di ALBERTO BRUZZONE
Hanno trascorso un’estate ottima, dal punto di vista delle presenze, ma ora per gli albergatori liguri vien bene il titolo di uno dei più popolari romanzi di John Steinbeck: ‘L’inverno del nostro scontento’. La situazione delle prenotazioni nelle strutture di Genova e delle Riviere è infatti molto critica, un po’ perché la Liguria, nei giorni scorsi, è entrata in zona gialla, un po’ perché tutti i grandi eventi di piazza sono stati annullati, un po’ perché si preferisce la montagna al mare nei mesi freddi, un po’ perché la morsa del virus non accenna a diminuire e, anzi, i contagi hanno ripreso a correre, e pure in una maniera piuttosto importante. La ripresa dei contagi: quella che è inversamente proporzionale alla ripresa del turismo, e se l’estate ha fatto registrare numeri molto buoni, l’inverno è fortemente negativo e non ci sono prospettive confortanti per Capodanno, così come non ci sono effettivamente state per Natale.
A dare il quadro è Aldo Werdin, che è amministratore delegato dell’Excelsior Palace di Rapallo, ma anche presidente ligure di FederAlberghi e presidente dell’Ugal, ovvero l’Unione dei Gruppi Albergatori del Levante: “C’è un disorientamento generale – afferma – perché le norme cambiano in continuazione e perché il peggioramento del quadro sanitario ha rovinato l’entusiasmo dei mesi scorsi, sia da parte degli esercenti che dei turisti. Ci sono state diverse rinunce negli ultimi giorni, che vanno a unirsi a un calo generale delle prenotazioni. Siamo su cifre migliori rispetto al 2020, ma ci voleva veramente poco. Però siamo anche ben lontani dal 2019, e soprattutto dal 2018. Non rassicura la Liguria in zona gialla, non rassicura la nuova variante, non rassicura questo discorso della necessità di tamponi anche per le persone che si sono sottoposte alla vaccinazione. Il combinato disposto di tutti questi fattori, fa sì che le persone non si mettano in viaggio”.
Secondo Werdin, «il Natale è stato compromesso, e anche per quanto riguarda il Capodanno l’incertezza è enorme. Noi ovviamente ci atterremo con precisione alle indicazioni, perché un hotel dove nasce un eventuale focolaio Covid, è un bruttissimo danno all’immagine. Di certo, per adesso, c’è che i vari comuni, uno dopo l’altro, hanno tutti annullato le manifestazioni di piazza”. Niente feste a De Ferrari né al Porto Antico, infatti anche a Genova il quadro è poco roseo: “Diciamo che abbiamo ampia disponibilità per chiunque voglia venire a Genova – dice Gianluca Faziola, presidente di FederAlberghi Genova – Mi fa piacere lasciare un messaggio positivo, nonostante le difficoltà, che comunque ci sono e non si possono negare”. Gli albergatori, come tutti, speravano che con la campagna vaccinale i brutti tempi fossero definitivamente finiti e dopo aver visto un’estate a gonfie vele, non si aspettavano ora questa forte contrazione: “È un dicembre sicuramente negativo – prosegue Faziola – e negative sono pure le previsioni. È vero che d’inverno la prima scelta è la montagna, ma le città hanno sempre tenuto. E poi a noi continua a mancare un segmento fondamentale come il business travel, che rappresenta il 50% del nostro lavoro. Se a questo si aggiunge la crisi del leisure, ovvero turismo e svago, si capisce che non ci siamo. Il colore giallo della Liguria? Scoraggia, non tanto per le questioni tecniche, visto che cambia poco, ma per il clima generale e di delusione che si è creato”. Scoraggia e scontenta: ed ecco servito l’inverno dello scontento di albergatori e turisti.
Si parla di un riempimento degli alberghi per la notte di San Silvestro del 50% circa, quindi molto ben lontano dai fasti di un tempo: “Una cosa così non si era mai vista – è il parere di Werdin – e quello che fa più male è che quest’anno, sull’onda dei risultati positivi dell’estate scorsa, c’erano più aspettative, pensavamo di uscire dal tunnel e invece ci siamo ancora dentro. Questo clima temo che si ripercuoterà anche nei mesi di gennaio e febbraio perché dopo l’Epifania normalmente si continuava a vedere movimento di turisti, ma se adesso la Liguria entra in zona arancione anche il richiamo del mare d’inverno rischia di sfumare”.
Secondo Fabio Serpi, di Assohotel Confesercenti Genova, “l’anno scorso c‘era maggiore fiducia, intanto perché si pensava che i vaccini avrebbero migliorato le cose, ma anche perché avevamo incentivi che aiutavano le imprese. C’era il bonus vacanze, c’erano gli sgravi per il personale, la cassa integrazione, mentre quest’anno ci troviamo con un aumento assurdo dei costi dell’energia, senza aiuti dallo stato e con l’impossibilità di programmare la stagione rischiando di perdere fette di mercato importanti. Molte strutture, soprattutto le più piccole, pensano anche di chiudere a gennaio in attesa di capire come riprenderà la stagione”.
Il tema della cassa integrazione e della sua proroga è sul tavolo del Governo: “Il settore – commenta il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia – è già stato duramente colpito dagli effetti economici della pandemia. E la diffusione della nuova variante rischia di provocare danni sociali, oltre a quelli di fatturato. Bisogna dare certezze ai lavoratori. Ci sono migliaia di famiglie che non sanno cosa avverrà loro il 1° gennaio. Ci aspettiamo che il ministro Orlando offra loro garanzie”.
I dati raccolti dall’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio prima di Natale erano “incoraggianti, con quattro milioni di italiani pronti a festeggiare l’ultimo dell’anno nei ristoranti aperti. Un dato in calo rispetto al 2019, ma comunque una boccata d’ossigeno rispetto allo zero assoluto del 2020, quando i locali erano chiusi. Per favorire questa ripresa, i ristoratori avevano previsto una riduzione dei prezzi rispetto a due anni fa: 78 euro in media per il cenone rispetto agli 80 del 2019, mentre per cena e brindisi di mezzanotte con sottofondo musicale il calo era più evidente, 90 euro contro 105. In virtù di questi numeri la spesa totale prevista si sarebbe attestata intorno ai 325 milioni di euro, a fronte dei 445 milioni spesi due anni fa. Con il dilagare della nuova variante Omicron, a questi numeri oggi va fatta un’ulteriore tara tra il 25 e 30%”. Ancora tempi molto duri, insomma.