Chiavari non è mai stata una città di sinistra, nel senso che non è mai stata una città a maggioranza di sinistra.
È vero però che in molte fasi, negli oltre 70 anni di storia repubblicana, la sinistra o parte di essa è riuscita ad influenzare la politica e la società cittadine ottenendo, nella Chiavari a maggioranza moderata, importanti successi.
Ciò è avvenuto, e in non pochi casi, quando da un lato c’è stata capacità di consenso elettorale alle elezioni comunali; dall’altro quando sono prevalsi a sinistra gli uomini e gli orientamenti meno ideologici e più pragmatici, che si sono occupati, anche con l’aiuto dei sindacati, di problemi concreti della città, dall’edilizia sociale e cooperativa, alla scolarità, ai problemi del lavoro, all’ambiente, all’isola pedonale.
Gli anni del centrosinistra a Chiavari, dal 1980 al 1992, con il PSI al governo insieme alla DC, qualche volta con altri partiti laici, sono stati tutto questo, e su queste pagine qualche tempo fa abbiamo ricordato con tristezza la scomparsa di uno dei protagonisti di quella stagione, Tito Chella.
Oggi la sinistra è in crisi ovunque e, non solo a Chiavari o in Italia, fa fatica a ridefinire un’agenda politica e ad esprimere una leadership adeguata.
Ci sono però città italiane importanti, da Milano, a Firenze, a Bari e tante altre dove grazie a sindaci pragmatici e con leadership, da Sala a Nardella, da De Caro a Valentina Ghio (che ci piace aggiungere a questa lista non perché amministri una grande città ma perché fa bene in un comune a noi vicino e importante come Sestri Levante) la sinistra giocando soprattutto sulla modernizzazione delle politiche urbane e sul buon governo riesce ad avere un consenso maggioritario.
A Chiavari invece l’encefalogramma a sinistra è completamente piatto, e l’assenza che si nota è soprattutto quella del PD, che prima nella sua fase renziana (osteggiata da buona parte degli esponenti chiavaresi) ora nella fase zingarettiana non dà alcun segno di vita.
Non si ricordano negli ultimi due anni iniziative di un qualche rilievo da parte del PD chiavarese, che alle comunali non va in doppia cifra ed esprime un candidato debole e sbagliato perché fondamentalmente assente e distante dalla città per ragioni di lavoro. Un PD che però sia alle politiche 2018 che alle europee 2019 supera il 20% dei voti e la media nazionale e che quindi, forse senza saperlo e senza merito, avrebbe in città un qualche spazio.
Non è che faccia meglio la sinistra più radicale che non si riconosce nel PD. Anche qui, se si fa eccezione per le meritorie iniziative culturali del ‘Bandolo’, nessun segno di vita.
Eppure i temi ci sarebbero per far sentire voce e presenza: il tema dell’urbanistica e del PUC innanzitutto, dove la variegata maggioranza che governa Chiavari ha dato prova di totale assenza di visione sulla città del futuro, mentre le due cittadine vicine, Sestri Levante e Rapallo, con due sindaci di diverso orientamento politico ma entrambi bravi, corrono a più non posso mettendo sempre più in discussione l’antica supremazia di Chiavari nel Tigullio.
La visione per il futuro, l’innovazione e lo sviluppo economico sostenibile con le loro conseguenze sociali e sul lavoro sono temi che, in una città di anziani e in cui la grande maggioranza di giovani scolarizzati se ne va perché non trova lavoro, dovrebbero essere cavalli di battaglia della sinistra.
Ci sono a Chiavari importanti realtà private, WyScout e WyLab, che hanno creato centinaia di posti di lavoro, e che sono dedicate all’innovazione digitale e allo sport, e cioè a temi di grandissimo interesse per i giovani, e che però non hanno mai suscitato alcun segno di attenzione e confronto da parte del PD locale.
Ma anche le politiche per gli anziani, a partire dalle vicende del ricovero Torriglia non sembrano interessare. Nello scontro tra l’amministrazione Di Capua (o suoi singoli esponenti) e il presidente Arnaldo Monteverde, invitato ad andarsene, non si è capito da che parte stava il PD. Che idee si abbiano sulle politiche per la terza età nel PD locale nessuno lo sa.
Infine, l’ultima questione dove, al di là di due diligenti comunicati stampa del consigliere Cama, nulla avviene è l’ incredibile vicenda del progetto Italgas in via Trieste.
Il nostro giornale si è occupato in maniera approfondita del caso, e non rientreremo qui nei dettagli. Ma che non ci sia nessun esponente di sinistra che dica che chi governa deve governare e non iscriversi ai comitati di protesta, cioè l’abc della politica, fa specie.
Questi silenzi e questa assenza sono il modo con cui ci si autocondanna ad essere insignificanti.
L’opposizione non è una passeggiata di salute, ma un ruolo determinante per la democrazia. Non si costruisce una presenza e un’alternativa nel silenzio. Il malumore che dopo due anni di amministrazione Di Capua si avverte in città prenderà altre strade.