di ALBERTO BRUZZONE
Un anno fa, quando la Liguria si risvegliò dopo una delle mareggiate più tremende degli ultimi cinquant’anni, niente sulla costa era più come prima. Da Levante a Ponente della nostra regione, da una Riviera all’altra, lo scenario di devastazione era desolante, gravissimo, terribile. Centinaia di migliaia di euro di danni, strade interrotte, alberi abbattuti, passeggiate disintegrate, porti praticamente scomparsi, imbarcazioni rovesciate sui lungomari, quando non completamente affondate.
Oggi, a dodici mesi di distanza da quei fatti, tantissimo lavoro è stato compiuto: una corsa contro il tempo che ha visto protagonisti i Comuni, la Regione Liguria, gli operatori privati, le aziende, i cittadini, i volontari. Ma se il fiore all’occhiello fu rappresentato dalla riapertura della strada per Portofino a tempo di record, ci sono tante altre storie di umanità e di professionalità, dentro questa immane calamità che tutti sperano non s’abbia più a ripetere con simile violenza.
Tra queste, come non ricordare le operazioni svolte dall’azienda genovese Drafinsub, uno dei punti d’orgoglio del ‘saper fare’ tipicamente ligure, già leader nei lavori subacquei e protagonista di numerosi record e successi internazionali.
Nel novembre 2018, la Drafinsub, in partnership con la rete d’impresa Visond, recuperò quindici maxi imbarcazioni, per un totale di circa 1550 tonnellate, impegnando 27.000 ore uomo e concludendo il delicatissimo lavoro senza alcun infortunio. Il lavoro, portato a termine in appena due mesi, fu coordinato da Gianluca Passeri, ceo di Drafinsub. Furono necessari due pontoni di sollevamento da duecento tonnellate l’uno, sei chiatte per i trasporti, quattro pontoni dragatori e quattro diving support vessel.
In tutto, le onde abbattutesi sulla costa ligure nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 2018, soltanto a Rapallo danneggiarono circa 420 imbarcazioni, di varie dimensioni: 337 erano ormeggiate nel porto Carlo Riva, le restanti ai pontili degli altri concessionari e alle bitte comunali. “Ogni isola corrisponde a una barca o a un groviglio d’imbarcazioni incastrate l’une con le altre”, spiegava Gianluca Passeri. Particolarmente complesso si rivelò il recupero del ‘Suegno’, lo yacht di Piersilvio Berlusconi, che giaceva semiaffondato e inclinato di 51 gradi rispetto alla superficie del mare. Per rimuoverlo, venne utilizzata la tecnica del parbuckling, ovvero la stessa di cui ci si servì per la Costa Concordia all’Isola del Giglio (leggi qui l’articolo di ‘Piazza Levante’). I sommozzatori lavorarono sul fondale, per livellarlo, poi lo yacht venne imbragato, caricato su una chiatta e rimosso.
Una storia d’ingegno umano notevole, e non è neppure l’ultima in ordine di tempo: perché la Drafinsub ha centrato, nei giorni scorsi, un nuovo primato, nelle acque del Lago di Garda. L’obiettivo era la manutenzione delle condotte sublacuali che portano i reflui fognari del Garda da Toscolano Maderno, sulla sponda bresciana, a Torri del Benaco, sulla sponda veronese. Un intervento altamente specialistico, che ha visto l’impiego di sub in saturazione iperbarica fino alla profondità record di meno 186 metri, al fine di mettere a riparo le tubature, affette da una serie di neoformazioni che andavano a metterne a rischio l’integrità.
L’operazione ha avuto l’unicità di essere il lavoro più profondo mai eseguito al mondo in un bacino interno. È durata circa quattro mesi e ha impiegato quarantasette tecnici altamente specializzati, per un totale di 14.208 ore uomo lavorate (24 ore su 24 di copertura) e con utilizzo di attrezzature quali un pontone modulare di 20 x 24 metri, motobarca di appoggio alle operazioni subacquee, rimorchiatore di appoggio al pontone, impianto iperbarico di saturazione, gruette di sollevamento per le attrezzature, veicolo di assistenza al sommozzatore, tre generatori, una camera iperbarica di emergenza e quattro verricelli di tonneggio per il posizionamento del pontone.
“È stato un progetto particolarmente complicato e avvincente – spiega Marco Vacchieri, Diving Project Manager di Drafinsub – che ha messo alla prova tutte le competenze dell’azienda e del personale, in modo che fossero condotte in maniera sicura ed efficiente. Abbiamo applicato tutta la conoscenza umana alla tecnologia e questo ci ha permesso di raggiungere un risultato che ci inorgoglisce. Dall’unicità dell’operazione, che nasce dalla grande profondità cui siamo andati ad operare e dall’ambiente naturale particolarmente severo, è nata la volontà di produrre un documentario, che potesse raccontare quello che vivono coloro che lavorano nelle profondità del mare, o del lago come in questo caso”.
Ecco così realizzato un docufilm, che ripercorre le fasi salienti del progetto. Quattro mesi sintetizzati in ventisette minuti: una produzione presentata la settimana scorsa in anteprima assoluta a Toscolano Maderno (il film è disponibile sul sito sul canale YouTube dell’azienda genovese: https://youtu.be/j7iYx2arlsY).
La mareggiata è solo un brutto ricordo. Le belle storie d’imprenditoria tutte liguri, per fortuna, sono ancora un bel presente.