La tragica situazione del Venezuela alle prese con la dittatura ‘castrofascista’ di Maduro e dei militari corrotti di quel paese (aiutati/controllati da 1500 uomini dei servizi segreti cubani) sembrava uscita dall’attenzione dei grandi media che da qualche tempo non se ne occupavano più.
Una visita in Venezuela di Michelle Bachelet, alta incaricata dell’ONU per i diritti umani, e la sua durissima relazione sulla situazione dei diritti umani, economici e sociali dei venezuelani perpetrata dal regime di Maduro hanno riacceso i riflettori.
Chi è Michelle Bachelet? Per lei, ex presidente socialista della Repubblica del Cile, come per milioni di altri cileni, la vita è cambiata l’11 settembre del 1973, quando un generale chiamato Augusto Pinochet mandò i caccia a bombardare il Palazzo della Moneda a Santiago, residenza del presidente democratico del Cile, il socialista Salvador Allende.
Allende fu ucciso, Bachelet ebbe il padre e la madre torturati (il padre era un generale dell’Aeronautica antigolpista e morì a causa delle sofferenze subite) e venne torturata lei stessa. Dovette fuggire in esilio in Australia per salvare la pelle.
Tornata in Cile, iniziò la seconda fase della sua vita: medico psichiatra specializzata nelle patologie dell’infanzia e dell’adolescenza presenti tra i ragazzi vittime di abusi e torture.
Ma a lei, che il giorno dell’arrivo di Pinochet era già iscritta alla gioventù del Partito Socialista, il destino aveva riservato la carriera politica: è stata ministro della salute, ministro della difesa e poi per due mandati presidente della repubblica, apprezzatissima in tutto il mondo fino all’incarico dell’ONU.
Difficile pensare che una così, quando si parla di diritti umani, parli a vanvera.
Cosa dice il rapporto Bachelet sul Venezuela?
Il rapporto analizza il periodo compreso tra l’inizio del 2018 e il maggio di quest’anno, ed è fatto di 558 interviste a vittime, testimoni, avvocati, medici, giornalisti ed ex ministri, fatte nella recente visita al Paese di Bachelet a fine giugno.
Il documento conferma tutte le accuse che le ONG e la stampa internazionale hanno mosso al regime di Maduro in questi anni, e in particolare le sistematiche violazioni dei diritti economici, sociali e di opinione nel paese più ricco di petrolio del mondo. Milioni di persone alla fame, non solo per scarsità di cibo ma anche per i prezzi altissimi dovuti a un’inflazione senza precedenti.
Mancanza di medicinali e fuga di medici provocano nel Paese la diffusione di malattie che prima erano sconfitte o controllate.
Ma l’accusa più dura riguarda la violazione dei diritti umani e della libertà di espressione e di opinione. Negli ultimi 18 mesi le forze di sicurezza venezuelane hanno ucciso migliaia di oppositori politici nel corso di raid punitivi truccati da azioni di polizia che il regime di Maduro chiama ‘operazioni per la liberazione del popolo’.
Gli uccisi erano perseguitati e presi di mira perché partecipavano all’opposizione politica contro il presidente, ma venivano poi trasformati dai rapporti di polizia in criminali comuni o trafficanti di droga che avevano opposto resistenza all’arresto.
Il rapporto accusa in particolare le ‘Fuerzas de acciones especiales’, Faes, i reparti speciali di polizia creati nel 2016 per rispondere alla crisi del Paese.
In realtà squadroni della morte che arrivano con veicoli senza targa, divise nere e passamontagna, spingono i giovani da una parte le donne dall’altra, uccidono i giovani, piazzano loro accanto armi e droga e sparano contro i muri per simulare uno scontro a fuoco che giustifichi le morti.
Il rapporto Bachelet dice che gli squadroni della morte hanno ucciso 5287 persone nel 2018 e 1569 alla metà di maggio 2019. A partire dal 2016, spiega il rapporto, il governo del Venezuela ha seguito una strategia disegnata per neutralizzare, reprimere, criminalizzare gli oppositori politici e chiunque critichi il governo.
Il rapporto menziona anche moltissimi casi di torture nelle prigioni, così come il totale asservimento al regime dei tribunali, incapaci di reprimere le violenze e gli abusi delle forze di polizia.
Secondo Bachelet questa situazione spingerà sempre più i venezuelani a lasciare il loro paese, ingrossando un fenomeno che a fine maggio 2019 aveva già coinvolto 4 milioni di persone.
Questa la tragica situazione del Venezuela, oggi certificata anche dal lavoro coraggioso dell’Alta Raparesentante dell’ONU che non è una reazionaria filo-trumpiana ma una socialista cilena, torturata da Pinochet ed apprezzata ed amata come ex presidente della repubblica.
Nel governo italiano c’è una residua simpatia per Maduro sul lato grillino, un po’ dissimulata oggi per ragioni di realpolitik dopo anni di aperto apprezzamento.
Presidente Conte, cosa aspetta a togliere l’Italia da una posizione incomprensibile e non allineata con quella di tutte le grandi democrazie mondiali?
Una parola chiara da parte del Papa Bergoglio, fino ad oggi muto come un pesce sul Venezuela, alla luce del rapporto ONU forse aiuterebbe l’Italia ad uscire dall’ambiguità del suo governo gialloverde.