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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Un ‘Bar’ dove parlare di temi fondamentali per le startup. In Liguria i numeri sono ancora troppo bassi

Tobia Lorenzani: “Con Bar Tech ho voluto creare un luogo per parlare di impresa in un ambiente informale e raccontare delle storie che potessero ispirare altre persone”
I Giardini Baltimora sono sede del Talent Garden
I Giardini Baltimora sono sede del Talent Garden
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di MATTEO MAINETTI

Ha inaugurato a Genova giovedì 5 ottobre il ‘Bar Tech’: non un vero e proprio bar ma un ciclo di tre appuntamenti in cui parlare di temi fondamentali per il mondo delle startup. Organizzato da Mr. Dee Still e Talent Garden presso la sede genovese dei Giardini Baltimora, il format vedrà il susseguirsi di ospiti di rilievo, con l’obiettivo di sensibilizzare il territorio sul tema startup coinvolgendo giovani imprenditori e stakeholder e smontando luoghi comuni che spesso caratterizzano questo microcosmo: il fundraising, le exit, il ruolo dei Venture capital. 

Ne abbiamo parlato con Tobia Lorenzani, founder di Mr. Dee Still – il primo shoppable magazine del mondo del beverage – che ha organizzato il ciclo d’incontri insieme a TAG col supporto dei Giovani Imprenditori Confcommercio Genova.

Quando e come nasce l’idea di Bar Tech?
“Nasce un po’ di tempo fa a partire dall’osservazione di un dato, ovvero quante start up sono state costituite in Liguria dal 2020 ad oggi: 98. Se uno legge questo dato si chiede se siano tante o poche, per capirlo basta fare il confronto con le quasi 2400 della Lombardia o con le oltre 400 della Puglia. È evidente che ci sia qualcosa che non funziona. Allora mi sono chiesto cosa potessi fare per sensibilizzare il territorio. Da qui l’idea di creare un luogo per parlare di impresa in un ambiente informale e raccontare delle storie che potessero ispirare altre persone”.

Cos’è emerso dal primo incontro?
“Sono venuti fuori una serie di spunti interessanti. C’è chi dice di piangersi meno addosso, chi ha evidenziato come la Liguria sotto il profilo tecnologico stia facendo un ottimo lavoro, benché vada ancora migliorata la connessione tra Università e il mondo dell’impresa. Dal mio punto di vista c’è un problema di narrazione, ovvero raccontarsi l’un l’altro cosa si fa. C’è poi un tema di competenze che vanno diffuse, l’università, ma non solo, deve cercare di aumentare il livello di competenze sul fare impresa. Ci sono tanti imprenditori bravi ma poca competenza diffusa. Servono percorsi specifici e mentor”.

Da marketing manager di una multinazionale a Milano, al ritorno in Liguria da startupper. Perché hai deciso di tornare?
“La qualità della vita è molto buona e ho sempre voluto crescere i miei figli qua. Poi nella mia idea di fare impresa c’era la volontà di creare valore per il territorio, mi è venuto più spontaneo farlo per e nella città in cui sono cresciuto”. 

La tua esperienza da startupper in Liguria?
“È tutto sommato positiva, basta pensare che tutti gli investitori che mi finanziano sono liguri. Se posso permettermi una critica, Regione Liguria ragiona in maniera troppo verticale. I fondi erogati sono concentrati su sostenibilità, portualità e hi-tech. Si tralascia un po’ tutto il mondo dei servizi. Le aziende di servizi aprono il territorio, se tu lavori solo sulle verticalità rimani chiuso in quei blocchi. Dobbiamo sviluppare una narrazione, raccontare quello che facciamo e aumentare il livello di consapevolezza anche delle istituzioni”.

La seconda tappa sul tema Exit sarà giovedì 19 ottobre, sempre alle 18,30, con l’intervento di Emanuele Nenna, Ceo Dentsu Creative Southern Europe, Mena & Turkey e founder di the Big Now, intervistato da Francesca Picasso, partnership e startup manager di Wylab. Ultimo appuntamento a novembre con una puntata tutta al femminile con protagoniste Cristina Santagata, Ceo Santagata 1907 e Giulia Zanatta, founder di Arounds.

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