di DANILO SANGUINETI
Guardare il mondo da un oblò è un esercizio romantico e al tempo stesso pericoloso perché si rischia di osservare la realtà attraverso una lente deformante. Il riflesso non inganna solo se dall’altra parte c’è il costruttore della barriera, ed è trasparente quanto il materiale che la compone. La lavorazione del vetro è una delle arti italiche delle quali andiamo più fieri e, cosa poco nota, non è prerogativa che spetta solo alle meraviglie create nella Laguna di Venezia. Anche qui nel nostro Levante si possono trovare degli artigiani trasformatisi in imprenditori che sono diventati delle eccellenze nella fabbricazione di rivestimenti e coperture usando questi particolare tipo di solidi amorfi, o, se preferite, di liquidi solidificatisi senza cristallizzazione.
Dei vari tipi di vetri che si possono ottenere con processi chimici noti sin dall’antichità – e che oggi sono stati portati a un livello di incredibile resistenza e purezza grazie ai progressi della scienza – è in grado di parlare per ore il signor Roberto Serpe, titolare di The Glazer, l’azienda con sede e capannone-laboratorio situati in via dei Mulini 182 a Moconesi.
Non a caso ha apposto all’inglese The Glazer (smaltatore) la specificazione Artigiano Vetraio. “Cosa facciamo? Qualsiasi cosa che si possa racchiudere, o proteggere, o coprire con un vetro. Potrei cominciare con le barriere di protezione parafiato anticontaminazione in cristallo temperato o antisfondamento su misura per locali pubblici e uffici che durante la pandemia abbiamo installato un po’ ovunque. In realtà andiamo dalla creazione di box doccia esclusivamente su misura, anche per persone con problemi motori, alle vetrate per ristoranti e dehors, anche queste realizzate su misura per il cliente”.
Ma c’è molto, molto di più: “Schienali per ambienti cucine sia specchio che retroverniciati a caldo essendo prodotti temprati. Costruzioni di vetrine espositive per qualsiasi negozio. Punto forte per locali come ristoranti e bar per bevande ed alimentari. Tavoli in cristallo per meeting e per sala da pranzo. Vetri per cucine temprati e vetri ceramici per stufe e camini. Parapetti in cristallo temprato/stratificato extrachiaro per piscine e balconate”. Costruire è il primo passo, decorare e riparare quelli ulteriori: “Ci occupiamo anche della lavorazione di sabbiature e decorazioni rigorosamente in maniera artigianale. Usiamo la verniciatura a freddo con vernici in tinte tabella RAL. Ricorriamo all’incollaggio e alla riparazione ad incollaggio con raggi UVA di cristallerie varie. Da sottolineare come di tutti i prodotti che forniamo, curiamo la installazione”.
Richiesta ovunque in regione, la vetreria della Fontanabuona è una creatura che Roberto Serpe ha sviluppato seguendo la tradizione di famiglia. “Ed ancora oggi l’azienda è a conduzione familiare. Noi non siamo fontanini. Siamo approdati in Val Fontanabuona partendo da Genova. Nel 1963 mia madre apri una vetreria a Cornigliano, solo vendita dei prodotti. Poi con la seconda generazione, il sottoscritto ed i miei fratelli Stefano e Maria Rosa ci fu l’espansione, con la produzione e la decisione di trasferirci a Moconesi dove c’era lo spazio necessario per lo stabilimento”.
Una prima fortunatissima specializzazione: “Diventammo fornitori dei vetri per le maschere subacquee, vetri particolari che debbono resistere a grandi pressioni e sbalzi di temperatura, infiltrazioni, ecc ecc. Negli Anni Ottanta costruivamo i vetri per le principali fabbriche di attrezzature subacquee – Cressi-sub, Technisub, Mares e altre ditte che la concorrenza del Made in China ha distrutto”. Il mare e la nautica diventarono il core business della Glazer. Venivamo chiamati anche per grandi opere, su navi prestigiose. Per esempio nel 2010 la grande nave da crociera Louis Majesty subì un terribile impatto con un’onda anomala, l’urtò causò addirittura la morte di due turisti a bordo. Mio fratello Stefano con alcuni operati sostituì le vetrate interne e di prua in soli dieci giorni!”.
Negli anni ruggenti la Glazer cresce ancora: “Il settore dell’edilizia venne aperto nel 1992 con l’acquisto del primo forno per la tempra termica del vetro. In più offrivamo a famose aziende del settore nautico oblò e finestrature per le imbarcazioni nei toni dei famosi grigi Italia e Europa”. Poi eventi pubblici e dolori privati hanno reso più tortuosa l’ascesa della Glazer. “Da una parte la crisi economica degli inizi del 2000, parecchi cantieri nautici sparirono. Poi dieci aprile del 2016 venne a mancare Stefano, aveva solo 46 anni. Era lui l’esperto per il temprato e le pose, e ancora oggi ne avverto la mancanza. Io e mia sorella, e gli altri membri della famiglia, ci siamo rimboccati le maniche e andati avanti anche per onorare la sua memoria”.
La posizione predominante nel settore nautico non è mai venuta meno. “Volendo essere cinico potrei dire che è per forza così dato che in Liguria che opera nel settore può rivolgersi solo a noi e pochi altri concorrenti, forse solo uno. Ma gli attestati che ricevo dalla clientela e le richieste che mi arrivano da fuori regione mi fanno pensare che siamo apprezzati per ciò che realizziamo. E vi assicuro che in questo campo non basta essere bravi. C’è da trattare anche con clienti e committenti severi, molto esigenti, dove bisogna stare attenti perché qualsiasi errore difficilmente viene perdonato”.
Una serietà ed affidabilità che hanno conquistato a Glazer altre commesse, in settori impensati. “Abbiamo costruito e sistemato i vetri degli spogliatoi dello stadio Comunale e, lavoro particolarmente apprezzato, sistemato la vetrata che chiude la bacheca dei trofei nella sede dell’Entella”. Vetri resistentissimi, alcuni addirittura anti-proiettile.
“Certo, facciamo anche questo. Se ci richiedete una copertura in vetro particolare noi possiamo darvela”. Si intuisce che l’orgoglio del creatore si mescola con l’accortezza dell’imprenditore. “Oggi, in una situazione complessa, direi che reggiamo botta. Anche se, non lo nego, le cose potrebbero andar meglio se tutti remassimo nella stessa direzione”. Il signor Serpe non vuole aggiungere altro, si intuisce che sta pensando all’ambiente che lo circonda. “Io, lo ripeto, non sono nativo della Fontanabuona, ma me ne sono innamorato e mi piange il cuore vederla declinare. Vedere che aziende leader, nell’ardesia, nella vendita dei mobili, a una ad una chiudono i battenti. E sono convinto che questo declino non sia inarrestabile, che la caduta possa essere fermata. Servirebbe unità e comprensione reciproca”.
Qui non è il vetro, è la realtà ad essere deformante: non sembra curarsi della tempesta all’orizzonte. Nel caleidoscopio del futuro dovrebbe esserci più spazio per artigiani mossi da una sincera passione come Roberto Serpe. Che si specchia per scrupolo tecnico non per informarsi riguardo le sue brame. Sul più bello non ci pronunciamo, sul più bravo pochi dubbi che lavori a Moconesi.