di FABRIZIO DE LONGIS
Come osservato nel precedente approfondimento sul turismo nel Tigullio che abbiamo pubblicato la settimana scorsa, la promozione di un territorio è oramai sempre più legata alla concorrenza internazionale, rispetto a quella di un singolo stato. In breve, per farsi notare, bisogna risaltare in tutto il mondo.
Operazione non propriamente semplice e a portata di mano. Ma soprattutto, che richiede una strategia complessa e implementata nel medio e lungo periodo. Successo, vuoi involontariamente, vuoi come risultato di sforzi e impegni, che proprio nei decenni si sono conquistati realtà come Portofino o le Cinque terre. Con la particolarità non irrilevante che nel piccolo, a volte piccolissimo delle loro realtà ben note e promozionate, verso il grande pubblico poco è noto dei territori limitrofi. Quasi fossero delle entità separate dal resto della regione.
Una fotografia che molto racconta dei flussi turistici. Infatti, oramai da tempo, fra gli operatori di mercato è chiaro che quello che nel campo del turismo bisogna essere in grado di fare, sia intercettare, se non addirittura costruire, dei flussi turistici. Realtà che in buona parte si animano e si mantengono da sole.
Proprio in merito all’analisi dei flussi turistici, da tempo Regione Liguria presenta report mensili (per comuni, province e regionale), tramite la piattaforma Rimovcli. Analizzando i risultati di questa piattaforma, è possibile vedere, ad esempio, che nei primi sei mesi del 2023, per Sestri Levante si è registrato nel complesso un -15,12% di presenze di turisti italiani e un +18,41% di stranieri. Rispettivamente 82.364 e 79.723. Attestando quindi una quasi parità di importanza fra i due flussi, con un’ancora ridotta maggioranza di italiani che presumibilmente nei prossimi anni verranno superati dagli stranieri, dati i trend in atto. Un passaggio che ha visto nel complesso -2.272 presenze.
Condizione che si misura anche a Lavagna, con gli italiani a -6,47% (58.224) e gli stranieri a +19,91% (30.023), con ancora però una forte prevalenza dei primi che misurano nel complesso oltre il 65% delle presenze totali.
Per Rapallo, invece, si è misurata una crescita complessiva su tutti i fronti, con +30.461 presenze, con gli italiani a +14,07% (totale 67.229 turisti), e un vero exploit di stranieri che hanno superato gli italiani con 76.127 presenze, per un +41,09% rispetto al 2022 (anno già record del turismo ligure nell’estate post pandemica).
Considerando che questi dati non contemplano ancora i flussi dei due più importanti mesi del turismo ligure, ossia luglio e agosto, è però possibile osservare come il flusso dei turisti stranieri risulti fondamentale per il futuro del Tigullio. Soprattutto in un’ottica oramai consolidata da anni, di prolungamento della stagione (per la sola Sestri Levante a maggio si è misurato un -27,49% di italiani e un +34,09% di stranieri).
Proprio nella strategia dedicata ai flussi internazionali da tempo Regione Liguria e l’assessore al Turismo, Augusto Sartori, stanno investendo ingenti risorse in campagne promozionali. Un’azione che spesso viene di concerto con talune realtà comunali ma soprattutto con i privati, possibilmente consorziati in realtà di settore. Per il Tigullio è l’esempio di Liguria Together, realtà congiunta di diversi operatori concentrati prevalentemente nel levante genovese. Altro importante lavoro viene svolto dalle Camere di commercio, che con gli appositi osservatori si impegnano a promozionare il turismo e a fare sistema.
Un sistema che sempre di più è chiamato a sfide di cambiamento e ammodernamento dell’offerta turistica.
Ad esempio, dal report della Camera di commercio di Genova sul turismo ligure del 2022, è possibile osservare come, al crescere del turismo straniero, sia indispensabile rimodellare anche l’offerta di fruizione del territorio. Infatti, se i turisti italiani non liguri hanno richiesto nel 79,9% dei casi, località balneari, dato che sale all’82,2% per i turisti liguri, per i turisti stranieri il dato scende al 59,1%. Così salgono le destinazioni in città 27,9% per gli stranieri contro il 15,6% degli italiani e il 10,4% per i liguri. Uguale condizione per la montagna, obiettivo per il 6,5% degli stranieri, contro il 3,4% degli italiani e il 3% dei liguri. Interessante, inoltre, il dato della destinazione mirata nei parchi naturali. Con un 4,3% per gli stranieri, uno 0,2% per gli italiani e uno 0% per i liguri. Abbastanza omogenee ed uguali, invece, le preferenze per tutte e tre le tipologie di turisti per le richieste fra paesaggio, ristorazione, accoglienza, pulizia, ambiente e via dicendo. Confermando così che non è tanto la qualità dell’offerta proposta dalla Liguria e dai suoi territori ad essere oggi oggetto di cambiamenti nelle richieste dei turisti, quando la varietà delle opzioni in campo, con un calo della costante spiaggia e mare.
Altro dato rivelatore è come il turismo italiano e ligure sia concentrato nelle seconde case di proprietà (rispettivamente 35,3% e 45,3%) o ospiti di amici e parenti (rispettivamente 15% e 29,3%), mentre per gli stranieri la soluzione principale è il sistema alberghiero al 36,10%, tallonato dalle strutture ricettive come B&B e case in affitto turistico che hanno raggiunto il 28,9%. Ciò identifica due trend. Come il turismo viri sempre di più sulle case in affitto breve (costo medio di un albergo nel 2022 per turista straniero a 76,4 euro, costo medio per le case in affitto e B&B 50,4 euro), e che il turismo straniero rimane ancora prevalentemente occasionale e non legato al territorio.
Condizione, quest’ultima, che sempre di più esige una promozione massiccia, internazionale e strutturata a valle delle scelte vacanziere dei turisti provenienti da fuori Italia. I quali, per sceglie un territorio, ça va sans dire, devono prima sapere che esiste.