di DANILO SANGUINETI
Erano almeno quattro mesi che la promozione del Sestri Levante in serie C veniva data per inevitabile. Fatti gli scongiuri del caso ed eseguite tutte le manovre apotropaiche possibili e immaginabili, la gloriosa Unione Calcistica ha potuto alle 17 di giovedì 6 aprile, grazie alla vittoria sul campo del Gozzano (3-1) dare il via ai festeggiamenti. I suoi tifosi si sono scatenati al rientro del pullman dal Piemonte nella stessa storica serata, con canti, balli, cori, fumogeni, fuochi artificiali e pure una passeggiata nella Baia del Silenzio dove è posta la targa a ricordo della fondazione della società. Il club rossoblù ha conquistato ciò che sino a pochi mesi fa pareva anche sull’impossibile sognare: l’ingresso nel professionismo, la scalata al calcio che conta che il vascello dei Corsari appena travalicato il crine del 104° compleanno aveva solo sfiorato in un paio di circostanze. Eppure questa potrebbe essere solo l’ouverture di un’opera epica, ancora tutta da scrivere e che promette imprese ancora più entusiasmanti.
Nel corso di questo abbondante secolo se ne sono viste e vissute di cotte e di crude ma una squadra così vincente come quella affidata a Enrico Barillari non c’era mai stata. Una squadra costruita con un certo criterio ma non stellare né costosissima, che pure non sta vincendo ma sta dominando il girone A di serie D, lasciate a distanze siderali le avversarie prima tra tutte un’altra ligure, la Sanremese forte di un blasone pesante e che sino all’altro giorno guardava dall’alto in basso l’avversaria. Un errore imperdonabile perché il Sestri l’ha prima affiancata, poi superata e infine abbandonata al suo destino, quello di incerti e poco remunerativi play off promozione.
Mancano quattro giornate per completare la regular season ma il Sestri ha 15 punti di vantaggio: ha vinto 27 volte, perse solo in 3 occasioni, ha la miglior difesa e il miglior attacco, indiscutibile il suo diritto di accedere al mondo del professionismo. Mondo che non ha mai frequentato perché quando venne fondata la LNP, la Lega Nazionale Professionisti, il 16 maggio 1946 a Rapallo, il Sestri era sì in serie C, ma questa non faceva parte del consesso di ‘coloro che sono pagati per fare il calciatore’. Solo il 1º agosto 1959 come Lega Nazionale Semiprofessionisti, con sede a Firenze.
In quella data il Sestri si dibatteva tra la massima serie dei Dilettanti e le categorie immediatamente alle sue spalle. È quindi un unicum quello ottenuto dal Sestri del presidente Stefano Risaliti, assistito dal vice Vittorio Raffo, dal direttore generale e team manager Nicolò Mai, dal diesse Paolo Mancuso: un imprenditore chiavarese, nel calcio come giocatore, allenatore e dirigente da quasi 50 anni, e che è approdato nove anni fa al Sivori dopo aver fatto cose egregie tra valli e costa, alla Lavagnese e al Vallesturla, alla Caperanese e pure all’Entella nella delicata fase di passaggio tra la rinascita ad inizio Duemila e l’avvento della presidenza Gozzi che ha portato il club dall’Eccellenza alla serie B.
Nella sua esperienza al Sestri aveva già stupito tutti sbaragliando la concorrenza di tutta Italia nelle finali dei play off nazionali di serie D, nel giugno 2015. Avrebbe avuto diritto a salire qualora ci fosse stato un posto vacante nella terza serie – allora ancora chiamata Lega Pro tout court – ma il presidente, i consiglieri, e la stragrande maggioranza dei tifosi (molti dei più accesi sono anche soci della Unione Calcistica che dovrà diventare una s.r.l) non vollero, fedeli alla loro linea di accettare solo promozioni sul campo, e rifiutarono la chiamata che puntualmente arrivò a premiare proprio quel Monopoli che avevano battuto sotto la guida di Baldini nella finalissima di Foligno.
La stessa linea venne tenuta, con coerenza rara nel mondo del calcio, nell’estate 2020 quando c’era da decidere se il secondo posto nella Eccellenza sospesa causa Covid potesse valere il ripescaggio in serie D, persa dodici mesi prima. Ancora una volta la posizione del club fu chiara: ‘Niente ripescaggio’. Unica condizione per accettare che la Lega Dilettanti decidesse che, dato il campionato interrotto, le migliori seconde classificate sarebbero state promosse direttamente nella massima categoria dilettanti. Così fu e il Sestri due stagioni fa riprese il suo posto. In pochi pensavano che questo ritorno fosse da preludio a qualcosa di grande. Ancora in estate la squadra al momento della presentazione veniva etichettata come ‘piena di giovani promesse’ e ‘ben organizzata’ ma che potesse, guidata da un tecnico come Enrico Barilari, ex della Juniores Nazionale, con il quale l’anno prima era riuscito con quattro giornate in anticipo a vincere il torneo, puntare dritta alla promozione veniva sostenuto solo dai tifosi più spericolati. Ed invece eccoci qua, con la città, il club, l’intero movimento sportivo sestrese pronti ad ascendere, a… credere nell’incredibile. Ci sono molte montagne da scalare. In primis il campo e le infrastrutture ad esso collegate da rifare a tempo di record, con lavori giganteschi da approntare in quattro-cinque mesi al massimo, per poter dare alla Gradinata Gori, il settore degli irriducibili, uno spettacolo come sogna da decenni, anzi da 74 anni, tanti sono passati dalla perdita della serie C prima maniera. C’è poi una squadra da rinforzare, una società da potenziare, una struttura tecnico amministrativa da inventare. Quisquilie. Niente spaventa questi corsari che mostrano di saper navigare in ogni mare, a dispetto delle onde avverse.