di ALESSANDRA FONTANA
Addio alle bici nel Parco di Portofino. La decisione del direttore Federico Marenco sembra irrevocabile. Il divieto alle biciclette persiste nonostante confronti e appelli.
Qualche mese fa, precisamente ad agosto, avevamo intervistato Simone Brescia, presidente dell’associazione ASD Portofino Bikes che senza giri di parole aveva dichiarato: “In questi ultimi anni il mondo delle bici ha preso sempre più campo. La convivenza moto/ pedoni per tutta una serie di ragioni è complicata mentre con le bici no e ha preso sempre più piede. Il Parco di Portofino sembra voler tornare indietro non volendo più le bici”.
Nulla si è mosso in questi mesi, il divieto continua ad essere in vigore nonostante le proteste, tra gli altri anche quelle di Asd Bici Camogli Golfo Paradiso Pro Recco Bike. Ora l’associazione ha chiesto all’avvocato Emanuele Quacquaro di difendere i propri diritti sollecitando l’intervento del sindaco Guglielmo Caversazio: “Ai sensi dell’art. 11 bis della Legge regionale, al fine di ripristinare la pratica della mountain bike, anche alla luce dell’analisi del geologo Dott. Rizzi, considerato che la quasi totalità dei tracciati esistenti sono ricadenti sui mappali siti nel Comune di Santa Margherita Ligure e di proprietà dello stesso Comune”.
E proprio nella relazione elaborata dal professionista Rizzi si legge: “I sentieri interessati dal passaggio delle biciclette sportive nella generalità dei casi non denunciano situazioni di evidente dissesto idrogeologico. Nel corso del sopralluogo si sono osservati segni di interventi forestali pregressi che per gli accessi di mezzi, anche pesanti, hanno alterato la superficie di alcune zone”.
L’avvocato sottolinea che lo scenario descritto corrisponde sostanzialmente a quello citato dalla relazione del Nucleo dei Carabinieri Forestali di Rapallo: “Che evidenzia soprattutto carenze organizzative piuttosto che comportamenti irriguardosi delle società Dilettantistiche nei confronti dell’ambiente. Ribadire ulteriormente la possibilità di una corretta convivenza tra le attività ciclistiche e l’ambiente attraverso semplici interventi di manutenzione e protezione per i quali le Associazioni Dilettantistiche hanno sempre dato e tutt’ora confermano la più completa e fattiva disponibilità collaborativa”. Le associazioni infatti contribuiscono mantenere puliti e in ordine i sentieri che ora non possono nemmeno più “vivere”.