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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Stesso attore, molteplici ruoli: l’avvocato Segalerba nel mirino per la variante dell’ex Colonia Fara

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(r.p.l.) Il presidente del Consiglio Comunale di Chiavari Antonio Segalerba opera dentro i vincoli istituzionali previsti dallo statuto oppure deroga al suo ruolo di garanzia e di arbitro abbracciando argomenti che competono al sindaco e agli assessori?
La domanda in città ricorre sempre più spesso. A porla ufficialmente, dando voce a moltissimi cittadini assai perplessi dalle ultime vicende di Palazzo Bianco, sono stati i consiglieri comunali di Noi di Chiavari Roberto Levaggi, Daniela Colombo e Silvia Garibaldi. Gli ultimi dubbi in merito, che sono sfociati negli attacchi più forti da 14 mesi a questa parte, riguardano il progetto di riqualificazione dell’ex Colonia Fara.

Il luogo è Preli, la zona di maggior pregio della città, dove si sono consumati i destini delle ultime amministrazioni. Il tema: il recupero dello storico edificio, venduto dal Comune di Chiavari, ai tempi della giunta Levaggi, a un gruppo di privati per 6,7 milioni di euro, dopo una serie di aste precedenti andate deserte. Un’operazione ai tempi contestata dai consiglieri Giovanni Giardini e Giorgio Canepa, oggi in maggioranza, ma che – a conti fatti – fu appropriata perché consentì alle casse del Comune di respirare, privandosi di un costo e di una struttura che, pur con il suo valore monumentale (è infatti vincolata dalla Soprintendenza), era diventata dormitorio per senza tetto e ricettacolo per la criminalità.
Allo stesso tempo, il privato presentò un progetto ambizioso e in parte già realizzato: appartamenti di prestigio, un albergo di lusso, un ristorante di livello, spa e centro benessere e una cospicua contropartita in opere pubbliche, tra cui la passeggiata a mare, verde e parco urbano.
I primi effetti della riqualificazione sono già ben visibili. L’ex Colonia ritornata al suo colore originale, le facciate interamente completate, l’impianto esterno ridefinito, i primi alloggi quasi pronti. Ai chiavaresi l’intervento piace molto, e va dato atto al privato di essersi impegnato, con risorse esclusivamente proprie, in un progetto altamente riqualificante per tutta la città (sabato 15 e domenica 16 settembre sono in programma due giornate di open-day per tutti). In tempi in cui il mercato immobiliare ha vissuto una profonda crisi, tutto questo non è poco. E va valutato positivamente.

Infatti il tema qui non è né tecnico, né imprenditoriale, né economico. Sulla buona fede e buona volontà dell’operazione Fara, tutti sono d’accordo. Il discorso è prettamente politico e di opportunità. Perché? Perché tra gli attori principali, nel film del recupero dell’ex Colonia Fara, c’è per l’appunto l’avvocato chiavarese Antonio Segalerba.
La storia va ripercorsa dall’inizio. Ovvero da quando Segalerba, già assessore all’Urbanistica ai tempi di Agostino, divenne l’avvocato di fiducia di Fara Srl, la società che acquisì l’ex Colonia dal Comune di Chiavari. Incaricato dall’amministratore unico Luigino Bottini (con cui, nel 2015, divenne socio per il 25% nella Tigullio Biogas, società nata per la costruzione di un impianto di biodigestione mai andata in porto, insieme anche all’attuale assessore ai Lavori Pubblici di Chiavari Massimiliano Bisso, pure lui con un 25%), Segalerba fu in prima linea nel seguire tutte le operazioni di acquisizione dell’edificio razionalista sulla spiaggia di Preli. Avendo come controparte Palazzo Bianco.
Non a caso, come ricordano i consiglieri di Noi di Chiavari, “quando ci fu da surrogare in Consiglio Comunale il posto in minoranza di Valeria Leoni, nel frattempo dimessasi, Segalerba si rifiutò spiegando, e dichiarando pure alla stampa, che non avrebbe potuto fare il consigliere d’opposizione per conflitto d’interesse rispetto alla questione della Fara”. Posizione più che legittima, infatti il posto tra i banchi dell’opposizione andò al suo collega Lagomarsino (dopo il rifiuto anche da parte di Di Capua, secondo nella graduatoria dei non eletti).
Fin qui i ruoli sono chiari: Segalerba, futuro socio di Bottini e Bisso in Tigullio Biogas, cura gli interessi di Fara Srl per lo stesso Bottini. Siamo nell’agosto del 2014 quando la Colonia Fara viene venduta ai privati. La trattativa si chiude a 6,7 milioni. Poi, nel corso degli anni, progressivamente Segalerba esce di scena. Non solo come avvocato di Fara Srl, ma pure dalla Tigullio Biogas. Ogni rapporto con Bottini viene ufficialmente interrotto.

Il team che ha acquisito nel 2014 l’ex Colonia Fara: da sinistra a destra, l’architetto e progettista Enrico Pinna, l’amministratore unico di Fara Srl Luigino Bottini, l’avvocato della società Antonio Segalerba e il geometra Alessio Gotelli (foto tratta dal sito Portofinonews.it)

Il motivo? Si avvicina la campagna elettorale e bisogna sciogliere ogni conflitto d’interesse. Allontanare i dubbi il più possibile. Cristallizzare i rapporti. È tutto molto lineare. Sino a qualche mese fa. Quando Bottini si presenta a Palazzo Bianco con la richiesta di una variante rispetto al progetto iniziale. E qui trova Di Capua come sindaco e delegato all’Urbanistica e l’ex socio ed ex legale di fiducia Segalerba come presidente del Consiglio Comunale.
Agli uffici del settore urbanistica vengono richieste modifiche. Non se ne conosce il motivo. Le principali prevedono l’eliminazione delle 99 cabine balneari inizialmente previste (che avrebbero dovuto portare diversi posti di lavoro) e il ‘ridimensionamento’ (la parola è usata nei documenti ufficiali, quindi non di libera interpretazione) della spa/centro benessere da due livelli a uno. “Un’operazione – sostiene la minoranza – che fa risparmiare al privato circa due milioni di euro e che prevede per il Comune la modestissima contropartita di appena tre posti auto”.
Tutto è contenuto nel verbale del Collegio di Vigilanza, che dà il via libera a Palazzo Bianco e autorizza il privato alle variazioni. La questione sarebbe chiusa qui. Ma il condizionale è d’obbligo. Perché dopo pochi giorni, invece di restare confinata negli uffici, diventa di dominio pubblico.
Noi di Chiavari, tramite una richiesta di accesso agli atti, viene in possesso del verbale del Collegio di Vigilanza in Regione. E scoppia il caso. “Come mai è stata autorizzata questa variante sostanziale senza passare dal Consiglio Comunale? Perché si è voluto tenere all’oscuro i chiavaresi? Che cosa c’è da nascondere? Chi ha seguito la questione per la giunta? È stato il sindaco Di Capua, delegato all’Urbanistica, o il suo plenipotenziario avvocato Segalerba?”.
Le domande, a raffica, le spara l’ex sindaco Levaggi, che fiuta un possibile scandalo e prova a cavalcarlo. In maggioranza l’imbarazzo è evidente: prima, al Consiglio Comunale del 27 luglio, Segalerba tronca la seduta all’improvviso, proprio al momento di discutere l’interpellanza sulla Fara presentata dalla minoranza; poi, la stessa opposizione insorge e autoconvoca un altro consiglio, che si svolge il 16 agosto alle 8,30 del mattino. E che vede, per motivi di ferie, l’assenza del presidente dell’assemblea.

Segalerba non affronta la questione Fara. Per lo meno, non vuole farlo di persona. A difendere il ‘fortino’, in una calda mattina post-ferragostana, viene lasciato il sindaco da solo. Di Capua prova a rispondere alle domande di Noi di Chiavari, ma si limita a rileggere il verbale del Collegio di Vigilanza. L’interrogativo su chi abbia seguito la pratica resta. E rimane aperto ancora oggi. Tra le perplessità dei consiglieri di minoranza, dei cittadini e pure di molti consiglieri di maggioranza, che erano assolutamente all’oscuro di tutto.
Il giorno dopo, provando a liquidare la questione con un comunicato stampa scritto più in ‘avvocatese’ che in ‘commercialese’, Di Capua dice: “Ero a conoscenza della pratica. Ho incaricato il dirigente Ing. Luca Bonardi di verificare, in sede di Collegio di Vigilanza (Seduta del 9/05/18 ore 10.30 in Regione Liguria), che le varianti presentate rispettassero i contenuti sostanziali dell’Accordo di Programma. In quella sede l’architetto Montarsolo, delle Regione Liguria, ha precisato che il compito del Collegio di Vigilanza è quello di verificare se queste varianti vanno ad alterare i contenuti sostanziali in termini di opere pubbliche e quantità di standard pattuiti, tenendo in considerazione le eventuali norme di flessibilità dello SUA stesso. Da quanto esaminato, si è ritenuto che tale rimodulazione non costituisca modifica sostanziale al contenuto dell’Accordo di Programma, soprattutto per quanto concerne le previste opere di urbanizzazione. Pertanto, la pratica ha solamente avuto uno sviluppo di tipo tecnico, senza necessità di passaggio in Consiglio Comunale”.
Ma la sua versione non convince. Perché Di Capua non lo ha detto il giorno prima in assemblea? La debolezza, il difetto di comunicazione, la pochezza degli elementi per replicare paiono evidenti. A puntellare la difesa di Di Capua interviene anche Luigino Bottini, amministratore unico di Fara Srl. Anche questo comunicato è scritto in ‘avvocatese’ spinto: “Non si possono accettare speculazioni tendenti a delegittimare l’ambizioso progetto di riqualificazione turistica, che ci vede fortemente impegnati per la rinascita turistica della parte di ponente del waterfront chiavarese. Ribadiamo pertanto che il previsto centro benessere non è stato ridotto bensì collocato in area ritenuta più idonea, prospiciente all’accesso al mare, così come l’area destinata al fitness”.
Eppure di ‘ridimensionamento’ non è la politica a parlare. Bensì lo stesso verbale del Collegio di Vigilanza. Questo il quadro attuale. Al netto di ulteriori scaramucce tra i gruppi politici nei giorni scorsi, con Di Capua che sostiene: “La variante alla Fara sta seguendo l’iter dell’accordo di programma firmato proprio da Levaggi. E’ stato lui a introdurre norme di flessibilità progettuale che escludono l’intervento del Consiglio Comunale per le modifiche richieste”. E l’ex sindaco che commenta: “Di Capua o ci è o ci fa”.

Ma intanto perché Segalerba – diversamente loquace su molti altri argomenti – su questo continua a non parlare? Perché non smentisce, pubblicamente, di aver a che fare con la questione? E’ in grado di dimostrarlo? Come mai il privato ha ottenuto la variante che gli consente di contenere i costi proprio con questa amministrazione, mentre prima qualsiasi richiesta di modifica non era stata accolta, per quanto le regole, stando a quello che dice Di Capua, le avesse stabilite Levaggi? Ci sono state corsie preferenziali? “Noi siamo pronti – concludono i consiglieri di Noi di Chiavari – a portare la questione presso tutte le sedi che riterremo opportune. Abbiamo una documentazione molto cospicua in tal senso”.
Il sospetto che avanzano è quello di possibili favoritismi, dati i precedenti rapporti intercorsi tra tutti gli attori della storia.
L’avvocato Antonio Segalerba, da statuto, dovrebbe avere il ruolo più istituzionale e neutro, dentro la maggioranza. Quello di presidente del Consiglio Comunale. Figura di garanzia per tutti. Arbitro supremo. Spesso però non è così.
Segalerba parla (volentieri anche sui giornali) con disinvoltura di lavori ai sottoservizi della città, progetti di riqualificazione delle piazze cittadine, depuratore, pulizia dei torrenti, manutenzione dei marciapiedi, opere pubbliche. Come da assessore aggiunto. Come da super assessore.

Per una questione di opportunità, trasparenza e legalità, il sindaco Marco Di Capua dovrebbe assumere la paternità della pratica dell’ex Colonia Fara, dimostrandolo chiaramente. Con la stessa chiarezza, il presidente del Consiglio Comunale Segalerba dovrebbe dimostrare di non aver più nessun tipo di rapporto con i suoi vecchi clienti e soci. Di avere meramente un ruolo istituzionale e non politico a Palazzo Bianco (e magari potrebbe farlo iniziando a parlare meno di materie che competono strettamente alla giunta e non a lui).

Piazza Levante‘, sia chiaro, non mette minimamente in dubbio la correttezza di tutto l’operato. Ma sia Di Capua che Segalerba hanno la possibilità (e si spera pure gli elementi concreti in mano) per fugare anche solamente il sospetto di un conflitto d’interesse. Scenario molto pericoloso, per un amministratore pubblico.
Un professionista che passa in politica deve stare a chilometri di distanza dalle pratiche che riguardano i suoi vecchi clienti. Il rischio concreto è, infatti, quello di abuso d’ufficio.
Ma questo l’avvocato Segalerba dovrebbe saperlo perfettamente.

L’ESTRATTO DEL VERBALE DEL COLLEGIO DI VIGILANZA, DOVE SI PARLA DI ‘RIDIMENSIONAMENTO’

L’ANNUNCIO DEI POSTI DI LAVORO DA PARTE DELLA PROPRIETA’

Articolo tratto dal sito Portofinonews.it

MA SUL SITO DI TORRE FARA LE CABINE CI SONO ANCORA

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