di DANILO SANGUINETI
Il paragone è stridente e sicuramente favorevole al rugby. Quanto accaduto all’Italia calciofila due settimane fa – la mancata qualificazione ai Mondiali a causa di un’imbarazzante sconfitta casalinga con la Macedonia del Nord, classificata 67esima in un ranking che vede la squadra azzurra quinta – con annessi drammi esistenziali di una popolazione colpita dalla disfatta epocale e privata per la seconda volta consecutiva della partecipazione alla massima rassegna (cosa mai accaduta in passato) è immaginabile nel pianeta della palla ovale.
Il rugby nostrano di sconfitte amare e pure amarissime ha fatto incetta da sempre. Negli ultimi vent’anni, guadagnato faticosamente il biglietto di ingresso nel Torneo delle Sei Nazioni, in pratica il campionato d’élite in Europa, ha avuto più bassi che alti. Nel Sei Nazioni dal 2015 a oggi 36 sconfitte consecutive, il ‘Cucchiaio di Legno’, ironico riconoscimento a chi si classifica all’ultimo posto ormai attribuito fisso agli azzurri, eppure poche settimane fa in Galles contro la nazionale ottava nel ranking mondiale, all’ultimo minuto di gioco dell’ultima giornata, a pochi secondi da quella che sarebbe stata la settima edizione conclusa senza vittorie, in un paese in cui non aveva mai vinto prima, il team azzurro ce l’ha fatta. Ed ha festeggiato come se avesse conquistato il trofeo.
Perché? Perché il modo di pensare dei rugbisti è radicalmente diverso. La differenza sta nel codice morale che ogni ruggers impara sin da quando mette per la prima volta piede su un campo con le porte alte, da quando è appena più alto del pallone. La sconfitta non è mai vissuta come un disonore ma sempre come un’occasione per migliorarsi. Quando si perde, si stringe la mano all’avversario, senza rancori e senza rampogne, spesso si va a festeggiare con lui e sempre ci si ripromette che alla prossima andrà meglio. Una differente etica che nel rugby viene applicata a qualsiasi livello, dai giovani ai master, dai dilettanti-dilettanti ai semi pro.
Ne abbiamo una prova apparentemente piccola, in realtà assai significativa dell’attuale comportamento della Pro Recco Rugby che, pur affrontando una stagione irta di difficoltà, spiegabile anche e soprattutto con il biennio precedente, vera traversata nel deserto causato dalla pandemia, continua a mantenere il senso della sua mission educatrice e ad avere il giusto atteggiamento nel cercare la via di uscita. Inoltre trasforma ricorrenze e ricordi in opportunità di crescita. Due esempi su tutti.
Sabato 12 marzo ricorreva il decimo anniversario dalla scomparsa di Gianluca Spitaleri, giovanissimo protagonista del rugby ligure negli anni ’80 e che dovette interrompere per colpa di un incidente che gli aveva tolto la possibilità di camminare ma mai spense la passione per la palla ovale, proseguita fino al suo ultimo giorno di vita. La sorella Barbara, insieme ad amici ed ex compagni di squadra, ha pensato che non ci sarebbe stato modo migliore di ricordarlo se non quello di ritrovarsi al ‘Carlo Androne’ per giocare un bel ‘toccato’ e brindare in suo onore al terzo tempo. E così è stato.
Sono arrivati a Recco tanti amici di Gianluca e tanti esponenti del rugby ligure di una volta, tra i quali Alessandro Ghinetti, Valter Valentini, Giorgio De Bernardi, Massimo ‘Mammo’ Lematri, Giorgio Bottino insieme, naturalmente, agli ‘over’ delle Orche e a tutti coloro che hanno avuto il piacere di partecipare e divertirsi con la palla ovale. Il terzo tempo, curato dalla Pro Recco Rugby, è stato a base di ravioli al sugo di salsiccia, grigliata di carne, gelato e gli immancabili canti goliardici tratti dal repertorio delle Orche.
Durante la serata è stata fatta una raccolta fondi in favore dell’Associazione Paratetraplegici Liguria Onlus che cura tante iniziative per i disabili, tra le quali la gestione della spiaggia ‘Mare per Tutti’ a Santa Margherita Ligure, e per la quale Gianluca aveva anche lavorato. Sono stati raccolti mille euro, subito consegnati al presidente dell’associazione Antonio Cucco, a coronamento di una giornata di ricordo che non avrebbe potuto essere migliore di così.
In contemporanea, un’altra donazione è stata fatta dal Cuneo Pedona Rugby in ricordo sia di Gianluca Spitaleri che di Manlio Orengo, ex allenatore del Sestri e padre di Rossella e Valentina, allenatrice proprio a Cuneo.
Questo doppio contributo servirà all’associazione per sostituire la pedana del pullmino attrezzato per il trasporto delle persone con disabilità. Alla sensibilità del gruppo fa da inevitabile sostegno l’intelligenza dei singoli. Va citato il magnifico ‘discorso di Capodanno’ che il coach della prima squadra Jem Van Vuren ha voluto rivolgere a tutti gli atleti e dirigenti del club biancoceleste.
“Innanzitutto grazie per l’ospitalità, l’amore e il senso di comunità di questo posto speciale dove, dal giorno in cui sono arrivato, verso la fine di agosto del 2021, mi sono sentito a casa. Ho molti obiettivi personali ma quello principale è riportare appieno nel club orgoglio e senso di comunità. La vita, come tutti sappiamo, è piena di alti e bassi: la Pro Recco Rugby è stata per anni ai vertici della Serie A e in questo momento stiamo tutti lavorando senza sosta e con i piedi ben piantati per terra per rilanciare il nostro progetto per l’inizio della stagione 2022/2023: ci aspettiamo un nuovo terreno di gioco e delle migliorie alle strutture. Continueremo a investire e lavorare su un piano quinquennale con obiettivi a breve, medio e lungo termine, in un processo che richiede pazienza e impegno. Personalmente punterò molto sul settore giovanile e sulle scuole del territorio per aumentare i nostri numeri e ci concentreremo anche sul miglioramento delle competenze dei nostri allenatori e sulla totalità del nostro programma sportivo, con l’obiettivo di produrre non solo future stelle del rugby ma anche di uomini e donne di valore per il club e la comunità. Alla prima squadra: siete gli uomini che stanno aprendo la strada per tutto questo lavoro e, un giorno, bicchieri alla mano, ricorderemo positivamente questi giorni di difficoltà e battaglie. Ragazzi, non perdete mai la fiducia e la concentrazione in quello che stiamo facendo, perché siamo sulla strada giusta: oggi i nostri risultati sembrano piccolissimi, ma ci sono e, a volte, vincere non è tutto e perdere fa parte dell’apprendimento. Ai giocatori delle giovanili. Voi siete il futuro del nostro club: imparate ad amare il rugby e vedrete che alcuni dei vostri più bei ricordi e migliori amici verranno da questo gioco speciale, uno sport che ha spazio per tutti e a cui non importa da dove vieni e dove stai andando. Grazie a tutti i nostri sponsor, alla comunità e alle nostre famiglie: il lavoro e i sacrifici che tutti noi facciamo per il club servono a ripagare quelli che voi fate per noi. La Pro Recco Rugby cresce e sono sicuro che sarà un buon anno: guardiamo avanti, le partite sono dure, ma le nostre squadre diventano più forti e nuovi bei ricordi saranno pronti a nascere”.
A conferma che i rugbisti hanno un cuore ‘largo’ non solo per sopportare le fatiche del campo.