di DANILO SANGUINETI
Non è totalmente vero che l’Italia abbia chiuso con i lockdown (vedi la contraddizione nei termini…) con l’avvento dei vaccini. Ancora oggi, all’alba del 2022, c’è un intero settore, non certo minoritario del paese, che è finito in quarantena, per di più imposta in maniera se non subdola, strisciante, senza che fosse dichiarata.
Impressiona il silenzio di molti, specie dei politici e degli amministratori, sempre pronti a tranciare giudizi e spargere lacrime coccodrillesche, sul lockdown ‘de facto’ dello sport dilettantistico. A gennaio hanno chiuso o stanno chiudendo il calcio settore dilettanti, la pallanuoto, il volley e il basket ossia gli sport di squadra che contano, quelli che hanno i numeri maggiori come adesioni e che hanno un seguito uniforme sul territorio nazionale. Per non parlare degli sport individuali, quelli di interesse olimpico e quelli che collezionano migliaia di praticanti, soprattutto nelle categorie giovanili: soffrono e se la passano tra male e malissimo.
In Liguria niente pallavolo e basket sino al 23 gennaio. Calcio a spizzichi e bocconi, qualche recupero in serie D, Eccellenza e Promozione; in ogni caso niente di niente dalla Prima alla Terza Categoria. Congelate le giovanili. Nel rugby bloccati tutti i campionati eccettuati la Peroni Top 10 (la massima serie) e la Coppa Italia sino al 30 del mese in corso. Come pensate che possano sentirsi decine di migliaia di sportivi che sanno che nella migliore delle ipotesi dovranno finire la stagione con un calendario stravolto, un percorso a ostacoli e in una ipotesi al momento tutt’altro che estrema la modifica della formula in corsa per far finire le competizioni in tempi accettabili?
Siamo alla terza stagione rovinata dalla pandemia. E siamo anche nell’epicentro di una catastrofe perché si stanno concentrando sulle società una serie di danni solo in parte collaterali.
C’è la questione del rialzo monstre delle bollette di luce e gas dovuto ai noti problemi nel campo delle fonti energetiche. Sulle piscine che per motivi evidenti debbono riscaldare e illuminare ‘come se non ci fosse un domani’ grava una sovrattassa da incubo. Ascoltiamo il ‘grido di dolore’ di Massimo Fondelli, amministratore unico di My Sport, consorzio di piscine che si occupa della gestione di numerosi impianti tra capoluogo e riviera (tra i quali quello di Sestri Levante).
“Da dicembre sul mondo delle piscine si è abbattuto anche il ‘caro-bollette’ dell’energia. Per il mio consorzio è stato ed è tuttora molto difficile proseguire nel garantire i servizi, così come è stato fatto negli anni. Però ce l’abbiamo fatta e continueremo a tenere duro. Negli ultimi due anni abbiamo affrontato con tenacia le difficoltà per far fronte ai danni subiti dal mondo delle piscine nell’emergenza Covid. Avevamo due strade, alzare bandiera bianca o combattere”.
E conoscendo la tempra di ‘Mamo’ Fondelli, da pallanuotista vincitore di un titolo mondiale, non c’erano dubbi sulla scelta: “Abbiamo deciso di reagire, non ci siamo afflitti contando le ingenti perdite. La nostra missione e priorità è rimasta quella di garantire i servizi e le attività per le famiglie, gli sportivi, gli atleti, gli eventi agonistici della Federnuoto, a carattere regionale e nazionale, ma soprattutto le tante iniziative sociali e sportive con particolare attenzione alle attività di disabili e anziani”.
My Sport con le Piscine della Sciorba e tutte le altre vasche consorziate hanno continuato ad investire, nonostante le perdite. “Perché crediamo nel futuro – ribadisce Fondelli – e in tal senso ci siamo caricati ancor più di responsabilità per promuovere il ruolo dello sport e dell’attività motoria essenziale al benessere fisico e psicologico”.
Nel capoluogo qualcosa si è mosso. “Un aiuto al mondo delle piscine genovesi è arrivato in questi giorni dall’Amministrazione comunale. Ringraziamo il Comune di Genova per il sostegno ricevuto, nell’ambito dell’emergenza Covid. Il contributo erogato, tra le altre, a Foltzer, Aragno, Centro Nuoto Sestri e FPX Pontedecimo, è un segnale importante. Ringraziamo per questa sensibilità e auspichiamo di ricevere ulteriori attenzioni in futuro per garantire questo movimento che ha un enorme valore sociale”.
Il rincaro dei costi energetici… “È un altro macigno sui nostri bilanci, il cui peso è ora al primo posto nella lista delle priorità da affrontare. Una sfida nella sfida, su una strada che è sempre in salita. Però abbiamo resistito prima, e resisteremo ora. Teniamo aperti, consapevoli del valore del nostro ruolo. Noi ci siamo!”.
Purtroppo non tutti ce l’hanno fatta a superare indenni l’attacco concentrico delle sfortune. Per esempio l’Atletica Due Perle, organizzatrice da anni a Santa Margherita Ligure dell’omonima mezza maratona internazionale, ha dovuto per il secondo anno consecutivo, gettare la spugna. La gara in programma per dicembre, poi rinviata a gennaio e infine a febbraio, slitta ulteriormente.
Il presidente Nicola Fenelli informa: “La gara di 21,096 chilometri e l’anticipazione ‘Portofino run’, stante il protrarsi della situazione contingente condizionata dal Covid non si disputeranno sabato 5 e domenica 6 febbraio. Gli organizzatori stanno studiando una nuova data in collaborazione con l’amministrazione comunale di Santa Margherita in modo tale da permettere la disputa di una manifestazione molto gradita dai podisti e caratterizzata da un grande riscontro di partecipanti”.
Un tentativo di resistenza estrema che fa a cozzare contro un altro muro. E questo potrebbe essere il colpo del ko. Le ordinanze emesse dal Governo e recepite dalle amministrazioni regionali di Piemonte e Liguria per contrastare il dilagare della ‘peste suina’ impongono tra le altre cose la chiusura prolungata di interi territori montani ad attività importanti come escursionismo, Mtb biking, turismo equestre, ricerca funghi.
A esserne colpiti 24 comuni liguri, al confine tra provincia di Genova, Savona e Piemonte, in cui sono stati riscontrati casi di cinghiali malati. Il Levante è per ora fuori dalla zona rossa, ma al momento l’espansione o il contenimento delle aree infette non sono prevedibili. Il presidente del Csi Genova, Enrico Carmagnani, al riguardo è esplicito: “È una batosta ad esempio per le nostre società affiliate di mountain bike che hanno la loro identità, ancor prima che il loro ‘core business’, nella possibilità di fare, magari dopo lezioni in campi pratica recintati, escursioni sui sentieri, in libertà, sempre nel rispetto della natura. Sono società formate da dirigenti e volontari appassionati che si impegnano nella tutela del territorio. Non c’è solo il mondo delle bike che rischia uno stop di sei mesi ma anche quello del trail running, dell’orienteering: discipline outdoor sempre più diffuse che in tempo di Covid hanno avuto un incremento potendosi svolgere in sicurezza all’aria aperta”. Come diceva il grande Marty Feldman a Gene Wilder in ‘Frankenstein Jr’? “Che cosa potrebbe succedere di peggio?”. Beh al momento sta piovendo poco…