(r.p.l.) Centomila abitanti in più nelle aree interne italiane. Ma non tutti gli entroterra risentono di questo fenomeno. È il risultato del Rapporto sulla montagna curato dall’Uncem (Unione delle comunità montane), che è stato presentato nei giorni scorsi. Un lavoro corposo, di ottocento pagine, che analizza la situazione dal 2018 a oggi, prendendo quindi in esame anche gli anni del Covid.
Come ‘Piazza Levante’ il tema del popolamento dell’entroterra ci ha sempre interessato molto, ed ecco allora che, anche alla luce del rapporto di Uncem, siamo andati a vedere com’è la realtà dalle nostre parti. Il nostro viaggio, che proseguirà anche nei prossimi numeri, inizia con il sindaco di Borzonasca, Giuseppino Maschio. I sindaci delle aree interne, quelli che il nostro editore Antonio Gozzi definì in un suo editoriale “i sindaci eroi” (per il loro impegno instancabile nonostante le mille difficoltà e le risorse sempre più ridotte), raccontano il loro punto di vista dall’osservatorio più diretto che ci sia: le città che sono chiamati a guidare.
“Da noi – racconta Maschio – questa tendenza non è purtroppo in atto. E mi dispiace moltissimo perché a Borzonasca si vive e si sta benissimo, è un posto ideale per prendere la residenza, ma siamo sempre lì: se non si portano servizi e lavoro, allora le persone in più non le vedremo mai”.
Il sindaco si concentra sullo stesso periodo analizzato dal Rapporto sulla montagna dell’Uncem: “Mi fa piacere che in altre parti d’Italia la popolazione degli entroterra sia aumentata di centomila unità. Comunque è un ottimo segnale. Vuol dire che, da altre parti, ci sono politiche che sono state avviate per favorire l’arrivo di persone. Qui a Borzonasca, dal 2018 a oggi, siamo scesi: eravamo più di duemila, siamo circa mille e ottocento. Non è un crollo verticale, ma una discesa sensibile eppure costante sì. Il saldo tra nuovi arrivi e persone che vengono a mancare è sempre negativo. Magari di poco, ma pur sempre negativo”.
Ma chi sono le persone che arrivano? “Ci sono alcuni giovani che vengono qui perché gli affitti sono più bassi oppure perché gli spazi sono più ampi, ci sono persone che lasciano la costa perché desiderano vivere in maniera più tranquilla, e poi ci sono molte famiglie straniere, che ugualmente arrivano qui perché le condizioni di vita sono favorevoli. Il fatto è che poi queste ultime si rivolgono spesso ai servizi sociali, e quindi alla fine aumenta il peso dell’assistenza e della spesa pubblica. Ci vorrebbero imprese e aziende, a compensare un po’ tutto questo”.
Maschio parla di “strumenti incentivanti, quelli che non sono mai stati escogitati. Deve occuparsene il governo nazionale, se non direttamente l’Europa. Il livello della produzione in questo paese deve assolutamente crescere, altrimenti lo spopolamento degli entroterra, come nel nostro caso, è un processo irreversibile. Una volta, quando si era legati a un’economia più rurale, tutto questo non si sentiva. Poi, a poco a poco, qui le case si sono chiuse, e non sono state più riaperte. Nascono pochissime persone, la popolazione è sempre più anziana. Ed è un vero peccato perché, lo ripeto, qui si vive e si sta benissimo. Gli strumenti incentivanti? Intendo politiche atte a favorire insediamenti produttivi dalle nostre parti: gli spazi ci sono, devono esserci anche le occasioni, gli incentivi fiscali, la possibilità di dare lavoro ma anche di fare business. Non è possibile che non si trovi più un paio di scarpe prodotto in Italia, stiamo perdendo tutto e non ce ne stiamo neppure accorgendo”.
Se arriva il lavoro, “arrivano le persone, e quindi arrivano i servizi. Quelli che ci sono attualmente funzionano, ma non inducono a far arrivare persone da fuori. La strategia delle aree interne ha portato qualche beneficio, ci mancherebbe, ma lo ha portato alle persone che già vivevano a Borzonasca. Il paradosso è esattamente questo: si sta sempre meglio, ma si è sempre meno”. Anche la banda larga di Internet, nonostante le promesse, è di là da venire: “Sono anni che aspettiamo. Ora forse qualcosa succederà. Ci si è fermati alla costa e stop. Anche quello non invoglia le persone a trasferirsi, mi sembra chiaro. Nel 2025 non si può essere tagliati fuori e pretendere anche di avere nuovi residenti”.