Nel libro ‘La conoscenza e i suoi nemici’ (Luiss, Pensiero libero – Febbraio 2018), uscito in Italia dopo un grande dibattito provocato negli Stati Uniti, il professor Tom Nichols punta il dito contro la crescente intolleranza del pubblico americano nei confronti delle competenze specialistiche degli esperti (di qualunque genere: medici, avvocati, insegnanti, biologi, astrofisici, consulenti strategici e militari e chi più ne ha più ne metta), suonando l’allarme sui rischi che questo atteggiamento frustrato, rabbioso, intollerante ed aggressivo comporta nei confronti dello stesso sistema democratico.
Tom Nichols un esperto lo è davvero: politologo e conoscitore di questioni militari, professore al U.S. Naval College e alla Harvard Extension School, ha anche ricoperto incarichi di consulente per la sicurezza e le questioni della difesa presso deputati del Congresso USA. Qualche anno fa ha pubblicato sul suo blog un intervento che denunciava i rischi della ‘fine delle competenze’. La rivista ‘The Federalist’ lo ha notato e ha pregato Nichols di farne un articolo, che è stato letto da milioni di persone. La Oxford University Press gli ha poi chiesto di farne un libro, che è stato un grande successo editoriale.
La tesi di Nichols (una delle tesi, il libro è articolato ed esamina anche la crisi del sistema universitario, e quella del mondo dell’informazione alla luce della stessa degenerazione populistica, superficiale e disinformata) è che ciascuno ottiene dalla rete le informazioni che ritiene sufficienti a farsi un’opinione praticamente su ogni cosa. Preferibilmente scegliendo tra quelle che meglio collimano con le sue opinioni preconcette e che, più apodittiche e superficiali, gli pongono meno dubbi. Pensare, infatti, è fatica: perché faticare quando con pochi clic trovi facilmente qualcuno che ti dà ragione e rafforza il tuo parere?
Nel momento storico di massimo accesso a tutte le informazioni, si verifica il massimo livello di disinformazione possibile (‘non è quello che non sai che ti fa male: è quello che sai e che non è vero’).
Ma quello che è nuovo in questa indifferenza per il sapere degli esperti è “l’emergere di una ostilità assoluta nei confronti di tali saperi. Un processo di aggressiva sostituzione delle opinioni degli esperti con la convinzione che, qualunque sia la materia, tutte le opinioni siano altrettanto valide”.
In una democrazia, il rapporto tra esperti e cittadini è basato sulla fiducia. Se questa viene a mancare, il sistema democratico rischia di soccombere o al governo delle masse incompetenti o ad una tecnocrazia elitaria.
Oggi secondo Nichols i cittadini non capiscono più il concetto di democrazia. “Il rapporto tra cittadino ed esperto (medico o meteorologo, legale o professore, statistico o scienziato) non è ‘democratico’… [In questo clima] … i cittadini confondono l’uguaglianza politica e quella di fronte alla legge con una uguaglianza totale nella quale ogni opinione vale quanto un’altra su qualunque argomento”.
Secondo Nichols, il problema non è nato con Internet. Già molto tempo fa lo scrittore britannico C.S. Lewis mise in guardia i lettori sui pericoli per la democrazia quando la gente non vede più la differenza tra uguaglianza politica e uguaglianza effettiva, in un vivido saggio del 1959 che ha come protagonista una delle sue più celebri creazioni letterarie, un diavolo brillante e maligno di nome Berlicche.
Essendo uno dei burocrati più anziani dell’inferno, Berlicche viene invitato a pronunciare il discorso inaugurale per i nuovi tentatori alla Scuola Superiore dell’Inferno. Durante il discorso Berlicche tralascia quello che per lui è il noioso tema della tentazione individuale e invece si mette ad esaminare il panorama globale.
Se il progresso umano […] gli ripugna, l’idea di appropriarsi del concetto di democrazia, strappandolo via dal suo significato nobile, lo riempie di speranza (per l’inferno, non per gli esseri umani): democrazia è la parola con la quale dovete menarli per il naso, dice allegramente Berlicche agli studenti, promettendo poi che usando la parola come semplice mezzo di incantamento gli esseri umani possono essere indotti con l’inganno non soltanto a credere ad un’evidente bugia, ma a custodire quella bugia come se fosse un sentimento prezioso: Lo stato d’animo a cui mi riferisco è quello, naturalmente, che spinge ogni uomo a pensare io valgo quanto te […]
Nessun uomo che affermi io valgo quanto te ne è convinto. Non direbbe così se lo fosse. Il San Bernardo non lo dice mai al cagnolino di pezza, ne’ il colto all’ignorante, ne’ l’uomo che ha un lavoro al mendicante […].
La pretesa di uguaglianza al di fuori del campo strettamente politico è avanzata solo da coloro che in qualche modo si sentono inferiori. E non esprime niente altro che il cocente, pungente, risentito senso di inferiorità che [un essere umano] si rifiuta di accettare. E così se ne risente. E così si risente di ogni tipo di superiorità altrui, la denigra, ne desidera l’annientamento.
L’io valgo quanto te, ridacchia Berlicche al termine del suo brindisi, è un mezzo utile per la distruzione delle società democratiche.
Nichols sembra credere che il problema sia tutto americano. A noi non pare proprio.