di ALBERTO BRUZZONE
Uno dei fenomeni più evidenti e preminenti post pandemia è il dilagare dell’alcol, specialmente tra i giovani e i giovanissimi. Non che prima questo problema non fosse presente, ma è andato allargandosi anche a seguito dei vari lockdown e delle costrizioni. Lo dicono gli psicologi, lo confermano i medici, lo certificano i dati. Applicare retromarce e correttivi è diventato sempre più complesso e non bastano ordinanze né regole.
Singolare il caso del Comune di Genova, che nei giorni scorsi ha avviato una tolleranza zero verso il consumo di alcol in strada, cioè a meno che non si rimanga all’interno dei locali e dei dehors: divieto di bere e di portare in giro bevande da asporto dalle 22 alle 8 del mattino successivo e, nelle zone più critiche, divieto esteso dalle 12 alle 8 del mattino successivo. Nel Tigullio ordinanze di questo tipo non vengono applicate, non di meno non mancano i tentativi di scoraggiare l’abuso di alcol.
A Sestri Levante ne è stato escogitato uno che è singolare e curioso, eppure ha fatto ugualmente discutere. Lo staff del ‘Bargonello’, che è un locale di via XXV aprile, ha lanciato, in collaborazione con Unicef e con l’amministrazione comunale, la campagna ‘Non bevo alcol… E mi diverto!’, incentrata sui rischi dell’eccessivo consumo di bevande alcoliche da parte dei giovani e dei giovanissimi. Per l’occasione è stato presentato il cocktail analcolico naturale denominato ‘Nicole della Baia’, realizzato con acqua tonica, sciroppo di rosa Presidio Slow Food, succo di limone bio, guarnito con boccioli e fetta di limone.
“Niente alcol, ma colori e odori delle nostre baie”, lo slogan lanciato dagli ideatori, con la benedizione del sindaco Francesco Solinas, del presidente del comitato genovese di Unicef, Franco Cirio, del presidente della pubblica assistenza di Sestri Levante, Fabio Broglia, e di rappresentanti di Slow Food.
È una goccia (analcolica) nel mare, ma ogni tentativo che va nella direzione di sensibilizzare dev’essere accolto positivamente, anche se le minoranze di Sestri Levante hanno chiesto provvedimenti di maggiore efficacia e portata. Non è che una cosa escluda l’altra, ma certo far vedere che esiste anche un’altra faccia del bere è sempre utile.
In Liguria, in prima linea contro il dilagare dell’alcol tra i giovani, c’è Gianni Testino, conosciutissimo medico genovese, direttore della struttura complessa Patologie delle Dipendenze ed Epatologia alcol correlata di Asl 3, coordinatore del Centro Alcologico Regionale Ligure, presidente della Società Italiana di Alcologiae, da pochi mesi, componente del Tavolo tecnico sull’alcol voluto dal sottosegretario Andrea Costa presso il Ministero della Salute.
Secondo Testino, il problema più grave e più urgente, in termini di dipendenza dalle sostanze alcoliche, è riassunto in una parola inglese sotto la quale si cela “la pandemia delle giovani generazioni”. Così viene definito il ‘binge drinking’, ovvero il bere allo scopo di ubriacarsi.
“L’alcol è il nemico più subdolo del nostro tempo, perché non viene percepito ancora come un problema grave dalla maggior parte delle famiglie, né dalla maggior parte degli adulti in generale. Il ‘binge drinking’ è il problema di gran lunga più ricorrente tra giovani e giovanissimi, pur accentuato dopo la pandemia da Covid-19. Il ‘binge drinking’, il bere sino a che non si sfinisce, è la nuova modalità del divertimento. Il consumo di alcol in Italia sta diventando la prima causa di malattia del fegato e, di conseguenza, la prima causa di trapianti di fegato. Tutto questo comporta una spesa sanitaria, per lo più pubblica, di venticinque miliardi di euro all’anno in Italia. La seconda causa di malattie del fegato, ma distanziata nettamente, sono i disordini alimentari”.
Testino parte dalle ultime statistiche da parte dell’Istat e dell’Istituto Superiore di Sanità: “Si comincia a bere sempre prima, ci si prende la prima ubriacatura a un’età che, anni fa, sembrava impossibile: tra gli undici e i quindici anni. Il ‘binge drinking’ investe tutte le età: si beve per ubriacarsi nel 22% dei casi maschili e nel 14% dei casi femminili nella fascia tra i 18 e i 24 anni; nel 6,8% dei casi maschili e nel 6,2% dei casi femminili nella fascia tra i 16 e i 17 anni; nell’1,7% dei casi maschili e nell’1% dei casi femminili nella fascia tra gli 11 e i 15 anni. Si tratta di una ricerca assolutamente attendibile, perché gli esperti l’hanno condotta famiglia per famiglia”.
E la Liguria? “In Liguria l’81% dei maschi e il 63% delle femmine consuma regolarmente alcol. Il 43% dei maschi e il 27% delle femmine beve fuori pasto. Il ‘binge drinking’ interessa il 7,6% dei maschi e il 3% delle femmine. Di fronte a questo quadro, occorre trovare delle modalità per educare i giovani, per far capire loro che il consumo di alcol non è un successo ma, al contrario, un fortissimo insuccesso. L’alcol incide negativamente sul rendimento scolastico, fa perdere gli amici, accresce i problemi relazionali, gli stati d’ansia, gli attacchi di panico, la depressione. Le famiglie non sono spesso preparate o sottovalutano il problema, non sapendolo riconoscere alle origini”.
È indubbio che il Covid abbia peggiorato la situazione: “Direi proprio di sì – conferma Testino – In certi casi, l’aumento dell’acquisto di bevande alcoliche è stato del 400%. Ma se da un lato si è bevuto di più, dall’altro gli adulti si sono resi conto di quanto bevessero i loro figli. Diciamo che i lockdown hanno aperto gli occhi. Noi come Asl 3 lavoriamo molto con le scuole, ma questo impegno non deve scendere”. E quindi val bene anche un cocktail al profumo di rose.