, Daniele Galliano e Fabio Natta, inviata al Ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, al presidente Anci Nazionale Gaetano Manfredi, al presidente della Regione Liguria Marco Bucci e ad altri vertici istituzionali, auspica che in questa fase delicata vengano urgentemente chiariti gli aspetti centrali e che si evitino criteri asettici che penalizzerebbero la regione.
Anci Liguria chiede che il criticato paradigma venga rivisto e sostituito con “criteri ermeneutici dei territori aventi maggiore oggettività, e ispirati da una visione non parcellizzata ma d’insieme”, mantenendo coerenza e armonia anche a livello nazionale. La legge, attesa da anni, rischia altrimenti di creare nuove disuguaglianze invece di ridurle, frustrando il suo nobile scopo.
“Sono quasi cento i comuni liguri che perderebbero la definizione di comuni montani a seguito delle valutazioni fatte dalla commissione di esperti istituita ad hoc dal governo per definire i decreti attuativi della legge del settembre scorso sul riconoscimento e la promozione della zona montana”.
Un provvedimento che avrebbe ripercussioni sui centri “in particolare dell’entroterra savonese, della Valle Stura, della Val Fontanabuona, della media e bassa Valle Scrivia e parte della Val di Vara, dell’alta val Merula, dell’alta e media valle Lerrone, oltre a parte dell’alta valle Impero”: a lanciare l’allarme il segretario del Pd Liguria, Davide Natale, insieme a Katia Piccardo e Gianluca Nasuti, responsabili segreteria regionale. Da una stima “fatta da Anci Liguria la rimodulazione porterebbe alla riduzione dei Comuni liguri considerati montani da 167 a un numero che può variare tra i 66 e i 75. Una situazione che escluderebbe più della metà dei comuni montani dalla classificazione, con la conseguenza di non poter accedere alla ripartizione dei fondi per la montagna e ad altre agevolazioni”, è l’allarme dei dem. “Un colpo pesantissimo per la nostra Regione e soprattutto per quei piccoli comuni dell’entroterra che già in difficoltà rischiano di ritrovarsi con un taglio di risorse che ridurrebbe ancora di più la loro capacità di fronteggiare necessità e bisogni, ampliando le diseguaglianze”, mandano a dire. “Siamo di fronte a un’impostazione profondamente sbagliata che come Partito Democratico ligure chiediamo venga cambiata al più presto, ascoltando i bisogni dei sindaci e riconoscendo quelle che sono le peculiarità di un territorio come quello ligure, stretto tra mare e terra, che ha bisogno di essere valorizzato e protetto. La Regione Liguria intervenga presso il governo per evitare che quanto anticipato non venga confermato”, è l’auspicio.