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Una storia gloriosa lunga sessant’anni: il compleanno della Cogornese, simbolo e orgoglio di un territorio - Piazza Levante

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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Una storia gloriosa lunga sessant’anni: il compleanno della Cogornese, simbolo e orgoglio di un territorio

Luca Pinasco: “Cercheremo di dare risalto a un traguardo che ci rende orgogliosi e che speriamo possa evolversi in una giornata speciale a fine stagione”
Una foto storica della Cogornese, che ha sessant'anni di vita
Una foto storica della Cogornese, che ha sessant'anni di vita
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di DANILO SANGUINETI

C’era una volta la Cogornese, la ‘sorella povera’ tra le società calcistiche che hanno sede del territorio di Cogorno. Pur avendo il pedigree – fu fondata nel 1964 – il club rossoblù era stato negli anni sopravanzato dalle fortunate vicende del Villaggio San Salvatore e poi da società come il Real Fieschi, nate sul volgere del millennio e prosperate con velocità e sicurezza quasi incredibili. Il tempo però è anche nel calcio una macina che lavora lentamente, ma molto fine. Oggi, all’alba del 2024, anno nel quale la società di Luca Pinasco si appresta a festeggiare il suo sessantesimo compleanno, la Cogornese ritrova da sola a rappresentare il calcio ‘dei grandi’ nella contrada cara ai conti Fieschi. 

La Usd Cogornese 1964 ha saputo difendere la propria anima: conservare l’originario spirito goliardico senza però scadere nella pura improvvisazione, ecco il segreto della durata della società di Cogorno. I dirigenti hanno saputo mantenere l’ambiente amicale e allo stesso tempo non transigere sulla difesa di certi valori di sportività educazione e di apertura verso il territorio e verso gli altri ambienti sociali. Insomma la Cogornese è rimasta in buona sostanza quel gruppo di amici che ancora oggi si ritrova sugli spalti del campo San Martino di Cogorno a tifare (sempre che non sia in campo a giocare) per quei colori.

Luca Pinasco espone il programma-manifesto dei festeggiamenti: “In occasione del sessantesimo anno di fondazione della Cogornese, proveremo con umiltà e passione a celebrare la nostra storia: illustreremo sulle nostre pagine social il percorso dal 1964 a oggi e riproporremo (esattamente come facemmo in occasione del cinquantesimo compleanno) le cinquanta stelle che faranno simbolicamente parte della nostra ‘Hall of Fame’ aggiungendone dieci per corrispondere alla cifra anniversario”. Un’idea originale e che potrebbe rivelarsi vincente, anche perché non rimarrà isolata. “Faremo questo e faremo altro. Cercheremo di dare risalto a un traguardo che ci rende orgogliosi e che speriamo possa evolversi in una giornata speciale a fine stagione nella quale poter abbracciare tanti nostri vecchi amici”. 

L’elenco dei giocatori verrà stilato tenendo conto di diversi fattori. “Le motivazioni tecniche, umane ed emotive che hanno segnato la nostra storia. A loro ‘regaleremo’ una simbolica stella del nostro museo virtuale, cinquanta menzioni più ulteriori dieci che faremo senza per questo dimenticare tutti i ragazzi che hanno sudato la nostra maglia. Un percorso simpatico che è il nostro modo di dire loro: Grazie!”.

La Hall of Fame ha al numero uno un personaggio davvero speciale. Bartolomeo Cogorno, per tutti Berto. “Fondatore, giocatore e dirigente tutt’ora in attività, è da sempre l’anima della Cogornese. Sessant’anni dedicati ininterrottamente alla causa rossoblù, colori che da sempre ama come quelli del suo Bologna, squadra per la quale fa il tifo. Dopo aver fondato la Cogornese insieme ai suoi compaesani e coetanei ha indossato i calzoncini e si è stazionato al centro della difesa palesandosi come marcatore eclettico, ruvido e spigoloso ma sempre di buonumore. Un terrore per gli attaccanti avversari che si palesavano al suo cospetto, tanto che durante le goleade subite restano memorabili le sue linee tracciate sulla terra con la punta della scarpa. Linee che rappresentavano la sbarra immaginaria dove l’avversario irridente veniva fermato, o con la palla o senza. Dopo aver portato, per molte stagioni, la fascia da capitano al braccio ha appeso le scarpe al chiodo e si è dedicato alla sua squadra vestendo i panni dirigenziali con i quali ha insegnato a tutti il suo verbo: un bicchiere di vino, tanto buonumore e non prendersi mai troppo sul serio. La ‘Cogo’ senza ‘Berto’ non esisterebbe”.

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