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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Tracce dell’Ottocento nel Risorgimento chiavarese. Il Monumento a Re Vittorio Emanuele II

La prima data proposta per l’inaugurazione del monumento fu il 29 maggio del 1898, ma a causa di diversi ripetuti dinieghi di Casa Reale si trovò infine un accordo sul 26 giugno
Il monumento a Vittorio Emanuele II a Chiavari
Il monumento a Vittorio Emanuele II a Chiavari
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Prosegue la serie di articoli di Giorgio ‘Getto’ Viarengo dedicati ad illustrare la Chiavari dell’Ottocento e i tanti modi ed aspetti per i quali questo può a buon diritto essere riconosciuto come ‘il secolo d’oro’ della nostra città.

di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

È stato l’ultimo Re di Sardegna e il primo d’Italia. Dopo la sua morte, il 9 gennaio del 1878, in città si iniziò a discutere di realizzare un monumento in suo onore, come del resto avvenne in moltissime città italiane, da Roma, Milano, Firenze e Palermo fino a tanti centri più piccoli, in ricordo di quello che era chiamato “il Re galantuomo” e “Padre della Patria”.

Il dibattito si aprì in Chiavari con la fondazione del “Comitato pel Monumento a Re Vittorio Emanuele II”, i cui membri più attivi erano gli uomini della Società dei Reduci dalle Patrie Battaglie e i soci della Società Operaia di Mutuo Soccorso. Il primo atto da affrontare era l’incarico all’artista che avrebbe realizzato l’opera; nel 1893 si decise di affidare il compito ad uno scultore emergente chiavarese, il giovane Luigi Brizzolara. L’incarico fu scritto e controfirmato dall’artista, che si impegnava a visionare diversi progetti per individuare il migliore (ed in un passaggio si specificava “senza diritto a retribuzione”). Non appena i bozzetti furono consegnati si riunì un’apposita commissione formata dal senatore Giuseppe Monteverde, dal pittore chiavarese Gio Batta Pianello e dall’architetto milanese Gaetano Moretti. Dopo ampio ed articolato confronto venne scelto il bozzetto realizzato da Luigi Brizzolara, un monumento in cui Vittorio Emanuele II era rappresentato nell’atto di avviare i lavori parlamentari; davanti al Re stava l’Italia con la metafora dell’Unità, e nella parte posteriore una composizione con drappo e cuscino, su cui poggiavano lo scettro, la corona e due tralci di quercia e alloro. 

Fatta la scelta del soggetto, il Comitato chiese al Comune di stanziare una somma per contribuire alla realizzazione dell’opera. La delibera venne approvata per un importo di cinquemila lire, mentre ben undicimila e seicento lire erano state raccolte in città: il tutto garantiva la copertura della somma a preventivo. 

Ora si doveva decidere lo spazio dove collocare il monumento. Si giunse così alla seduta del 5 ottobre 1896, quando il Consiglio Comunale e il Comitato si incontrarono per valutare due possibili opzioni. La prima che venne esaminata fu la proposta del Consiglio Comunale; l’amministrazione indicava lo spazio dell’attuale Viale delle Medaglie d’Oro, ma da più parti si fece notare che lo spazio disponibile era piuttosto ristretto e che il monumento impegnava uno sviluppo di ben più di dieci metri. La seconda proposta indicava lo spazio antistante il municipio, nel centro di Piazza N.S. Signora dell’Orto, naturalmente verificandone la più precisa posizione col futuro rifacimento della piazza. Per facilitare la valutazione si realizzò un “rendering”, un acquerello con le diverse ipotesi; il documento è conservato nell’Archivio Comunale. Nella successiva riunione di Consiglio, 12 novembre 1896, si giunse alla deliberazione definitiva che prevedeva la destinazione nella “zona a ponente della Piazza dell’Orto, rimpetto alla Cattedrale, sull’asse della progettata via delle Saline” (Il futuro Viale delle Palme). E così sarà. Le fotografie dell’inaugurazione ci mostrano ancora presente il muro che cingeva Villa Costa Zenoglio. Circa due anni più tardi si deliberava l’apertura di quello che sarà Viale delle Palme.

La prima data proposta per l’inaugurazione del monumento fu il 29 maggio del 1898, ma a causa di diversi ripetuti dinieghi di Casa Reale si trovò infine un accordo sul 26 giugno. In tale giorno sarebbe giunto in città il Duca d’Aosta, nel golfo del Tigullio l’Urania avrebbero buttato l’ancora alcune navi della flotta da guerra, la Sicilia, l’Urania e la San Martino. Il Comitato era riuscito ad ottenere uno sconto speciale dai gestori della rete ferroviaria e si poteva così raggiungere Chiavari con un biglietto speciale per l’evento.

Sin dai primi giorni di giugno partirono le lettere che invitavano a  partecipare al pranzo; nel testo era specificato ben chiaro che per ottenere l’invito ufficiale si doveva versare una quota di Lire trenta. Per coloro che sottoscrivevano il versamento era indicato l’obbligo dell’abito nero a redingote con cravatta bianca. 

Il programma di giornata era arricchito dall’inaugurazione dell’Esposizione Agricola Industriale curata dalla Società Economica. Subito dopo era prevista la formazione del corteo in Corso Garibaldi per raggiungere il Municipio, dove il Duca d’Aosta avrebbe ricevuto le autorità e, successivamente, si sarebbe scoperto il monumento. 

Tutta Chiavari era impavesata e imbandierata. Nel pomeriggio si svolsero i previsti “grandi divertimenti popolari”, con concerti, sfilata di velocipedi, corse podistiche, mentre dalle ore 17 erano in programma regate a vela e i sfide marinare tra i tradizionali gozzi a remi nell’antistante marino di Chiavari. Il programma pomeridiano prevedeva poi il pranzo nel salone del Palazzo di Giustizia. Alle18 si aprirono i battenti del portone e le autorità entrarono nel Palazzo. Alle 23 era in programma l’ora dello spettacolo pirotecnico, con grande illuminazione del centro città. La cronaca dell’evento è leggibile su La Sveglia del 2 luglio 1898, e riferisce che in piazza dell’Orto si erano raccolte ventimila persone.

Ora tutti potevano avvicinarsi e leggere l’epigrafe posta sul retro del granitico basamento del monumento: “A Vittorio Emanuele II. Che le sparse membra della Patria compose in Roma. I Chiavaresi”. 

La grande giornata volgeva al termine, e non restava che premiare lo scultore Brizzolara e il vero padre e protagonista dell’operazione, il presi dente del Comitato Vittorio Raffo. 

Le tre grandi Piazze di Chiavari erano ora impreziosite dai monumenti a ricordo dei protagonisti dell’Unità Nazionale, Mazzini, Garibaldi e Vittorio Emanuele; figure che confermano l’impronta risorgimentale nel nostro Ottocento chiavarese.

(* storico e studioso delle tradizioni locali)

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