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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Società liquida e responsabilità

Questo è un mondo complicato e mutevole, come possono i giovani guardare al loro domani con un sorriso, senza paure? È impossibile
La presentazione del libro di Pietro Ichino che si è svolta nei giorni scorsi a Genova
La presentazione del libro di Pietro Ichino che si è svolta nei giorni scorsi a Genova
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di MICHELE SCANDROGLIO *

Ho ascoltato con estremo interesse il dottor Luca Josi, intervenuto a Genova con il professor Antonio Gozzi e l’autore, alla presentazione del libro di Pietro Ichino ‘Mezzo secolo di diritto del lavoro’ (Adapt University Press, 2025).

Prendendo spunto dalle metamorfosi del diritto del lavoro negli ultimi dieci lustri, Josi si domandava: se negli scorsi cinquant’anni anni abbiamo visto, tanto nel campo del lavoro come nel resto, i cambiamenti di cui oggi parliamo , come saranno i prossimi cinquanta?

Argomentava Josi che la lunga storia riformatrice che ha cambiato positivamente il mondo moderno oggi trova difficoltà ad individuare una forma equilibrata di stabilità geopolitica.

Ascoltandolo mi sono apparse nitide le pagine di Zygmunt Bauman, che ha definito “modernità liquida” questo scorcio di tempo, ben identificando l’ansia che ognuno di noi coltiva in sé. Chi è nato in epoca appena precedente aveva di fronte un tempo di certezze, di crescita civile ed economica. Oggi chi guarda innanzi a sé l’unica cosa certa che intravede è l’incertezza, e l’unica cosa permanente gli appare il cambiamento.

Questo è un mondo complicato e mutevole, come possono i giovani guardare al loro domani con un sorriso, senza paure? È impossibile. E non penso tanto ai fortunati che hanno almeno economicamente (forse) qualche certezza; penso a coloro che vivono di uno stipendio modesto, a coloro che sognano di mettere al mondo dei figli senza un sostegno adeguato da parte della collettività e dello Stato, penso alle giovani coppie, che spesso “convivono” perché in due si sopravvive mentre da soli non ce la si fa, penso a chi non arriva a fine mese. 

La modernità liquida troverà una sua solidificazione o ci accompagnerà per un periodo indefinito? Dobbiamo attrezzarci per essere pronti ad evolvere in ogni possibile direzione, liquidi noi stessi, resilienti, capaci di aggiustare, tornare a essere manodopera intesa anche come autosufficienza? Dobbiamo impegnarci a capire le nuove tecnologie che paiono sconvolgenti, cogliere le opportunità che comunque ogni cambiamento offre, giacché in ogni rivoluzione, in ogni eresia si crea uno spazio da riempire? Non c’è nulla purtroppo che ci insegni come nuotare in questo liquido. 

Sarà forse un nuovo senso di responsabilità individuale a dettare le regole? Già Aldo Moro diceva appunto che questo Paese, il nostro, non si sarebbe salvato senza aver ritrovato il senso della responsabilità individuale. Moro già intuiva quello che sarebbe successo oggi. Sicuramente ricorreva in lui un pensiero che faceva perno sulla collaborazione tra le classi sociali e non sula lotta fra le stesse; in questa solidarietà c’è forse una possibile soluzione? Baumann ci ha descritto la liquidità, la fluidità che permea il giorno d’oggi e ci ha dato quindi la giusta chiave di lettura. Sta alle classi dirigenti elaborare questi ragionamenti e tradurli in azione di governo.

Luca Josi nel suo commento al libro di Ichino ha tratteggiato una quasi ineluttabile scelta fra la certezza che deriva dal governo delle “corporazioni” e delle ‘autocrazie” e l’incertezza dei sistemi democratico liberali; un pensiero spaventevole ma reale.

Basti pensare che la ricchezza e il potere del mondo oggi si concentrano in poche centinaia di persone tra autocrati e  leader delle multinazionali, le quali a loro volta governano ogni aspetto dell’economia e quindi riverberano sugli assetti geopolitici concetti non mediati da nessuna responsabilità politico elettorale. 

Nel pensiero di Josi alberga una vena di pessimismo che condivido ma che non vorrei accettare. I mutamenti sociopolitici ci sono sempre stati, basti pensare al passato: gli imperi si sono succeduti e il mondo è ancora qua. 

Quindi spezziamo una lancia in favore dell’ottimismo guardando il bicchiere mezzo pieno, pur restando consapevolmente, responsabilmente preoccupati: ma guai a farsi cogliere dallo sconforto. L’uomo, la sua comunità, ha sempre saputo reagire alle tempeste e reagirà anche a questa; come, ancora non lo sappiamo, ma non sarà questa l’ultima pagina che leggeremo della nostra storia. 

È per questo che c’è sempre bisogno di un libero pensiero riformatore.

(* Imprenditore, console onorario della Bulgaria, già parlamentare della Repubblica)

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