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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Togliere la Liguria dall’isolamento, credere nello sviluppo 

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La Liguria è una terra storicamente fragile. Stretta tra il mare e i monti, ha dovuto conquistare con fatica immensa collegamenti viari e ferroviari, spazi per imprese e servizi, protezioni dalla furia del mare. 

Sulla tradizionale fragilità della nostra terra si scaricano drammaticamente in questo inizio di terzo millennio due elementi nuovi: la violenza di una meteorologia che colpisce duramente l’assetto idrogeologico della regione sia a mare, con mareggiate di potenza e direzione fino ad oggi sconosciute, sia a monte, con frane, con smottamenti, allagamenti ed altro ancora; e l’invecchiamento, causato anche da incuria e scarsa manutenzione, delle infrastrutture stradali e ferroviarie, ormai completamente inadeguate a connettere la Liguria con le aree più dinamiche del Nord: Lombardia e Milano in particolare, ma anche l’Emilia. 

Le vicende del 2018/2019 con il crollo del ponte Morandi, i danni tremendi delle mareggiate, le decine di frane e smottamenti che hanno colpito in vari punti la rete viaria e ferroviaria mostrano con terribile evidenza ciò di cui stiamo parlando. 

La reazione a questa situazione, che rischia di isolare ancor di più la Regione e di peggiorare ulteriormente il quadro socioeconomico, tarda a venire. 

E ciò non tanto nella gestione della crisi e dell’emergenza immediata. Come sempre gli italiani, e in questo senso i liguri non fanno eccezione, sono bravi a gestire le crisi e le emergenze. Comune di Genova e Regione hanno gestito bene il dramma del Morandi, sia in termini di assistenza e di sostegno agli abitanti della Valpolcevera colpiti dal crollo, sia in termini di velocità e qualità della ricostruzione: avere, probabilmente due anni dopo il crollo, un ponte nuovo disegnato da Renzo Piano e costruito da un consorzio di aziende italiane tra cui Fincantieri, è un risultato di assoluto rilievo e lo sarebbe in qualsiasi parte del mondo. 

Il problema riguarda se mai l’approccio più generale per individuare e realizzare soluzioni strutturali capaci di fronteggiare il nodo dei collegamenti della Liguria, il rischio di un suo drammatico isolamento dal resto del Paese, il degrado del suo assetto idrogeologico. 

Continuano a permanere resistenze culturali e politiche che hanno ritardato negli ultimi decenni la soluzione dei problemi. 

L’esempio della Gronda, la realizzazione della quale avrebbe forse evitato la tragedia del Morandi, è davanti a tutti: oltre  trent’anni di discussioni estenuanti e di mancanza di coraggio della politica sull’individuazione del tracciato, finalmente una soluzione con l’inserimento della realizzazione negli obblighi del concessionario autostradale, poi la tragedia del Morandi, l’incertezza sulla revoca o meno della concessione, la posizione prima di dura opposizione poi di ambigua richiesta di revisione da parte del M5S. 

Con Toninelli ministro si è persino rischiato di interrompere a metà la realizzazione del Terzo Valico ferroviario, e solo una reazione durissima della Regione Liguria, delle categorie economiche e dei sindacati è riuscita ad avere la meglio sulle fumisterie dell’analisi costi/benefici e sulle sciocchezze per mesi sostenute al riguardo dal ministro pentastellato. 

Il più grande porto d’Italia senza un’adeguata dotazione infrastrutturale a monte, sia viaria che ferroviaria, è destinato a perdere progressivamente traffici, con un ulteriore impoverimento dell’economia genovese e ligure. 

Le voci favorevoli allo sviluppo e alla crescita purtroppo rischiano sempre più di rimanere inascoltate, se non addirittura criminalizzate come disattente ai problemi dell’ambiente, del cambiamento climatico, della rivoluzione verde. 

Non ci si rende conto che, anche per la Liguria, l’unico modo per risolvere anche i problemi ambientali è tornare a crescere, generare ricchezza e risorse da destinare alle priorità che come detto sono infrastrutturali e idrogeologiche. 

La decrescita non è e non può essere felice ma solo una situazione drammatica nella quale la popolazione invecchia sempre di più, i giovani se ne vanno in cerca di lavoro, e mancano le risorse necessarie anche solo ad affrontare le emergenze. 

Ci avviciniamo alle elezioni regionali. Ci piacerebbe sentire da tutte le forze in campo proposte chiare ed assunzioni di responsabilità. Al centro ci dovrebbe essere il futuro della Liguria e delle sue nuove generazioni, l’innovazione necessaria, le politiche per favorire la nascita di nuove imprese, la definizione di priorità di interventi per uscire dall’isolamento. 

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