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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

X di Elon Musk: la nuova frontiera del “giornalismo dei cittadini” e le sfide per l’informazione tradizionale

Mentre Elon Musk trasforma X in una piattaforma all-in-one per l’informazione diretta, la penalizzazione dei link esterni introdotta dal suo algoritmo solleva dubbi sulla libertà e pluralità nella comunicazione
La piattaforma X di proprietà di Elon Musk
La piattaforma X di proprietà di Elon Musk
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Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.

di BENEDETTA AGRILLO *

Nel corso di quest’anno, il nome di Elon Musk è stato al centro di molte critiche legate alle sue scelte imprenditoriali e alle sue società. L’ultima controversia riguarda X, il social network nato dalla trasformazione di Twitter dopo la sua acquisizione da parte di Musk. Questa volta, l’attenzione è puntata su una modifica dell’algoritmo che penalizza i post contenenti link esterni, sollevando dubbi e critiche, tra cui quelle di Paul Graham, noto programmatore, imprenditore e cofondatore di Y Combinator, uno degli acceleratori di startup più influenti al mondo.

Graham ha pubblicamente criticato la decisione di X, definendola «il più grande difetto» della piattaforma, poiché renderebbe più difficile per gli utenti accedere alle informazioni. Il problema era già oggetto di discussione tra molti utenti, convinti che i post con link esterni ricevessero meno visualizzazioni, penalizzando soprattutto i profili di informazione. Musk ha risposto a Graham suggerendo una soluzione alternativa: descrivere il contenuto principale nel post e inserire il link nei commenti, giustificando il tutto come un modo per scoraggiare il lazy linking, ovvero la semplice condivisione di link senza alcun contesto o contributo originale.

Paul Graham ha controbattuto che condividere un link a un saggio, per esempio, non può essere considerato lazy linkingsottolineando il rischio di minare la fruizione delle notizie. Tuttavia, la strategia di Musk non è un caso isolato. La decisione di eliminare automaticamente i titoli dagli articoli condivisi su X, lasciando agli utenti il compito di aggiungerli manualmente, si inserisce in un più ampio schema di scelte che sembrano ridimensionare il ruolo dei media tradizionali. Una visione più volte ribadita da Musk, anche pubblicamente condivisa in un post successivo alla vittoria elettorale di Donald Trump, in cui recitava «You are the media now», invitando i cittadini americani a diventare mezzo mediatico e promuovendo una conseguente disintermediazione dell’informazione.

Le tensioni tra Musk e la stampa rispecchiano una tendenza più ampia che coinvolge anche altre piattaforme social. A partire dal 2017, già Facebook aveva iniziato a dare priorità ai contenuti personali rispetto a quelli dei media tradizionali, favorendo post di amici, video e contenuti creati direttamente dagli utenti. Questo ha segnato il passaggio verso un’economia dell’engagement, in cui i contenuti definiti nativi, ovvero caricati e consumati direttamente all’interno della piattaforma, diventano più preziosi. YouTube, Instagram e TikTok al momento seguono dinamiche simili, limitando o eliminando del tutto la possibilità di inserire link nei post e spingendo gli utenti a ricorrere a strategie come i link in bio. Questa evoluzione ha cambiato il panorama dell’informazione digitale, spostando l’attenzione dal traffico verso i siti di notizie a un modello centrato sul tempo trascorso dagli utenti sulle piattaforme stesse. Il risultato ottenuto è quello di un’informazione frammentata e una riduzione del potere dei media tradizionali, costretti a trovare nuovi modi per raggiungere il pubblico.

Musk sembra voler trasformare X in una piattaforma all-in-one, dove gli utenti possono trovare tutto ciò di cui hanno bisogno senza uscire dall’app. Se da un lato questo modello offre comodità, dall’altro solleva preoccupazioni sulla libertà di informazione e sul rischio di creare bolle informative chiuse. La progressiva chiusura delle piattaforme, che limitano l’accesso a fonti esterne, potrebbe portare a un ecosistema digitale sempre più dominato da poche grandi aziende, con implicazioni significative per il pluralismo informativo.

Bluesky, una piattaforma emergente, ha cercato di porsi come alternativa a questa tendenza. Jay Graber, CEO di Bluesky, ha dichiarato di sostenere i link e il concetto di un web aperto. Dopo l’annuncio di Musk, l’account ufficiale di Bluesky ha invitato gli utenti a condividere i propri link sulla piattaforma, attirando l’interesse di diverse testate giornalistiche. Nonostante la sua dimensione ridotta rispetto a X e Threads, Bluesky ha già registrato un aumento del traffico, dimostrando che esiste una domanda per piattaforme più aperte. Tuttavia, anche Bluesky ha incontrato proprio gli stessi ostacoli degli altri utenti: il post su X che conteneva il link per scaricare l’app è stato mostrato solo a una piccola parte dei follower, a causa proprio delle restrizioni imposte dall’algoritmo.

Un altro elemento da considerare, ormai protagonista della nuova realtà digitale, è l’impatto dell’intelligenza artificiale. Google, ad esempio, ha iniziato a rispondere direttamente alle domande degli utenti attraverso l’IA, riducendo l’importanza dei link esterni. Questo potrebbe spingere ulteriormente verso l’impostazione di una comunicazione giornalistica e informativa sempre più sintetica e concisa, come quella già promossa da Musk su X, dove i post possono variare dai tradizionali 280 caratteri fino ai quattromila per gli utenti premium.

Tutte queste premesse insieme disegnano uno scenario futuro che vede l’informazione digitale sempre più indirizzata verso piattaforme chiuse e contenuti brevi, accessibili direttamente dai social. Lo step successivo per salvaguardare lo stato di salute della comunicazione mediatica sarà trovare un baricentro tra garanzia dell’accesso libero all’informazione e sopravvivenza dei canali giornalistici ufficiali. Uno scenario difficile in cui muoversi, in cui la visione di Musk potrebbe rappresentare tanto un’opportunità quanto una minaccia per l’ecosistema dell’informazione globale.

(* laureata in Scienze Politiche, studiosa del panorama sociopolitico internazionale)

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