(r.p.l.) L’amministrazione comunale di Chiavari è assai su di giri, rispetto al progetto di riqualificazione dell’ex area Italgas di via Trieste. Incapace, per ora, di dare risposte serie, fattive e concrete su come arginare questo assurdo progetto, è riuscita solo ad alzare un polverone, cercando di travolgere tutti i ‘nemici’ con la macchina della disinformazione. Così anche ‘Piazza Levante’ è diventata un ‘giornaletto’, nella narrazione di Avanti Chiavari. In particolare, la maggioranza accusa i detrattori di “confondere le carte”.
Ci piace rispondere a questo discutibile punto di vista con un solo sistema, il più efficace. Che è quello di mostrarle, le carte. Una volta per tutte.
In questo numero, ‘Piazza Levante’ le tira fuori e porta a conoscenza di tutti. Poi sarà il lettore a farsi la propria idea. In maniera asettica, indipendentemente da commenti o senza tirar fuori altri discorsi che non c’entrano nulla e portano solo fuori tema.
C’è un passaggio, infatti, che risale a luglio dello scorso anno, che merita una particolare attenzione. E che spiega, una volta per tutte, come il Comune di Chiavari non potesse non sapere della pratica Italgas.
La data è quella del 16 luglio del 2018. Le date sono importantissime, in questo ragionamento, perché permettono di ricostruire tutto.
Il 16 luglio 2018, infatti, è ancora valido (seppur in attesa dell’approvazione finale) il Piano Urbanistico Comunale della precedente amministrazione, che prevedeva per l’area di via Trieste parcheggi e aree verdi (come confermato dalla Regione Liguria nella risposta scritta all’interrogazione del consigliere regionale Luca Garibaldi del Partito Democratico, di cui abbiamo fornito versione integrale nello scorso numero del nostro settimanale).
Ebbene, il 16 luglio, la Regione Liguria, con il suo Dipartimento Territorio, Ambiente, Infrastrutture e Trasporti, in particolare il Settore Difesa del Suolo di Genova, si rivolge, via posta elettronica certificata, a: Comune di Chiavari, Ufficio Edilizia Privata e Studio TreIng, nella persona dell’ingegner Eric Parpaglione.
La Regione scrive per informare che “con nota assunta al protocollo della Regione Liguria, in data 29 maggio 2018 la società Italgas nella persona del procuratore ha richiesto il parere previsto dall’articolo 15 delle Norme di Piano di Bacino relativo ai lavori di riqualificazione dell’immobile al civico 2 di via Trieste”.
“In particolare – prosegue la Regione – il progetto si riferisce alla riqualificazione dell’immobile di via Trieste 2 (ex area Italgas), da attuarsi mediante demolizione degli attuali volumi edilizi, bonifica dell’area e costruzione di edificio a destinazione abitativa”.
Con il documento in questione, il dirigente regionale, Agostino Ramella, certifica che “nell’area in oggetto di intervento di edificazione i tiranti rimangono inferiori a 70 centimetri e che quindi sono ammissibili le nuove edificazioni”. Quindi viene espresso “parere favorevole in previsione del provvedimento terminale per il rilascio del pertinente titolo edilizio”.
Il Comune di Chiavari non può non sapere perché, scrive Ramella, il parere favorevole “viene pertanto comunicato alla Civica Amministrazione di Chiavari, competente al rilascio del titolo edilizio, e assume efficacia solo all’interno di tale provvedimento”.
Attenzione alle date: il 22 maggio Italgas presenta la domanda in Regione per il declassamento dell’area dal punto di vista idrologico; il 29 maggio tale domanda viene protocollata; il 16 luglio viene espresso parere favorevole da parte della Regione stessa e ne viene inviata copia via Pec sia al progettista di Italgas (lo studio TreIng dove lavora Parpaglione) sia al Comune di Chiavari.
Che cosa fa Italgas per ottenere il via libera? Semplice: il 22 maggio produce alla Regione “il progetto architettonico e documentazione idraulica relative all’intervento”. La documentazione idraulica comprende: “Relazione generale di conformità al Piano di Bacino; Compatibilità al Piano di Bacino; Pianta Progetto dell’intervento”.
A quel punto, il 16 luglio, la Regione invia per pec tutto questo materiale in allegato al Comune di Chiavari. Che, quindi, riceve ufficialmente le carte del progetto dall’ente sovraordinato.
A quel punto, due passaggi su tre sono completati: Italgas ha presentato il progetto; la Regione ha declassato l’area concedendo parere favorevole alla concessione del titolo edilizio. Manca solo il Puc. Perché al 16 luglio, come detto, vale ancora quello della precedente amministrazione che prevede aree verdi e parcheggi.
A dicembre 2018, però, lo scenario cambia completamente: il vecchio Puc viene fatto scadere, e l’area di via Trieste viene inclusa nel tessuto urbano, diventando in una frazione di secondo edificabile.
Ora, tra luglio 2018 e dicembre 2018 sono passati sei mesi. Come mai, in questo lasso di tempo, sapendo dell’avanzare di questo progetto almeno sin dal 16 luglio, il Comune di Chiavari non ha fatto un bel niente per bloccarlo? Era in quel momento che si sarebbe potuto farlo, facendo compiere al Puc l’ultimo passo decisivo. Ma nulla di questo è stato fatto.
Al contrario, è stato concesso alla pratica l’ultimo step che mancava. Dicembre 2018: scadono le clausole di salvaguardia del Puc del precedente sindaco, e torna in vigore il vecchio Piano Regolatore del 2002. L’area di via Trieste è edificabile. Ora, è un caso che Italgas presenti il progetto alla Regione a sei mesi esatti dalla scadenza del Puc? Come mai non lo ha fatto nei cinque anni precedenti? E come mai, ben sapendo la consistenza e la pesantezza del progetto almeno sin dal 16 luglio 2018, il Comune ha fatto scadere il Piano? Perché sono stati persi questi sei mesi? È stata una semplice ‘distrazione’ o le cose sono andate diversamente? O si sarebbe voluto che andassero diversamente?
Fatto sta che, con la scadenza delle clausole di salvaguardia, la frittata è fatta. E, francamente, conta assai poco che si parli del 5% o del 35% dei volumi in più. Lì le case non dovevano sorgere. C’era la possibilità di non farle sorgere. Il Comune lo sapeva e non ha fatto nulla. E poi si è voluti salire tutti sul carro del comitato. Quando ormai, purtroppo, rischia di essere troppo tardi.
Solo un dato è chiaro ormai a tutti: che la macchina della mistificazione, a questo giro, si è, vivaddio, inceppata.