In questo numero di ‘Piazza Levante’ ospitiamo un intervento di Marco Lanata, CEO di Virtual, a proposito della situazione della Fibra ottica nel Levante genovese.
di MARCO LANATA *
Le infrastrutture di accesso sono fondamentali per definire la qualità di un territorio e la sua capacità di attrarre e conservare business e quindi persone attive.
In un’era post-Covid, in cui ci stiamo affacciando, risulta evidente che tali infrastrutture non sono solo quelle stradali e ferroviarie (di cui la Liguria e il Tigullio hanno un disperato bisogno, ormai senza risposta da anni), ma anche digitali.
Questi mesi, infatti, ci hanno insegnato come la ricerca di spazi personali, verdi, con aria salubre siano diventati una priorità anche per chi vive e lavora nelle zone più avanzate, ma anche più densamente popolate e inquinate d’Italia (e di Europa).
Questo periodo di smart working forzato ci ha insegnato che è possibile lavorare in maniera produttiva anche senza essere in ufficio. Che è possibile tenere riunioni efficaci e concrete anche senza vedersi di persona.
Queste due tendenze possono rappresentare per il Tigullio una straordinaria opportunità di intercettare le esigenze di coloro che, vivendo a Milano o nella pianura padana, cercano appunto un luogo dove passare un paio di giorni la settimana di smart working e ovviamente il weekend. Venerdì – lunedì per capirci.
Ma è anche una occasione per limitare la emorragia di giovani che, nati, cresciuti ed educati qui nei nostri ottimi licei, non trovano speranze adeguate per un lavoro di livello in zona ed emigrano più a nord.
Queste prospettive sono sicuramente concrete, ma si scontrano con alcuni ostacoli, cioè la carenza di infrastrutture di accesso di cui parlavamo.
In particolare, vorrei soffermarmi sulla cronica carenza di connessioni Internet in fibra ottica nel nostro territorio. Per essere preciso, devo fare una piccola digressione tecnica, per sgombrare il campo da alcune imprecisioni.
Che cosa è una connessione ‘in fibra’?
Spesso gli operatori di telecomunicazione (chiamati in gergo Telco), spacciano per connessione ‘in fibra’ una connessione ibrida fibra-rame. Si chiamano tecnicamente connessioni FTTC (Fiber-To-The-Cabinet), cioè una connessione in fibra ottica fino all’armadio in strada. Dall’armadio alla casa (o alla azienda) si arriva invece con la vecchia connessione in rame (il doppino telefonico), posato diverse decine di anni fa per portare il telefono nelle nostre case.
Questa soluzione tecnologica si basa sostanzialmente sui protocolli delle connessioni ADSL, la cui A sta per Asymmetric. In poche parole, queste connessioni hanno velocità strutturalmente asimmetriche, più veloci in download e limitate in upload. Questa soluzione è efficace per vedere video in streaming (Netflix, Amazon Prime, DAZN, YouTube, ecc.) o per la navigazione via browser, ma mostra i suoi limiti nelle comunicazioni bidirezionali, la più importante delle quali è la videoconferenza. La velocità massima che si ottiene dipende da molti fattori, ma in genere non supera i 100 Mbps in download e 20 in upload (a essere ottimisti).
In poche parole, la esperienza di sistemi di videoconferenza (Teams, Skype, Zoom, Meet, ecc.) o di smart working con connessioni asimmetriche non è ottimale.
Le vere connessioni in fibra ottica sono invece quelle in cui l’operatore porta un cavo in fibra direttamente all’interno della abitazione o della azienda. Si chiamano FTTH (Fiber-To-The-Home). Tali connessioni hanno due caratteristiche: primo, le velocità sono strutturalmente simmetriche. Secondo le velocità sono molto più alte. Le velocità tipiche sono 100/100 Mbps (Download/Upload), ma si raggiungono facilmente i 1.000/1.000 Mbps (cioè 1 Gbps). Va da sé che questa tecnologia è l’ideale per reti con molti utenti, come le aziende, per la videoconferenza, per lo smart working.
Fatte queste premesse, quale è la situazione della disponibilità di fibra (vera) nel Tigullio? Scarsa, specialmente in confronto con altri territori. Le Telco investono molto in fibra nelle zone densamente popolate (Milano, Torino, Genova, Roma, ecc.) per ovvie ragioni di ritorno dell’investimento. Non si può chiedere ad aziende private di spendere senza la concreta speranza di rientrare del loro investimento.
Lo stato, attraverso per esempio Open Fiber, si è impegnato a coprire i costi della posa della fibra, da rivendere poi alle Telco, nelle cosiddette zone a fallimento di mercato. Tuttavia, questa politica, di per sé lodevole, si è scontrata con il pantano della burocrazia, dei tagli di bilancio e dei ritardi strutturali.
Il risultato è a macchia di leopardo: un cittadino (o una azienda) di Bolzaneto o di Pegli hanno accesso alla connettività in fibra a 1.000 Mbps simmetrici a prezzi modici, mentre a Chiavari, Sestri Levante o Rapallo non è possibile. O meglio, è possibile solo per quelle aziende che sono disponibili a pagare qualche migliaio di euro per pagare lo scavo dall’armadio (cabinet) al proprio ufficio (home).
Quando verrà colmato questo gap? Potete consultare voi stessi la situazione prevista sul sito https://bandaultralarga.italia.it/ . Come si evince dai dati pubblicati sul sito, in alcuni comuni dell’entroterra i cantieri sono già aperti: Borzonasca, Mezzanego, Varese Ligure. Invece i comuni del litorale sono fermi o quasi: Santa Margherita, Zoagli, Chiavari, Lavagna hanno una data prevista di inizio lavori nella seconda metà del 2022. Stranamente invece Rapallo e Sestri Levante verranno cablati già dalla metà del prossimo anno. Sulla base di quale criterio? Perché un cittadino o una azienda di Bolzaneto ha più priorità di uno di Sestri e quello di Sestri più del cittadino chiavarese?
In un libro visionario scritto nel 2000 da Jeremy Rifkin, ‘L’era dell’accesso’, l’autore pone l’accesso veloce e stabile ad Internet come una delle condizioni per sopravvivere nel mercato moderno. A maggior ragione, il mondo nuovo in cui siamo stati catapultati dal Covid richiede una accelerazione su questo tema, pena il declino economico e demografico.
Ritengo che ormai l’accesso alla banda ultra-larga sia un diritto inalienabile dei cittadini di uno stato moderno, come lo è stato l’accesso alla acqua potabile, alla alimentazione elettrica, alle reti fognarie e al telefono nei decenni (secoli) passati.
I nostri sindaci, i deputati e senatori del nostro territorio devono farsi carico di una integrata opera di moral suasion a Roma, nei palazzi dove vengono prese le scelte di quali territori preferire a scapito di altri, nella gara alla disponibilità universale della fibra ottica. Come già evidenziato in un interessante convegno del 2014 (‘Tigullio al bivio’, con La Rocca, Gozzi e Caselli), il Tigullio deve avere una vision che lo porti alla evoluzione come centro di servizi avanzati in un contesto di pregio ambientale, altrimenti diventerà una periferia per anziani, bellissima e disperata, senza giovani e quindi senza futuro.
High quality life o declino.
Tertium non datur.
(* CEO di Virtual, società del Gruppo Duferco)