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Giovedì, 8 giugno 2023 - Numero 273

Tutti gli studenti a lezione di civiltà: il progetto promosso dall’Anci

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di ALBERTO BRUZZONE

Se è vero che la scuola è maestra di vita, allora è quanto mai necessario riportare al centro valori che il dibattito politico, sociale e civico sta lentamente dimostrando di aver perso. Per sfuggire alla cultura ‘da social’ imperante oggi – fatta di insulti continui, ignoranza becera, costante sopraffazione dell’altro, e di cui un ottimo esempio è fornito da alcuni attuali nostri rappresentanti – ancora una volta può essere utile tornare sui libri di storia, sui valori fondanti della nostra nazione, nel tentativo di recuperare, sin da piccoli, la strada che rischia di andare smarrita.

Va in questo senso la proposta di legge di iniziativa popolare che prevede l’introduzione sin dalle scuole primarie dell’insegnamento di educazione alla cittadinanza, come materia con voto autonomo. Un esperimento che si vuol far partire dalle elementari, proprio cioè quando i bambini iniziano a formarsi, ma che s’intende portare avanti anche negli altri istituti di ogni ordine e grado.
Nella didattica tradizionale, lo spazio dell’educazione civica è sempre stato vissuto e interpretato a completamento di materie come storia e filosofia, e spesso delegato alla sensibilità dei singoli docenti. Questa proposta di legge, che nasce su impulso del Comune di Firenze e che sin da subito ha trovato pieno appoggio da parte dell’Anci (l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) va invece in una direzione molto più marcata.

Non si parla più di educazione civica, ma di educazione alla cittadinanza: un concetto molto più vasto e completo. Non si parla più di ‘appendice’ a storia e filosofia, ma di materia vera e propria, con tanto di voto in pagella e ore dedicate durante la settimana.
Il progetto è stato depositato presso la Corte di Cassazione nei mesi scorsi. C’è tempo sino a fine anno per aderire alla raccolta di firme per sostenere questo testo. L’obiettivo è arrivare a quota cinquantamila sottoscrizioni in tutta Italia.

Nei giorni scorsi, dopo Sestri Levante e altri comuni della riviera e dell’entroterra, ha aderito alla campagna anche il Comune di Chiavari. L’invito è giunto dall’associazione ‘Verità per Giulio Regeni – Il Tigullio non dimentica Onlus’, che ha nell’ex sindaco della Bimare Andrea Lavarello una delle anime. A Palazzo Bianco si possono trovare i moduli per la raccolta delle firme, presso l’Ufficio Elettorale, dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12 e il lunedì e mercoledì anche dalle 14,30 alle 16,30.

“Avvertiamo l’urgenza – affermano Lavarello e Donatella Nicolini, già candidata a Chiavari nel 2017 per la lista ‘La Città di Tutti’ in appoggio a Lino Cama, ma soprattutto donna molto attiva e impegnata socialmente in città – di operare per favorire una maggiore diffusione del senso di appartenenza alla comunità da parte dei cittadini, e sicuramente la scuola è il luogo in cui far nascere e coltivare questo senso di appartenenza. L’obiettivo della proposta di legge è quello di formare i giovani cittadini al senso di responsabilità e al rispetto reciproco, promuovere lo sviluppo civico e il valore della memoria attraverso lo studio della Costituzione, dei diritti umani e degli elementi di educazione alla legalità. Invitiamo i cittadini ad aderire firmando e divulgando questa iniziativa”.

La quale, è sempre bene precisarlo, è assolutamente trasversale. Non ha nessun colore politico, nessuno vi ha messo la bandierina. La garanzia è l’Anci, che rappresenta la stragrande maggioranza delle amministrazioni comunali italiane. Pierluigi Vinai, direttore generale di Anci Liguria, lo conferma: “Si tratta di un’iniziativa che ci riguarda come cittadini ma anche come genitori, e quindi come ‘insegnanti di vita’: è necessario ripartire dai banchi di scuola per formare i bravi cittadini del domani, che sono i nostri figli, nipoti, quelle che oggi chiamiamo nuove generazioni. La proposta di legge Anci, che è stata consegnata anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della XXXV Assemblea Nazionale Anci a Rimini, prevede l’inserimento dell’educazione alla cittadinanza nelle scuole italiane di ogni ordine e grado, come materia obbligatoria e con voto, nella misura di almeno un’ora a settimana. Ad oggi sono una trentina i Comuni liguri che hanno aderito all’iniziativa, tra cui figurano tre capoluoghi di Provincia, Genova, Savona e Imperia, e Comuni di medie dimensioni come Ventimiglia, Andora e Sarzana. Nel Levante genovese, hanno aderito, ad esempio, Bogliasco, Sori e Sestri Levante, sin da subito, da quando Anci nazionale ha lanciato la campagna a luglio scorso”.

Il testo della proposta di legge parte fotografando con oggettività la situazione in atto: “Nella scuola si assiste da anni a un progressivo indebolirsi del senso di responsabilità e del rispetto reciproco, che rende sempre più difficile il lavoro degli insegnanti e più faticoso l’apprendimento degli studenti, soprattutto di quelli più fragili”.
A questo punto, “diviene sempre più urgente il recupero di una dimensione educativa che formi i giovani cittadini ai principi che consentono uno sviluppo civile della società italiana, e una conservazione e cura dei legami di coesione sociale, indispensabili per immaginare un futuro vivibile e uno sviluppo possibile per il nostro paese”. Il pensiero è rivolto anche ai cambiamenti: “Si deve porre mente alla crescita demografica garantita oggi dai cittadini immigrati, e ai numerosi nati in Italia di seconda generazione. Imparare a essere cittadini è un obiettivo raggiungibile, il cui perseguimento non è più rinviabile”.
Oltre a questo, c’è anche un altro fattore di urgenza: “Il crescente scollamento delle generazioni più giovani dal senso delle esperienze di guerra e di lotta al nazifascismo che hanno influito sulla storia dell’Italia quale oggi la conosciamo: ignoranza, superficialità, adesione a ricostruzioni verosimili e non vere sono soltanto alcune delle forme che ha assunto il distacco dei cittadini dalla storia della comunità cui appartengono”.
Bisogna invertire la tendenza, “è necessario sottolineare il valore della memoria, l’affermazione dei concetti di pace, fratellanza e libertà nella costruzione della coscienza del bambino-cittadino. Riconoscere il valore del ricordo, delle conquiste e dei sacrifici di chi ci ha preceduto”.

Secondo la proposta di legge, “fin dalla scuola dell’infanzia, è necessario apprendere la dimensione della cittadinanza, con i suoi diritti e i suoi doveri, che affianca lo sviluppo individuale e consente la piena realizzazione di sé. Essa, infatti, dovrebbe articolarsi nella conoscenza della Costituzione, dei principi giuridici fondamentali, tra i quali in modo preminente il principio di eguaglianza con le sue declinazioni più urgenti quali quella del contrasto alla disparità di genere e di etnia, di religione nonché il principio di legalità; nell’approfondimento del funzionamento delle istituzioni e nei rudimenti dei sistemi di governo, nonché delle regole e delle istituzioni europee; nella conoscenza degli elementi fondamentali del diritto, in particolare del diritto del lavoro. Non potrà, poi mancare un segmento importante da dedicare all’educazione ambientale e a quella nuova forma di educazione civica che è l’educazione digitale”.

Nel pieno rispetto del lavoro che già si svolge a scuola, si chiede di far diventare l’educazione alla cittadinanza “materia autonoma e con voto indipendente nei curricula di entrambi i cicli didattici e quindi nelle scuole di ogni ordine e grado”, concludendo che “questa proposta, che non vuole in nulla sminuire quanto già in opera negli ordinamenti scolastici, vuole esprimere il sentire comune a tanti sindaci e amministratori locali che avvertono tutta l’urgenza di operare per una maggior diffusione del senso di appartenenza alla comunità dei cittadini e delle cittadine italiani”.
Le due azioni suggerite al Ministero per l’Università e la Ricerca sono le seguenti: “Individuare come modulare il monte orario e come introdurre l’insegnamento; individuare le più adatte modalità di valutazione dell’apprendimento di questo insegnamento. E’ tratto irrinunciabile, infatti, la presenza di una valutazione che trasmetta chiaramente agli studenti e alle loro famiglie il senso e l’importanza, coralmente riconosciuti, dell’essere cittadini competenti e consapevoli della loro appartenenza alla comunità”.

Ci sono tanti modi di recuperare l’italianità. O andando dietro a cialtronesche dichiarazioni di guerra da social network contro tutto e tutti, oppure, in modo più profondo e intelligente, guardare al nostro passato, alla nostra storia, al nostro ordinamento. Ed esserne, per una volta, orgogliosi. Magari questo farà finalmente capire che oggi rispetto a ieri il degrado culturale e sociale è imperante. E va assolutamente fermato con una vera rivoluzione. Quella dei cervelli che si riaccendono.

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