di DANILO SANGUINETI
Per andare su un altro pianeta non occorre prendere un razzo. A volte basta una barca – a patto che sia un po’ speciale, diciamo robusta e molto ben attrezzata – e navigare, navigare sino ad arrivare down under, agli Antipodi ed entrare nel settimo continente, quello dei ghiacci perenni e dei paesaggi incredibili, delle aurore australi. Un viaggio in Antartide è un’esperienza che ti cambia la vita. E che ancora oggi nell’era dell’ovunque e comunque, in pochi, quelli assai motivati, portano a termine. E mai per diletto perché nei dintorni di Polo Sud si va per lavoro, scientifico, esplorativo, comunque atto ad aprire nuovi spazi nella conoscenza del nostro mondo. Là nell’Inferno di Ghiaccio ci sono diverse risposte per il passato e discrete probabilità di soluzioni per il futuro.
La controprova la si potrà avere venerdì 16 dicembre alle ore 20,30 quando all’Auditorium San Francesco di Chiavari si terrà la proiezione del docufilm ‘Immenso Blu’ che racconta la spedizione ‘Antartica 2020’ che aveva finalità di esplorazione, ricerca scientifica per lo studio dell’inquinamento, alpinismo e scialpinismo. In contemporanea a Palazzo Rocca e fino al 5 febbraio 2023 (orari feriali 16-19; orari festivi 10-12 e 16-19) si potrà visitare la relativa mostra fotografica. All’Auditorium ci sarà Marcello Sanguineti, protagonista assieme a Gian Luca Cavalli e Manrico Dell’Agnola dell’avventura di due anni fa. Sanguineti gioca in casa, ha voluto iniziare il tour proprio dalla sua città.
Lo studioso si presenta: “Se devo raccontarmi scelgo sempre un duplice approccio, sia dal punto di vista professionale e da quello sportivo, in quanto la proposta in oggetto deriva dalla ‘confluenza’ dei due aspetti sopraccitati. Sono nato e residente a Chiavari, sono professore di Ricerca Operativa all’Università di Genova (Dibris, Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi), ricercatore affiliato al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e all’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e visiting professor alla School for Advances Studies (Imt) di Lucca. Mi occupo di modelli matematici per l’ottimizzazione di reti complesse, l’intelligenza artificiale, l’analisi dei processi inquinanti e altre applicazioni. Nel tempo libero mi dedico all’alpinismo”.
Tanto per non lasciare niente al caso. Ed è un singolare esempio di sincretismo, un esploratore che coniuga le vette più impervie alle acque più perigliose. “Mi definisco un ‘marinaio d’alta quota’: partendo dal mare di Liguria ho scalato su Alpi, Pirenei, Montagne Rocciose Canadesi, Ande Peruviane e Boliviane, Himalaya, Karakorum, Patagonia, Scozia, Norvegia, Giordania, Oman, Marocco, Namibia, Colorado, Wyoming, Utah, Nevada, Québec, Yosemite, Pamir, Tien Shan e Antartide, aprendo vie di estrema difficoltà in cinque continenti. Con vari compagni di cordata ho prodotto, in collaborazione con registi professionisti, filmati che documentano le spedizioni extraeuropee che ho organizzato oppure alle quali ho partecipato. Sono Istruttore Nazionale di Alpinismo, membro del CAAI-Club Alpino Accademico Italiano (di cui sono stato Vice-Presidente del Gruppo Occidentale e dove faccio parte della Commissione Tecnica) e Socio Accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna (Gism) e membro del Groupe de Haute Montagne (Ghm) francese”.
Il fil rouge della sua attività si dipana da decenni senza soluzione di continuità. “Il mio attuale progetto – che non esito a definire il più ambizioso – è quello di coniugare l’attività scientifica con quella alpinistica, organizzando spedizioni nelle aree montuose più remote dedicate all’analisi della diffusione delle sostanze inquinanti e all’impatto delle attività antropiche sugli ecosistemi più fragili: e qui metto a frutto le mie conoscenze nell’ambito dei modelli matematici per l’elaborazione di dati e nell’uso dell’intelligenza artificiale”.
La più recente di queste spedizioni si è svolta nel gennaio 2020 in Antartide. “Dopo la ‘pausa forzata covid’, abbiamo finalmente iniziato a presentare le immagini e il film-documentario. La spedizione ha raggiunto la Penisola Antartica (la parte più settentrionale del continente antartico, situata di fronte alla Terra del Fuoco). L’esplorazione ha riguardato pareti e ghiacciai della Terra di Graham, la porzione di penisola che si trova a Nord della linea tracciata tra Capo Jeremy e Capo Agassiz. Durante la spedizione sono state aperte due vie di ghiaccio e misto e sono state effettuate salite scialpinistiche. L’attività scientifica è stata svolta nell’ambito della mia collaborazione, come professore e ricercatore dell’Università di Genova con un progetto di ricerca dell’Istituto di Scienze Polari (Isp) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Durante la spedizione è stato effettuato il campionamento del manto nevoso in varie zone, partendo dai ghiacciai a livello del mare e procedendo a intervalli regolari di quota crescente. Questo contribuirà all’analisi della presenza di nuovi inquinanti anche in funzione dell’altezza e non solo in base all’area geografica”.
I suoi compagni di viaggio erano il biellese Cavalli e il bellunese Manrico Dell’Agnola. “Durante la spedizione abbiamo realizzato stupende riprese video e scatti fotografici, con strumenti professionali”. Il film-documentario dura circa 34 minuti, girato con strumenti professionali, regista e montatore professionisti, colonna sonora appositamente composta e immagini spettacolari. È stato selezionato e presentato in prima serata al Sestriere International Film Festival e ha vinto la menzione speciale della giuria al Swiss International Mountain Festival, lo scorso agosto. Recentemente è stato selezionato anche al Filmfestival delle Orobie e ha vinto il Filmfestival Internazionale di Verona.
La mostra fotografica è stata inaugurata a Biella a novembre 2021 e poi presentata al Museo Galata a Genova a marzo 2022. “Si tratta di circa 60 gigantografie con immagini di mare e montagna. Il mare è protagonista di molte immagini: vari scatti riguardano i quattro giorni di traversata in vela dello Stretto di Drake (per raggiungere l’Antartide dalla Terra del Fuoco) e altrettanti al rientro. Lo stretto di Drake, che rappresenta il mare più tempestoso del pianeta, è considerato l’Everest dei velisti. Inoltre, in moltissime immagini di montagna c’è anche l’oceano, visto che in Antartide le montagne glaciali partono dal mare. Un connubio ghiaccio-montagna-oceano, uno spettacolo che non ha eguali, potete credermi”. Marcello Sanguineti sulle orme di Shackleton. Se non sapete chi era chiedetelo a qualsiasi marinaio sia passato dallo Stretto di Drake: l’uomo delle imprese impossibili, capace di andare e tornare dall’Inferno Bianco su una barchetta per mantenere la parola data.