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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Alcuni comunisti, con l’età, finiscono col capire e apprezzare il socialismo riformista, confermando la profezia di Turati a Livorno: “Voi che siete intelligenti…”

Bravo lo storico Getto Viarengo nel dare di Matteotti e della sua storia di socialista riformista una lettura onesta e non filtrata da pregiudizi
Giacomo Matteotti è stato ricordato anche con una iniziativa a Lavagna nei giorni scorsi
Giacomo Matteotti è stato ricordato anche con una iniziativa a Lavagna nei giorni scorsi
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di EMILIO CASTELLI e ANTONIO GOZZI

Lo ammettiamo: quando l’amico Gianni Dasso ci ha invitato sabato mattina 20 luglio alla commemorazione del sacrificio di Giacomo Matteotti, temevamo un’ennesima celebrazione retorica del deputato socialista trucidato da sicari fascisti nel giugno del 2024.

Nulla di tutto ciò.

La celebrazione organizzata dall’Associazione lavagnese Agorà, con contestuale presentazione del libro di Getto Viarengo sulla situazione politica del Tigullio dell’epoca è risultata molto interessante e il merito è senza dubbio di Getto Viarengo e del coraggio, per uno come lui cresciuto alla scuola ideologica del PCI, di dare di Matteotti e della sua storia di socialista riformista una lettura onesta e non filtrata da pregiudizi.

Getto viene da un partito che ufficialmente non ha mai riconosciuto i suoi errori. C’è sempre stato, in quella tradizione politica, un ritardo estremo nell’assumere posizioni corrette e una giustificazione storicistica delle scelte via via assunte anche di quelle più sbagliate .

Il rapporto dei comunisti con Matteotti è stato uno di questi errori, un rapporto sempre teso, spesso insultante.

Gramsci in un pezzo sullo “Stato Operaio” del 28 agosto del 1924, mesi dopo l’assassinio di Matteotti, non esiterà a definirlo “pellegrino del nulla” e Togliatti, con cui lo scontro fu sempre durissimo, arriverà a dire che “gli unitari (cioè i socialisti riformisti n.d.a) vengono a costituire niente altro che una forza di riserva della borghesia, un’ala del fascismo”; secondo lui “non passerà molto tempo che gli unitari avranno apertamente assunto la funzione di forza collaboratrice del fascismo”, da qui la famosa accusa di ‘socialfascisti’ ai socialisti di Turati e Matteotti (!!!) E ancora, “il semifascismo di Amendola (padre), Sturzo e Turati”.

In queste settimane di infinite commemorazioni del deputato socialista trucidato dai sicari di Mussolini non abbiamo sentito nessuno dei molti provenienti da quella tradizione politica, compresa Elly Schlein, riconoscere che Gramsci e Togliatti su Matteotti fecero tragici errori dei quali bisognerebbe chiedere scusa alla storia e alla cultura politica socialista riformista.

Getto invece ha evitato ogni retorica e conformismo, e ha concentrato la sua attenzione, valorizzandola, sulla modernità del pensiero di Matteotti: un vero riformista che sin da subito aveva capito il volto illiberale e dittatoriale del regime fascista. Matteotti, anche nella lettura di Getto Viarengo, è portatore di un socialismo riformista e non violento, in una parola moderno, lontano dal settarismo e dalla violenza del Partito Comunista che stava muovendo i suoi primi passi. Il suo pensiero sarà base ispiratrice dei Gruppi partigiani di Giustizia e Libertà, e Getto ha ricordato, con onestà, che le formazioni partigiane di Giustizia e Liberta (che nel Tigullio presero il nome di “Giacomo Matteotti”) furono per ben tre volte, e dopo tensioni fortissime, disarmate dalle formazioni comuniste, che volevano imporre loro i commissari politici comunisti per controllarle e imporre il loro credo. Anche questo è un passaggio delicatissimo e fa molto onore a Getto Viarengo ricordarlo perché spesso, nella retorica della Resistenza, queste tensioni tra visioni diverse, che arrivarono a sfiorare gli scontri armati, vengono dimenticate o taciute.

Getto ci ha anche ricordato due figure importanti del nostro territorio, collegate a Matteotti e al suo sacrificio: Laura Wronowsky, ebrea e nipote di Matteotti. Giovanissima si unì ai partigiani che operavano in alta Fontanabuona, in una brigata che portava il nome dello zio e che, come detto, per il suo spirito indipendente e liberale ebbe fortissime tensioni con le brigate partigiane di ispirazione comunista; Nicolò Arata: ultimo sindaco di Chiavari prima dell’avvento del fascismo. Cattolico, unico sindaco della zona che si oppose al fascismo, rifiutando di dare le dimissioni da Sindaco dopo la marcia su Roma dei fascisti, nonostante le sferzanti pressioni di questi ultimi che volevano occupare, anche localmente, tutti i centri del potere.

La storia è maestra e leggerla senza pregiudizi ideologici e culturali è il compito dello storico.

Nelle parole di Getto Viarengo, nostro fraterno amico di formazione gramsciana e comunista, ci è parso di cogliere una sincera ammirazione e fascino per Matteotti e il suo socialismo riformista e ci sono venute in mente le parole indimenticabili del gigantesco discorso di Turati al Congresso di Livorno del 1921. Rivolto ai comunisti: “Fra qualche anno il mito russo… sarà evaporato, e il bolscevismo attuale o sarà caduto o si sarà trasformato. Sotto le lezioni dell’esperienza le vostre affermazioni di oggi saranno da voi stessi abbandonate. Avrete capito allora, intelligenti come siete, che la forza del bolscevismo russo è nel peculiare nazionalismo che vi sta sotto, nazionalismo che avrà una grande influenza nella storia del mondo ma che è pur sempre una forma di imperialismo. Noi non possiamo seguire il bolscevismo russo perché diventeremmo per l’appunto lo strumento di un imperialismo eminentemente orientale”.

Bravo Getto! La prossima volta, insieme, potremmo regalare il discorso di Turati a Livorno al Presidente dell’Anpi Pagliarulo, forse ne potrebbe trarre giovamento!

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