(r.p.l.) Il dibattito sulle politiche della Città Metropolitana che stanno danneggiando il Tigullio sta prendendo sempre più quota giorno dopo giorno. Noi di ‘Piazza Levante’ siamo nel pieno della questione, avendo più e più volte segnalato i vari episodi di questo negativo processo di accentramento, in campo di competenze, di poteri, ma soprattutto di servizi al cittadino.
Da questo numero in poi, cominceremo una serie di interviste video ai vari consiglieri regionali, per ascoltare le loro posizioni e che cosa hanno da dire in merito: si comincia con Luca Garibaldi del Partito Democratico.
Dopo la chiusura del Tribunale di Chiavari e il suo accorpamento a quello di Genova, dopo l’integrazione tra Amt e Atp, partita lo scorso primo gennaio, dopo che sono in atto processi di indebolimento dell’Asl 4 ormai da parecchio tempo, ora il tema ‘caldo’ è l’ipotesi di affidare l’intero ciclo della raccolta dei rifiuti ad Amiu, ovvero il gestore ‘in house’ del Comune di Genova.
I sindaci del Levante si sono mossi nei giorni scorsi in maniera piuttosto compatta per difendere il loro servizio, anche perché le percentuali di raccolta differenziata sono in tutti i casi molto più virtuose rispetto a quelle di Genova. Tutti chiedono a gran voce che prima di prendere qualsiasi decisione siano fatti dei passaggi conoscitivi e illustrativi, e soprattutto che ogni discorso sia pienamente condiviso e nessuna decisione sia più calata dall’alto.
Ma sull’approccio di Città Metropolitana e sugli errori commessi in passato, che ha ben evidenziato il nostro editore Antonio Gozzi nel suo editoriale del numero scorso (leggi qui), restano enormi punti interrogativi.
Gozzi ricordava che “nella convulsa fase istitutiva dell’area metropolitana genovese solo Mario Chella, già parlamentare del PCI e Sindaco DS di Sestri Levante dal 1994 al 2003, lancia l’allarme e si scontra, anche pubblicamente, con i dirigenti della Federazione del Tigullio del PD (ex PCI, ex DS) accusandoli di essere incapaci di farsi valere nella difesa dell’autonomia del Tigullio e di essere completamente succubi ai diktat dei dirigenti genovesi. Ma la sua è una voce che cade nel deserto”.
E oggi a scrivere al nostro giornale è un politico di quell’epoca, Giuseppe Bo, che ai tempi dell’amministrazione di Chella è stato vicesindaco e assessore con delega a Commercio, Attività economiche e produttive, Turismo e Demanio marittimo.
Bo, che fa riferimento anche all’intervista concessa sull’argomento dal professor Lorenzo Caselli al ‘Secolo XIX’, vuole aggiungere “altre considerazioni, se non altro per il fatto personale che l’accoppiata degli autori degli interventi mi fa tornare all’esame di Tecnica Industriale e Commerciale sostenuto con gli stessi ai tempi dell’Università di Genova”.
“Mi sembra opportuno premettere e ribadire – sostiene Bo – che l’inglobamento di Atp in Amt è l’ultimo episodio di una serie di conseguenze nefaste generate dalla sciagurata legge che ha istituito le Città Metropolitane da un lato e depotenziato (visto che non si è avuto il coraggio di abolirle) le Province dall’altro; dice bene il professor Caselli che Genova non ha la taglia da metropoli, così come non l’ha nessuna delle altre ‘metropoli’ indette dalla legge, esclusa Milano e forse Napoli”.
Secondo Bo, “oltretutto, il cambiare semplicemente lo status giuridico da provincia a Città Metropolitana senza riconsiderare i confini della stessa ha creato degli autentici mostri: ad esempio, Milano si estende fino all’Adda ma senza Monza e Brianza, e Firenze si estende lungo il corso dell’Arno ma non comprende Prato, da sempre il suo ‘quartiere’ commerciale ed industriale. E anche Genova si è trovata sbilanciata: a Ponente comprende solo Arenzano e Cogoleto, mentre a Levante arriva fino a Moneglia, a più di cinquanta chilometri di distanza; anche da questa semplice considerazione si evince come il Tigullio avrebbe dovuto in ogni caso rimanere separato dalla matrigna Genova; il vostro editore ha peraltro esaustivamente spiegato le ragioni storiche del perché non si è potuto dare corso a questa auspicata riforma”.
L’ex vicesindaco di Sestri Levante fa le sue proposte: “Se questo è il quadro, non si può rimanere fermi in attesa di eventi che verosimilmente non accadranno, e affidare il compito di programmare il futuro del territorio solo ai parlamentari di riferimento. Quindi vado ad auspicare un paio di possibili iniziative che possano dare una qualche visibilità e generare qualche valida iniziativa a pro del territorio: l’istituzione di un tavolo permanente dei Sindaci del Tigullio, di volta in volta allargabile a istituzioni interessate, che si occupi di tutte le problematiche comuni e che superi distinzioni che devono rimanere solo geografiche (una per tutte, quella tra Tigullio Occidentale e Orientale che, tanto per fare un esempio, in tema di turismo e sanità ricorre spesso); un dibattito senza preconcetti circa le opportunità di unire il maggior numero possibile di Comuni in un unico Ente (il Comune unico della Fontanabuona, il progetto della ‘Città dell’Entella’) allo scopo di generare una maggiore massa critica e visibilità nei confronti delle autorità con le quali ci si confronta”.
Sul tema del dibattito, come già ribadito più volte, noi di ‘Piazza Levante’ siamo prontissimi a fare la nostra parte.