di ROSA CAPPATO
La ‘Città dei Mille bianchi Velieri’ avrà la sua diga di protezione a mare. Questo ha portato la mareggiata ‘storica’ di venerdì scorso, una diga sommersa per Camogli, la perla del Golfo Paradiso.
L’annuncio viene direttamente dal nuovo sindaco Giovanni Anelli che ancor prima della vittoria del 15 maggio, annunciava questa volontà in campagna elettorale. “A bilancio c’è la progettazione per una diga soffolta – dichiara davanti alla distruzione dello storico ristorante ‘Golfo Paradiso’, gestito dalla famiglia Farfarello da oltre 50 anni. Venerdì 3 novembre tra le 11 e le 13 la forza del mare, annunciata e osservata con preoccupazione da ore, si è intensificata e ha colpito duramente il Golfo Paradiso, ma se nei Comuni limitrofi le onde hanno provocato piccoli danni e allagamenti, oltre al riversamento a terra di pietre e sabbia, a Camogli lo storico ristorante è stato sventrato, così come seri danni ha riportato ‘la Rotonda’, il ‘Lido’ e il ‘Miramare’, tutti sulla spiaggia del lungomare in via Garibaldi. Gli amministratori comunali erano tutti lì, c’era il vicesindaco ‘Lollo’ Ghisoli, ‘Emma’ Caneva, Cristina Gambazza, Paolo Terrile, ‘Checco’ Olivari, il parroco don Danilo Dellepiane, insieme ai gestori dei locali, la Polizia Municipale e la Protezione Civile, impegnati a monitorare la situazione, tenere lontani i curiosi, sporcarsi le mani, di fronte al disastro.
A gennaio 2023, ma ancor prima, ad agosto 2022, un’altra mareggiata, di minore intensità, ha inghiottito 150 mila euro di spiaggia, un ripascimento, l’ennesimo per Camogli, gettato letteralmente in mare, soldi pubblici per realizzare opere inutili in oltre 20 anni, nonostante le varie opposizioni che si sono succedute in consiglio comunale insistessero per una soluzione definitiva a questa criticità.
Così, mentre i turisti, immancabili al borgo anche in una giornata tanto particolare, immortalavano onde gigantesche, il sindaco Anelli ha annunciato la delibera della Giunta, di qualche settimana fa, per cambiare davvero il destino della spiaggia e delle attività che, nonostante tutto, ogni volta, riaprono e ricominciano, come in questa occasione.
La diga soffolta arriverà sino al Cenobio dei Dogi. Ma cos’è una diga soffolta? Ne parla l’ingegner Alessandro Chini che si è occupato, tra altri interventi, della diga sommersa di Loano, nel Ponente ligure. Chini afferma che le dighe soffolte sono molto utili, poiché tolgono una parte importante di energia alle onde eccessive che si riversano sulla costa, proprio come quelle della mareggiata dello scorso fine settimana. Vengono realizzate e hanno una funzione simile alle barriere coralline attorno ad un atollo.
“Sono a forma trapezoidale – spiega Chini – con una base di 25-30 metri, con due lati e poi quello piano, superiore. Servono a depotenziare le onde verso la spiaggia, sebbene non venga eliminata la forza al 100%. Nel corso dell’anno con onde normali la barriera sommersa non è influente, ma con quelle molto alte incide, poiché risentono del basso fondale presente”.
Le barriere soffolte servono proprio per le mareggiate più violente. In presenza di questi sistemi di protezione, ecco che anche i ripascimenti sono meno necessari, perché le onde tendono a spingere via la sabbia, oltre ad attirarla sul fondale: con la barriera sommersa il materiale è invece recuperabile poiché resta in una sorta di ‘cella’, un recinto, ancor più efficace se correlato da ‘pennelli’ emersi (oppure sommersi).
“Solitamente a valle della spiaggia – prosegue l’ingegnere – viene realizzata la barriera e ai due lati ci sono i pennelli, oppure c’è una scogliera già esistente: il pennello può essere anche sommerso. Il vantaggio del pennello sommerso è quello di non alterare lo stato paesaggistico e non cambiare la fisionomia di luoghi di pregio, come quello di Camogli”.
Esistono molti modi per realizzare una barriera soffolta. Quello con gli scogli è il più naturale. “Vengono gettati alla rinfusa, molto grandi del peso minimo di 5 tonnellate, così da evitarne lo spostamento e anche con la possibilità di essere ‘ricaricati’ con altri massi posizionati sopra, in caso di innalzamento del livello del mare. Sul fondo viene anche steso una sorta di ‘tappeto’ in ‘tessuto non tessuto’ e massi più piccoli, posizionati a strati prima di poggiare sopra gli scogli”.
Ci sono poi anche dei ‘geo tubi’ simili a sacchi di 30 / 40 metri, riempiti di sabbia e ghiaia dalla forma ovale, che possono anche essere svuotati all’occorrenza. Altre barriere soffolte vengono realizzate con blocchi in calcestruzzo, di forme differenti, da posare sul fondale, utili anche per il ripopolamento ittico. In ogni caso, qualsiasi barriera si decida di realizzare, quando arrivano le grandi onde, esse scavalcano la barriera e si frangono, perdendo buona parte dell’energia. “Occorre ovviamente – chiude Chini – fare molto bene i calcoli delle profondità, delle distanze, eccetera, ma risulta molto utile tale sistema, per evitare quanto accaduto”.
I costi variano all’incirca tra i 6mila e 10.000 euro al metro quadrato. Fondamentale è non costruire queste barriere troppo alte, per evitare l’effetto laguna e favorire invece il ricambio dell’acqua, calcolando molto precisamente la profondità. Questo è il futuro di Camogli, con un respiro di sollievo e tanta attesa, per chi guarda a questa soluzione da anni. Intanto ciò che è rimasto del ristorante distrutto è stato asportato dal litorale e si pensa a ricostruire, ma è stato forte il senso di comunità e solidarietà che si è respirato in questi giorni drammatici, sfociato domenica con un pranzo offerto a tutti i volontari, da parte di ristoratori e commercianti, un grazie collettivo a chi si impegna per la propria comunità con tanta abnegazione.