di DANILO SANGUINETI
Il liceo, la piscina, la ragazzina prodigio. Sarebbe una storia come tante altre se fossimo a Pasadena, California, invece ci troviamo a Rapallo, Liguria, Italia e Sofia Giustini, quindicenne che frequenta il Liceo Scientifico Sportivo Liceti di Rapallo e che milita nel Rapallo Pallanuoto di A1 femminile, è costretta a sobbarcarsi un carico di impegni e di incombenze che manderebbero in paranoia anche persone più mature (almeno dal punto di vista anagrafico).
Abbiamo voglia di riempirci la bocca con frasi tipo “dobbiamo fare come negli USA”. La lo sport è parificato a qualsiasi altra materia di studio e l’eccellenza viene non solo riconosciuta ma anche agevolata e premiata come merita. Qui da noi Sofia è alle prese con un’agenda quotidiana così fitta che neppure uno dei super presenzialisti da televisione del nulla riuscirebbe a reggere.
Dall’alba al tramonto e pure oltre, in una giornata dove lo spazio non dedicato allo studio e all’allenamento è talmente ristretto da misurarsi in minuti non in ore. Sette giorni su sette, dodici mesi su dodici perché se la scuola dura due quadrimestri, i tornei e i campionati di una stella nascente della waterpolo tra prima squadra, giovanili rappresentative di categorie e nazionali si susseguono senza soluzione di continuità da gennaio a dicembre. Una fatica improba, un confronto costante non solo con il proprio fisico. La mente sollecitata quanto e forse più dei muscoli, questione di carattere, non è da tutti avere una tempra simile. Per fortuna Sofia è una che è ‘nata pronta’, altrimenti non riuscirebbe a conciliare i diversi ambiti nei quali si muove, a bilanciare le richieste degli uni e le necessità degli altri.
Un episodio accadutole due settimane fa illustra e sintetizza in maniera perfetta l’enorme bagaglio di qualità che le consente di eccellere: giovane promessa del Rapallo Pallanuoto, dopo le convocazioni in alcuni collegiali sapeva di essere sotto osservazione da parte dello staff tecnico del Setterosa con chance per entrare nel giro della Nazionale in pianta stabile. Autorizzata a sperare ma nessuna certezza che la chiamata fosse imminente. Invece il 3 dicembre arriva la chiamata più importante, quella che ogni atleta vorrebbe ricevere: convocata per un impegno ufficiale della propria Nazionale. In serata l’Italia scende in acqua nella seconda giornata di Europa Cup. A causa dell’infortunio occorso di una giocatrice della SIS Roma, il ct Fabio Conti deve ricorrere alla quindicenne gialloblu, la migliore sostituta per quel ruolo. Sofia è a scuola, deve essere a Verona nel più breve tempo possibile, presentarsi alla piscina ‘Monte Bianco’ di Verona, la gara inizia alle 18,30.
Papà Giustini si offre come autista, esce dal suo istituto, butta dentro una borsa il necessario e via verso il Veneto. Ora è facile immaginare come ci si possa sentire, a 15 anni, a indossare la divisa della nazionale maggiore, in più c’è la mancanza di tempo per sgombrare la mente e preparare il fisico a una gara che è di elevato livello, l’Ungheria è una big mondiale della pallanuoto in rosa. Ammettiamolo, andare nel panico sarebbe logico. Sofia ci dà una lezione di understatement: “La telefonata mi ha raggiunto mentre ero a scuola. Lo devo ammettere: mi sono un po’ agitata!” Definirsi “Un po’ agitata” in un simile frangente equivale a etichettare come ‘piovasco’ l’Uragano Katrina. Eppure il talento rapallese non posa, è realmente una ragazza speciale, con i nervi di acciaio e il braccio di ferro. Infatti non solo non risente dell’essere stata praticamente gettata in acqua, contro l’Ungheria si toglie pure lo sfizio di segnare un gol alle magiare. Questo è un marchio che non può essere contraffatto: solo i grandissimi e le grandissime sono andate a bersaglio al loro primo incontro in azzurro. Lei per di più lo ha fatto a soli 15 anni…
Per un attimo la golden girl lascia spazio all’emozione: “Quando ho visto la palla entrare non ci credevo, era un sogno diventato realtà. Vedere le mie compagne e tutto lo staff che esultava mi ha dato tanta gioia e tanta forza ed energia per continuare la partita”. I ricordi sono la benzina perfetta per riprendere con ancora maggiore convinzione una routine fatta di tantissimi sacrifici. “Ogni volta che entro a scuola penso a quel lunedì. Adesso mi rendo conto che tutto quello che mi è successo in un solo giorno è incredibile. Quella partita avrei dovuto vederla attraverso un televisore e invece l’ho potuta vivere e giocare di persona: ancora adesso mi viene la pelle d’oca”.
Emozioni positive, emozioni da tenere però ben custodite nella propria mente, con la propria sensibilità. I fuoriclasse si distinguono anche per come sanno gestire il loro talento, per come sanno sempre come comportarsi con il loro successo. Sofia ha giocato in azzurro, ha ripreso a vincere pure con la sua squadra (il sabato successivo il suo Rapallo ha steso l’Orizzonte Catania e si è portato a soli due punti dalla vetta della A1), e rimane concentratissima sul presente: come ogni giorno si alza alle 6 prende il treno, va a scuola, esce, va ad allenamento, mangia, studia, in serata altro allenamento. Sacrifici costanti, sacrifici ripagati: è stata capocannoniere in tutte e tre le finali dei campionati giovanili 2018, ha vinto l’argento con la Under 18 agli Europei.
Il 2019 sarà sicuramente il suo anno eppure sentite che cosa confida in un’intervista al sito della sua società: “Una caratteristica che ho e che spero di avere anche in futuro è essere umile, non diversa dagli altri ma come gli altri. Mi dà fastidio quando qualcuno racconta la mia ‘storia’ davanti agli altri, ma soprattutto chi pensa che ormai io sia superiore alle mie coetanee, cosa assolutamente falsa: sono una come le altre, una qualunque. Non mi vanto perché non mi piace farlo”. Guai però a pensare che questa umiltà e un simile smisurato rigore la schiaccino sino a farla diventare una “nata vecchia”. “Quando racconto la mia giornata tipica tutti mi dicono che sono matta. Sì sono pazza ma per questo sport, che io amo, e quello che faccio lo rifarei altre mille volte. Non ho tanta vita sociale, però quel poco tempo che mi rimane lo sfrutto al meglio!” Se la pallanuoto avesse bisogno di un simbolo, un’icona che spieghi la meraviglia di una disciplina bistrattata, ci permettiamo di suggerire Sofia Guastini. Tanto, impegno più, impegno meno, ci sta anche quello di ragazza-copertina.