di ALBERTO BRUZZONE
Era il settembre del 2013 quando, dopo mesi di appelli caduti nel vuoto e dopo una fiera seppur inutile resistenza da parte dei sindaci del Levante genovese, il Tribunale di Chiavari chiuse i battenti. La data precisa è il 14 settembre.
In piedi è rimasto solamente il portale Internet, che ricorda come l’istituzione sia stata soppressa “in base alla normativa seguente: Decreto Legislativo 7 settembre 2012, n. 155: Nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell’articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148. (12G0177) (GU n.213 del 12-9-2012 – Suppl. Ordinario n. 185). La competenza territoriale dei comuni che rientravano nel circondario del Tribunale di Chiavari ricade ora sotto la competenza del Tribunale di Genova”.
Il provvedimento a cui si fa riferimento è la cosiddetta Riforma Severino, dal nome della ministra di Grazia e Giustizia del Governo Monti, Paola Severino.
Perché questa premessa, oggi, a quasi sei anni di distanza? Il motivo è presto spiegato. Il governo ‘del cambiamento’ tuttora in sella nonostante le pressoché quotidiane liti, oltre alla riapertura delle Province (aspetto tanto caro specialmente alla Lega), ha fatto più che un accenno anche alla revisione di quella geografia giudiziaria che, in temi di austerity, costò la chiusura, con relativo accorpamento presso sedi più grandi, di parecchi tribunali locali, tra cui quello di Chiavari e, restando in Liguria, anche quello di Sanremo.
Inutile ricordare – ‘Piazza Levante’ ne ha fatto menzione più volte – come, con lo spostamento del palazzo di giustizia, tutta Chiavari, tutto il Tigullio e tutto l’entroterra abbiano seriamente pagato dazio. Non soltanto in termini di spostamenti da parte degli utenti e delle numerose persone che vi lavoravano, ma soprattutto dal punto di vista dell’indotto. Quello che un tempo era il ‘capoluogo’ dei servizi ha subito un danno enorme. Al quale va aggiunta – ed è sempre cronaca dell’anno 2013 ormai passata agli annali – la più atroce delle beffe: perché il tribunale, dalla sua vecchia sede, avrebbe dovuto spostarsi nel nuovo palazzo di corso De Michiel, che è stato costruito impiegando ben quattordici milioni di euro di soldi pubblici. Un investimento completamente buttato alle ortiche, se non fosse stato per le due amministrazioni chiavaresi, quella di Levaggi prima e quella di Di Capua poi. I due sindaci sono riusciti prima a farsi concedere gli spazi dallo Stato, poi a riempirli con numerosi uffici, tra cui lo Sportello di Prossimità del tribunale, la Conservatoria dei Beni Immobiliari, il Giudice di Pace, l’Inps, la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate. Consentendo a quell’enorme edificio di avere un minimo di vita e di non restare una ‘cattedrale nel deserto’.
E ora? In mezzo a tutta questa situazione, torna sempre più d’attualità la riapertura del tribunale di Chiavari. Se ne parla a Roma, se ne parla in Liguria. Il governo gialloverde non solo ha voluto superare la Legge Fornero, in materia previdenziale, ma intende fare altrettanto con Riforma Severino. Non che i tempi di austerity siano finiti, e neppure quelli della crisi, anzi. Però i tempi della propaganda spinta sono ampiamente in atto. E quale scelta migliore se non quella di balenare riaperture, tutte completamente di là da venire?
Certo, sarebbe bellissimo se il tribunale tornasse a Chiavari, anche perché l’effettivo risparmio in termini economici delle sedi accorpate, per certe città, non è mai stato dimostrato e, anzi, è stato clamorosamente smentito conti alla mano. E la fusione tra Chiavari e Genova rientra proprio in questo contesto: nessun beneficio, solo una marea di svantaggi.
Ma mettiamo pure che il tribunale possa tornare operativo: si ripropone il problema della sede. Dove collocarlo, dal momento che l’edificio di corso De Michiel è stato giustamente riempito? Quali soluzioni eventualmente adottare? Il rischio è quello di un pasticcio nel pasticcio.
Eppure, la politica su questo tema si torna a confrontare in maniera sempre più frequente. Proprio martedì, in Consiglio Regionale a Genova, è stata discussa un’interrogazione a firma di Giovanni Boitano, del gruppo Liguri con Paita. Secondo Boitano, “ad accendere qualche speranza è stato l’incontro avvenuto nei mesi scorsi tra il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il Coordinamento Nazionale per i tribunali soppressi. Nell’occasione, il ministro Bonafede, pur affermando che il Ministero non è in grado di sostenere ulteriori spese, né investimenti per la riapertura di trenta tribunali, non ha escluso la possibile ipotesi di riapertura degli uffici giudiziari a carico delle Regioni”.
Per questo, la ‘palla’ è passata in via Fieschi, a proposito della partita di Chiavari e Sanremo. E Boitano, politico molto noto a Levante e grande conoscitore dell’entroterra, ha ‘interrogato’ la giunta di Toti.
A rispondere, l’assessore regionale con delega alla Sicurezza, Sonia Viale: “La competenza su questa materia spetta al governo. Tuttavia è interesse della Regione monitorare i servizi ai cittadini sul territorio e la chiusura del tribunale di Chiavari, come quella di Sanremo, ha avuto un impatto negativo sulla qualità delle risposte date ai cittadini. Ribadisco perciò l’impegno della Regione per aprire nuovi ‘sportelli di prossimità’, così come è stato fatto proprio a Chiavari. Se ci fosse, comunque, da sostenere la riapertura degli uffici giudiziari, la Regione farà la sua parte, sia per Chiavari che Sanremo”.
Boitano ringrazia la Viale: “La disponibilità espressa dall’assessore Viale in aula è sicuramente importante, insieme agli altri enti locali dobbiamo proseguire la battaglia per ottenere la riapertura del Tribunale di Chiavari”.
A frenare però, nelle scorse settimane, attraverso un’intervista proprio al nostro settimanale, era stato un altro esponente del Movimento 5 Stelle, il deputato chiavarese (ma eletto nel collegio della Valpolcevera), Roberto Traversi. Più realisticamente rispetto a tutti gli altri, Traversi osservava: “Non vi sono certezze. Il sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi mi ha confermato che l’eventuale revisione della geografia giudiziaria avrà tempi lunghi. Bisogna smettere di illudere le persone, come tanti hanno fatto in campagna elettorale”.
Durerà più il governo gialloverde, che sembra ormai alla frutta ogni giorno di più, o l’eventuale revisione del numero dei tribunali? E il prossimo governo su quale linea andrà avanti? La linea Severino o la linea Bonafede? E ancora: ma la competenza della Giustizia non è in mano allo Stato? E allora perché lo Stato stesso, attraverso un suo esponente di primo rilievo, lascia aperto lo spiraglio al ritorno dei tribunali soppressi, dicendo un secondo dopo che non ha i soldi? Perché dovrebbero metterli le Regioni?
Benvenuti in Italia, il paese dove nulla è mai definitivo. Il paese dove tutto può cambiare, il paese della continua, infinita, snervante e sempre più improduttiva campagna elettorale. Tutto sulla pelle dei cittadini, è ovvio.