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di MATTEO MUZIO *
Proprio quando i repubblicani si preparano a invocare nuove proibizioni sul tema dell’aborto, andando verso un disegno di legge che cancelli il diritto a livello federale, Donald Trump ha deciso di spiazzarli nuovamente, dimostrando quindi il suo fiuto politico istintivo.
Qualche settimana fa, in un’intervista televisiva alla Nbc, l’ex presidente ha toccato i temi a lui cari, come la giustizia ‘politicizzata’, le elezioni ‘rubate’ e la sua totale mancanza di timore riguardo a una possibile detenzione. Stranamente Trump ha citato il diritto di aborto, in termini diversi rispetto al consueto: decisioni come quella del governatore della Florida Ron DeSantis, che ha firmato un provvedimento per proibirlo dopo sei settimane di gravidanza, sono “terribili” e quando sarà presidente non firmerà una legge di divieto totale, ma cercherà di trovare una “soluzione” sulla questione dopo “cinquantadue anni”. Un’affermazione apparentemente in contrasto per chi, intervenendo alla Marcia per la Vita a Washington il 24 gennaio 2020, si era autodefinito “il presidente più pro-life di sempre”. Ovviamente non era vero, anzi.
La posizione di Trump è sempre stata ondivaga: quando nel 2000 si era candidato alle presidenziali per il Reform Party, si era definito a favore della libertà di scelta, pur sostenendo di “odiare” l’aborto a livello personale. Poi durante la sua presidenza si era più volte espresso contro l’aborto e aveva nominato tre giudici alla Corte Suprema che avevano espresso la loro volontà di rovesciare il precedente legato alla sentenza Roe v. Wade del 1973, che costituzionalizzava la protezione del diritto all’aborto. Cosa è successo da allora? Quando nel giugno 2022 la Corte Suprema con la sentenza Dobbs v. Jackson, l’aborto ha smesso di spingere alle urne i repubblicani, ormai soddisfatti per la riuscita di un’impresa che sembrava impossibile, ed è diventato invece il grido di guerra della sinistra. Questo una persona col fiuto politico di Trump lo aveva capito, tanto da aver invitato i candidati a moderarsi sul tema, specificando di essere sì a favore del divieto ma con “eccezioni”: in caso di stupro, incesto e pericolo per la vita della madre. Una posizione sfumata per non apparire agli occhi dei moderati quali estremisti non in sintonia con il senso comune: del resto i risultati del midterm parlano chiaro, i candidati troppo estremi sul tema all’elettorato non piacciono. Quindi ancora una volta Trump ha spiazzato i suoi avversari, troppo intenti a cercare il consenso degli evangelici. Anche se da quella parte sono arrivate critiche meno sfumate del solito: l’organizzazione antiabortista Susan B. Anthony List ha detto che Trump “non può più definirsi pro-life” e che ora l’obiettivo è un divieto totale sull’intero territorio nazionale. Posizione fatta propria anche da due candidati come Mike Pence e Tim Scott. Critiche che però non intaccano i consensi di Donald Trump, sempre di decine di punti sopra i suoi avversari. Trump ha però anche detto alla moderatrice di ‘Meet The Press’ una specifica: “Io penso sia meglio che la questione venga decisa dagli stati, ma ci potrebbe essere in futuro anche una legge federale, non mi interessa veramente la questione”.
Posizione che esplicita bene la ragione per la quale Trump ha deciso di aggiustare i toni: ha un vantaggio talmente grande che non ha un particolare bisogno di motivare gli elettori religiosi. Ora gli occorre conquistare i moderati per tagliare qualsiasi residua possibilità di recupero ai suoi sfidanti, ormai ridotti a concorrere per diventare i suoi vicepresidenti, come detto da qualche analista acuto. L’ex presidente però potrebbe deluderli anche su quello, nominando la governatrice del South Dakota Kristi Noem, politicamente schierata per un neoliberismo poco temperato, finita al centro di uno scandalo rivelato dal tabloid britannico ‘Daily Mail’, che ha mostrato le prove della sua relazione extraconiugale con Corey Lewandowski, già membro dello staff di Trump. A Trump dei cosiddetti valori “morali” importa poco, se questi non portano voti. Tanto alla peggio si può puntare il dito contro “gli estremisti” dem che praticano l’aborto post-nascita nello stato di New York. Anche questa affermazione, come spesso consuetudine per le dichiarazioni di Trump, è ovviamente una bufala.
(* giornalista e ideatore del blog Jefferson – Lettere sull’America)