di ALBERTO BRUZZONE
Al netto delle promesse elettorali, degli annunci, dei post sui social network, delle conferenze stampa, dei relativi articoli e dei render mostrati, a Chiavari c’è una realtà che è completamente di segno opposto e che è palesemente sotto gli occhi di tutti: ovvero che in tema di waterfront non sia stato fatto dalla giunta Di Capua nessun passo in avanti, nei suoi quattro anni di amministrazione.
Se andiamo ad analizzare il ‘fronte mare’ da ponente a levante, infatti, l’unico cambiamento, a parte le ordinarie manutenzioni che sono comunque un compito precipuo di qualsiasi giunta degna di questo nome, è relativo alla zona di Preli: un progetto ereditato dalla precedente amministrazione, quello della nuova passeggiata a mare, e che è stato in parte finanziato dai privati come oneri di urbanizzazione (per di più, alla prima mareggiata si sono visti alcuni danneggiamenti di non poco conto).
Per il resto, il nulla più assoluto: niente per la zona del porto, niente per la Colmata, niente per la zona del Lido. Se non parole, parole e parole. Come ormai noto, una delle chiavi del successo della candidatura di Marco Di Capua alle elezioni del 2017 fu il no al depuratore di vallata nella zona del Lido, ovvero alla destra della foce del fiume Entella: una scelta che era stata adottata dall’allora sindaco Roberto Levaggi e che fu demonizzata dal suo futuro successore.
Se non che, il progetto dell’impianto di depurazione non venne cancellato, ma venne spostato qualche centinaio di metri più a ovest, ovvero sul piazzale della Colmata. Sulla riqualificazione del Lido sono stati presentati progetti faraonici, ma si va avanti a rilento.
E sul depuratore? Qui si apre l’ennesimo fronte scoperto della giunta che governa Palazzo Bianco: perché mentre, partendo nello stesso periodo, Sestri Levante ha individuato l’area di Ramaia, ha superato un ricorso al Tar ed è partita con la progettazione, Chiavari continua a fantasticare di un depuratore a filo di banchina, di difese a mare per un costo di quattordici milioni di euro, di verde urbano, di piste ciclabili, di autorimesse interrate da ottocento posti, di un campus scolastico, senza averne la benché minima certezza.
I fatti parlano chiaro e sono molto diversi dalla propaganda e da quello che viene raccontato, sulla stampa locale e non. E i fatti continuano a dire che le lungaggini circa questo progetto non sono un caso. Come mai Iren non dà il via libera definitivo? Come mai la Regione Liguria non si è ancora pronunciata? Come mai non sono stati fatti passi in avanti? Come mai sono stati persi quattro anni, come mai c’è stato bisogno di rivedere il Piano Urbanistico, come mai c’è il rischio sempre più reale che le sanzioni europee arrivino in bolletta a tutti gli abitanti della Città Metropolitana (e quindi anche un residente a Cogoleto dovrebbe pagare i ritardi di Chiavari)? Come mai su questo argomento c’è un silenzio generale da parte della maggioranza? Come mai c’è stato bisogno di una commissione comunale, fortemente richiesta dalle minoranze, per toccare il tema?
Iren, ovvero il gruppo che dovrebbe costruire il depuratore per la vallata dell’Entella (e che quindi, oltre a Chiavari, servirebbe pure Lavagna, Zoagli e i comuni dell’entroterra), continua a non dare il via libera al progetto che prevede un impianto stretto e lungo e a filo di banchina perché, come detto più volte, è troppo soggetto alle mareggiate e perché le pur onerose opere di difesa a mare (si parla di una cifra compresa tra i dodici e i quattordici milioni di euro) potrebbero non bastare a garantirne l’impermeabilità e il corretto e regolare funzionamento (i casi di Punta Pedale a Santa Margherita e di Recco hanno fatto scuola in questo senso).
Mancando il progetto definitivo da parte di Iren, ecco che viene a mancare il via libera da parte della Regione ed ecco che, per il momento, quelle da parte del Comune di Chiavari sono solamente delle bellissime (ma per adesso non completamente veritiere) dichiarazioni d’intenti.
È vero che esiste una delibera votata all’unanimità da parte dei 67 comuni dell’Ato (l’Ambito Territoriale Ottimale della Città Metropolitana di Genova) che prevede la costruzione del depuratore in Colmata, è vero che si tratta già di una seconda delibera, essendo stata annullata la prima, risalente al 2017, che prevedeva la realizzazione in zona Lido; è vero che difficilmente si tornerà indietro questa volta, perché le sanzioni europee per il ritardo nella costruzione dell’impianto di depurazione sono veramente incombenti; ma è altrettanto vero, come più volte scritto da ‘Piazza Levante’, che Iren sta valutando un possibile arretramento dell’intero progetto, proprio per proteggere meglio il depuratore dalle eventuali mareggiate.
Ma questo che cosa significa? Significa che se davvero il depuratore arretrerà, sarà ancora più vicino alle prime abitazioni che se fosse rimasto al Lido, sarà ancora più impattante e, soprattutto, andrà a mangiarsi tutto il resto del progetto prospettato da Palazzo Bianco: niente autorimesse interrate e, soprattutto, niente polo scolastico, un’ipotesi che piace tanto ai dirigenti della Città Metropolitana ma sulla quale, guarda caso, la Regione Liguria non si è ancora espressa dal punto di vista urbanistico, proprio perché s’intende aspettare prima la collocazione definitiva dell’impianto di depurazione.
Tutto questo senza contare il silenzio assoluto a proposito del passaggio delle tubazioni: come faranno i liquami di Lavagna, di Zoagli e dell’entroterra ad arrivare alla Colmata? C’è molta confusione, insomma, ci sono molte domande a cui non viene data risposta, c’è molta superficialità.
Nell’incertezza della decisione tecnica, la partita continua a essere giocata politicamente: e non è la prima volta che l’amministrazione comunale se ne esce con il progetto del campus scolastico e della rimessa interrata, nel probabile tentativo di forzare la mano. Ma da Iren, per il momento, continua a non giungere alcun segnale ufficiale.
Si sa che, a breve, dopo la Commissione Comunale a Chiavari, ci sarà una Commissione Regionale, pure questa sul tema depuratore. Si sa che Sestri Levante e Rapallo sono in dirittura d’arrivo, mentre Chiavari non è neppure in partenza. Si sa che l’iter è ripartito da zero dopo diciotto mesi di stallo, visto che c’è stato bisogno di rimettere mano al Puc di Levaggi che era stato fatto scadere. Si sa che la soluzione Colmata evidenzia moltissime criticità e che, probabilmente, è stata presa troppo a cuor leggero.
E allora? C’è pure chi, a questo punto, non esclude ulteriori colpi di scena. Quali? Un nuovo annullamento dell’ipotesi Colmata, con la possibile rimessa in funzione degli impianti di Preli e di Lavagna. Qualche mese fa, sarebbe stata una fantasticheria, adesso lo è un po’ di meno.
E, intanto, il waterfront è lì, immutato, esattamente come nel 2017. Chi doveva ‘spaccare il mondo’ ha probabilmente capito che amministrare è argomento molto più complesso del fare campagna elettorale permanente. Però i risultati parlano da soli. Per tutti quelli che li vogliano vedere con sguardo obiettivo.