di ANTONIO GOZZI
L’emanazione del vincolo paesaggistico sulla Piana dell’Entella, sia pure tardiva, è una buona notizia.
È il premio per anni di impegno di moltissimi cittadini che si sono mobilitati contro lo scempio della cosiddetta ‘diga Perfigli’, e di un Sindaco coraggioso, Alberto Mangiante, primo cittadino di Lavagna, che ha condotto con coerenza e tenacia la battaglia per la salvaguardia della Piana e non si è impaurito o fatto condizionare dal fatto che per lungo tempo è stato istituzionalmente e politicamente solo.
Da parte di molti Enti, in primis Regione e Città Metropolitana (ma anche il Comune di Chiavari, dirimpettaio e cointeressato, non ha dato nessuna mano), c’è stato sulla vicenda un atteggiamento burocratico e distante.
Dal punto di vista politico le forze di centro destra non hanno aiutato né sostenuto i cittadini e Mangiante, e non hanno assunto alcuna iniziativa per determinare un diverso indirizzo di Regione e Città Metropolitana. Incredibile poi la posizione del PD che, muto come un pesce da sempre sulla vicenda della diga Perfigli, assente dalla mobilitazione e da tutti i comitati, è pure riuscito ad astenersi in Consiglio Comunale a Lavagna sulla variante urbanistica di salvaguardia totale della Piana, a prescindere dal vincolo regionale poi finalmente introdotto su proposta dell’Amministrazione Mangiante.
Con riferimento all’atteggiamento di Regione e Città Metropolitana la pur comprensibile esigenza di autotutela (“c’è un progetto approvato e finanziato di protezione idrogeologica, quindi dobbiamo dargli attuazione per non incorrere in omissione di atti di ufficio o reati maggiori in caso di esondazione e conseguenze per persone e cose”) non giustifica l’assenza assoluta di ascolto e di considerazione di esigenze e di valori locali profondamente radicati nella comunità della Piana e sentitissimi dalle popolazioni del Tigullio.
Ancora una volta la nostra comunità si è sentita trascurata e considerata figlia di un dio minore da parte di Genova e di una Città Metropolitana egemonizzata dagli interessi e dalle priorità del capoluogo, con i rappresentanti del Tigullio incapaci di incidere a partire dal vice sindaco metropolitano Segalerba.
Toti e Bucci non si sono mai recati, a nostra conoscenza, a visitare lo straordinario ecosistema agricolo-fluviale della Piana e per questo non ne hanno potuto percepire l’enorme valore ambientale e storico. Questa distanza, questo disinteresse, hanno fatto si che Presidente della Regione e Sindaco Metropolitano abbiano sempre guardato con diffidenza e fastidio al movimento di cittadini contrari alla realizzazione della muraglia denominata ‘diga Perfigli’.
Non si è riusciti a far capire a Toti e Bucci che l’Entella non è il Bisagno o uno degli altri violenti torrenti genovesi: le alluvioni nella Piana sono state sempre storicamente dolci, perché ampio è lo spazio per l’esondazione del fiume e i terreni agricoli hanno sempre assorbito l’acqua traendo beneficio dal portato alluvionale. Tutte cose che gli abitanti della Piana sanno benissimo perché tramandate nei secoli.
Ma la tenacia dei cittadini e di un Sindaco, lo si ripete, coraggioso e ben consigliato, hanno portato al risultato della salvaguardia, sia pure tardiva, poiché nonostante il vincolo paesistico di interesse pubblico fosse stato già adottato dalla Commissione regionale competente, con ottusa e giuridicamente opinabile violenza i lavori dello scempio sono stati mandati avanti lo stesso. È di questa violenza è responsabile la Città Metropolitana.
Due riflessioni al riguardo.
La prima è di carattere legale. Quando viene adottato un vincolo ambientale, urbanistico, paesaggistico, per legge scatta una salvaguardia dal momento dell’adozione al momento della definitiva esecutività (che avviene dopo pubblicazione, osservazioni, notifiche ecc.). La ragione di ciò è ovvia: non si vuole chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Spetta alla Soprintendenza fare rispettare questa salvaguardia.
Ma questo non è avvenuto, la salvaguardia non è stata applicata.
Alla luce di ciò, ci sono gli estremi dell’omissione di atti di ufficio da parte della Soprintendenza, e dell’abuso d’ufficio da parte della Città Metropolitana? Qualcuno dovrebbe dircelo.
La seconda riflessione riguarda i danni creati da questa prima fase di lavori che non dovevano essere fatti. Non sembrano irreparabili. Nonostante l’estensione del cantiere e la realizzazione dei primi manufatti cementizi il ripristino è possibile.
Il ‘seggiun’, simbolo dell’ambiente agricolo fluviale e dell’intervento di protezione napoleonico è stato danneggiato in talune parti, ma è ancora in piedi e non potrà più essere toccato dato l’esplicito riferimento che allo stesso si fa nella descrizione del vincolo paesistico. I lavori scellerati non potranno proseguire perché assolutamente interdetti dal vincolo che vuole proteggere lo straordinario habitat della piana.
Sarà bene diffidare la Città Metropolitana e l’impresa dal proseguire i lavori: non ci sono più incertezze giuridiche, e se si forza il vincolo di interesse pubblico si compie un reato grave. E sarà bene anche ricordare alla Soprintendenza i suoi obblighi e i suoi doveri. Il comportamento di questo Ente, sempre così arcigno e severo nei confronti dei privati, nei confronti di un potere pubblico è stato incerto e insufficiente.
Conclusione e morale: quella del vincolo sulla Piana dell’Entella è una storia potenzialmente a lieto fine perché dimostra che la mobilitazione dei cittadini e di associazioni come Italia Nostra, Legambiente, Lipu ed altre, di organi di informazione come il nostro che ha seguito assiduamente la vicenda per anni, e l’impegno e la determinazione di un Comune come quello di Lavagna e della sua Amministrazione possono cambiare il corso delle cose e incidono sulla realtà. Fino a quando gli scempi non sono compiuti c’è sempre speranza di poter cambiare e di evitare gravi ferite all’ambiente e alla storia.
Questo insegnamento vale anche per la vicenda del depuratore di Chiavari: altro scempio che non si è ancora realizzato ma che a differenza di Lavagna vede colpevolmente schierata con Genova matrigna l’amministrazione comunale di Chiavari.
Anche qui c’è mobilitazione da parte dei cittadini e di un Comitato. Anche qui bisogna far valere i diritti del territorio e i suoi valori contro chi ci considera una colonia.
Tigullio libero!