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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Via Trieste e libera stampa

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Il caso di via Trieste merita tutto l’impegno giornalistico di cui una testata come la nostra è capace. La vicenda è infatti emblematica di come la coalizione che guida Palazzo Bianco, a cominciare dal Sindaco e dal Presidente del Consiglio Comunale, riesca costantemente a mescolare le carte confondendo la cittadinanza e occultando la verità.

Per questo c’è un gran bisogno di mettere ordine, di rimanere ai fatti, di spiegare come stiano effettivamente le cose aiutando i cittadini a non farsi turlupinare.

Come spesso succede la materia è complicata. Si tratta di urbanistica, materia difficilmente accessibile e perfino noiosa. Anche per questo è prezioso il ruolo della libera stampa, che ha il compito di rendere comprensibili anche le cose difficili e di non aver paura di chi comanda.

Il caso di via Trieste nasce con l’amministrazione Di Capua, che per scelta fa rivivere un’idea ormai morta da moltissimo tempo: far fare case e cemento, tanto cemento, nell’area Italgas. L’idea era tanto morta e sepolta che nel PUC (Piano Urbanistico Comunale) dell’amministrazione Levaggi tutta la zona in questione era destinata a servizi di quartiere e parcheggi.

La nuova amministrazione cambia orientamento, e non procede all’approvazione del PUC Levaggi non condividendolo in varie parti. In verità avrebbe potuto approvarlo, per dare a Chiavari un piano regolatore, e successivamente introdurvi varianti anche sostanziali. Sceglie invece di aspettare fino alla scadenza decennale della salvaguardia, in modo da riportare in vigore il vecchio piano di Agostino, molto più ‘libero’ e pieno di operazioni cementizie clientelari. Ed avvia delle ‘varianti in itinere’ alle previsioni del PUC Levaggi, tra le quali quella che in  via Trieste, anziché parcheggi e servizi, consente l’edificazione di quasi 3000 metri quadrati.

Italgas si risveglia. Riprende l’iniziativa e ottiene una lunga serie di riunioni in Comune tra funzionari dell’amministrazione, funzionari di Italgas ed esponenti politici per la messa a punto del progetto.

C’è però un problema: tutta l’area Italgas è compresa nella zona rossa (alluvionabile) del piano di bacino dell’Entella, il che aveva consentito a Levaggi di prevederne l’inedificabilità.

Bisogna riuscire a cambiare quella prescrizione.

Italgas, coadiuvata dal suo progettista, un professionista chiavarese che siede anche nella Commissione Edilizia del Comune (non è illecito, se mai è una questione di opportunità) presenta domanda al Servizio Difesa del Suolo della Regione Liguria per la riperimetrazione della zona interessata. Dopo attenta analisi, la Regione Liguria   accetta la richiesta di declassamento dell’area da rossa a gialla, e quindi l’area stessa diventa edificabile.

In altro articolo di questo numero di ‘Piazza Levante’ mostriamo la comunicazione con la quale la Regione Liguria Servizio Protezione del suolo il 16 luglio 2018 comunica al Comune di Chiavari l’avvenuta modifica. Si tratta di un documento estremamente importante perché mostra che il Comune fu informato tempestivamente della modifica e nulla fece e nulla obbiettò.

Anzi, sei mesi dopo con l’approvazione delle modifiche in itinere al PUC Levaggi che, ricordiamolo ancora una volta, rendeva inedificabile la zona (e che quindi non consentiva a prescindere da zona rossa o zona gialla l’edificazione), il Comune di Chiavari rende la zona edificabile.

A questo punto scoppia il casino. Gli abitanti di via Trieste si costituiscono in Comitato contro il cemento, e dopo qualche insistenza ottengono un incontro con il Sindaco, che si presenta accompagnato da molti esponenti dell’Amministrazione.
Qui inizia la commedia: il presidente del consiglio comunale Segalerba e il capogruppo di maggioranza Corticelli jr insieme al sindaco dichiarano di non essere d’accordo con il progetto Italgas, ed anzi affermano di volersi iscrivere al Comitato! (sic).

Qualche settimana dopo in Consiglio Comunale la maggioranza, forte di un attivissimo presidente Segalerba  sempre sugli scudi, usa lo schema di disinformazione già utilizzato in campagna elettorale sui palazzi di Preli, attribuendo a Levaggi le colpe che invece erano sue: ‘col piano Levaggi si sarebbe potuto costruire di più’ è il mantra di queste settimane, così come ‘la colpa di Preli è di Levaggi’ fu un mantra della campagna elettorale 2017; quando invece il piano Preli fu un progetto di Agostino, proprio su questo condannato a 6 anni per tentata concussione nei confronti della proprietà. Al processo Segalerba, a lungo interrogato perché ai tempi assessore all’Urbanistica, confermò che il piano Preli era stato il fiore all’occhiello dell’amministrazione Agostino, salvo poi ribaltarne la responsabilità su Levaggi nella successiva campagna elettorale.

Ma a questo punto la Regione Liguria mette fine alla commedia e alle prese per il culo.

Rispondendo a un’interrogazione del consigliere PD Luca Garibaldi, l’assessore regionale all’Urbanistica, mentre dice di non essere competente per il declassamento a zona gialla dell’area Italgas, ed invita per questo a rivolgersi al Comune e al dipartimento Territorio Ambiente Infrastrutture e Trasporti, precisa che riguardo alla destinazione urbanistica il piano Levaggi impediva l’edificazione e quello Di Capua invece la consente. Fine dei giochi.

La locandina del ‘Secolo XIX’ titolava quel giorno: ‘La Regione smentisce il Comune’. Il titolo interno del reportage della cronista che si occupa degli affari di Chiavari, invece, non contribuisce alla chiarezza, parlando di ‘ignote responsabilità’ .

Le responsabilità però non sono ignote:  al contrario sono chiarissime, come la Regione dice, e sono tutte dell’amministrazione Di Capua.

Da quel momento in poi gli esponenti dell’amministrazione diventano nervosissimi. Non si capisce bene cosa vogliano fare, c’è chi parla di trattative con Italgas a progetto già approvato dalla Commissione Edilizia, chi dileggia gli esponenti del Comitato dicendo che ‘vanno in giro con il foglietto’. Ma alla precisa richiesta del Comitato: ‘impedite l’edificazione voi che oggi governate’, non rispondono.

Attaccano invece ‘Piazza Levante’, che con puntualità e precisione ha seguito tutta la vicenda cercando di parlare di fatti, e ha dato il giusto risalto alla clamorosa smentita della versione del Comune da parte della Regione.

Non piace, a questa amministrazione, la libertà di stampa.  Non è gradito il ruolo critico che i mezzi di informazione devono, o dovrebbero, avere nei confronti di chi governa e ha la responsabilità di spiegare ai cittadini quale è l’interesse pubblico che muove ogni sua decisione.

Gli attacchi ci fanno un baffo. Continueremo imperterriti nel nostro lavoro di analisi, e se necessario di critica, dell’attività della civica amministrazione chiavarese. La libera stampa ha il ruolo di controllare il potere e le sue malefatte specie in era di fake come è quella che stiamo vivendo.

Ci sono sul caso Italgas/Via Trieste ancora molti aspetti da chiarire.

Uno di questi è: quale è la ragione per cui, dopo aver risvegliato Italgas, dopo aver fatto numerose riunioni in Comune per concordare il progetto, dopo – come minimo – non aver fatto nulla per contrastare il declassamento da zona rossa a zona gialla, così consentendo l’approvazione del progetto in Commissione Edilizia, si cambia improvvisamente orientamento fino a dire che si vuole appoggiare il Comitato, fino addirittura a chiedere di aderirvi? Solo commedia? Suprema mistificazione? Forza del Comitato? Chi di comitati ferisce di comitati perisce…

O piuttosto, qualcosa di molto meno chiaro e nobile? Cercheremo di capirlo con il rigore di sempre.

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