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di ALBERTO BRUZZONE
L’effetto Genova non si è ripetuto. Il modello Toti neppure. Sestri Levante si conferma una delle ultime roccaforti ‘rosse’ in tutta la nazione. Anche se la tonalità è completamente differente rispetto al passato, quando i partiti – Pd in testa e, ancor prima, le sue tante vecchie denominazioni – sbaragliavano la concorrenza a suon di consensi.
Quello che ha portato Valentina Ghio alla riconferma come sindaco della Bimare (con un ampio 52,2% che le è valso, assolutamente a sorpresa, il successo al primo turno) è un movimento senza simboli, una scelta che la sindaco uscente ha voluto sin dall’inizio, per quanto il consigliere regionale Pd Luca Garibaldi sia rimasto al suo fianco durante tutta la campagna elettorale. Un movimento ‘dal basso’, fatto di programmi e idee, fatto di persone prima ancora che di direttive superiori, di ‘comparsate’ di politici nazionali, di logiche di potere e palazzo sempre più invise ai cittadini. Un ‘cantiere’, come spesso lo ha definito ‘Valentina’ da queste parti (che il cognome Ghio, per quanto importante a Sestri, con un fratello sindacalista e un padre partigiano, è superfluo quando si parla di lei in città): l’esempio da cui la sinistra, mai così in basso, può e deve ripartire. E forse proprio lei, la sindaco più amata dai sestresi, sarà il nome su cui puntare in vista delle regionali del 2020.
Il “Cantiere delle idee”, una formula di successo.
“Devo dire che sono veramente soddisfatta di questa scelta. Il ‘cantiere’, o ‘laboratorio’ che dir si voglia, è l’unica soluzione che io vedo per riportare le persone alla politica sana. In particolare, per la sinistra, è la direzione dalla quale occorre ripartire. Più attenzione alla base, al mondo dell’associazionismo, del volontariato, al sociale, alle fasce più deboli. Quello che la sinistra, storicamente, è sempre stata più brava a fare”.
Si deve quindi tornare a certi modelli del passato?
“Assolutamente sì. Tornare a parlare di cultura, di economia al servizio del lavoro e dell’essere umano, di sostenibilità ambientale. Dobbiamo saper ascoltare i veri bisogni della gente, rappresentare un modello, essere insieme una grande forza. Favorire il dialogo, la democrazia, la gente che si parla e s’incontra. Durante il mio mandato abbiamo puntato con convinzione sul tema dell’associazionismo. Dando una mano, nei limiti del possibile, alle realtà già esistenti e incoraggiando la nascita di nuovi soggetti, come quei gruppi che si occupano della pulizia dei sentieri, oppure gli amici della biblioteca. Al di là delle critiche, sempre fisiologiche quando si governa una città, devo dire che c’è stato un buon ritorno. La nostra filosofia di amministrazione può tranquillamente essere esportata a livello nazionale”.
La scelta di candidarsi senza simboli di partito è stata sua personale. Una sorta di scommessa: alla fine ha vinto, per giunta al primo turno.
“Meglio di così non poteva veramente andare. E’ vero, ‘correre’ senza simboli è stata una mia precisa scelta, ma devo dire che è stata ampiamente condivisa. Essere ‘civici’ ha contribuito alla rielezione, ma non è stato secondo me il primo ‘motore’. Io credo di essere stata rieletta perché le promesse che avevo fatto cinque anni fa nel mio programma, sono diventate fatti. Perché siamo stati una squadra seria e competente, e sempre innamorata della nostra città”.
La vostra è una politica quasi ‘porta a porta’…
“Più stai nel piccolo, più il rapporto di fiducia è fondamentale. E’ stato un punto fermo della nostra condotta amministrativa. Poi, anche molto prima del periodo elettorale, io in questi cinque anni sono stata molto vicina alle persone, sono andata spesso nei quartieri e nelle frazioni. Ci siamo fatti conoscere e stimare”.
La sua vittoria è un esempio da seguire per il centrosinistra. Ha sentito i vertici del partito?
“Il consigliere regionale Luca Garibaldi è sempre stato al mio fianco. Poi mi sono arrivate parecchie telefonate di complimenti: dagli ex ministri Pinotti e Orlando a Pandolfo, Rossetti, Tullo, Terrile e la Paita. Mi hanno fatto molto piacere. E’ stata molto bella anche la telefonata con Francesco Olivari, sindaco di Camogli, rieletto pure lui”.
Sestri si conferma un ‘fortino’. L’altro, Sarzana, è ancora in bilico.
“Mi sono messa a disposizione del collega Cavarra. Se occorre un appoggio, può contare su di me”.
Al centrosinistra Valentina Ghio ha dato una grossa lezione. Non crede?
“L’ho detto, spero che la mia vittoria fornisca lo spunto per una riflessione ad ampio raggio. Occorre trarne lo spirito costruttivo. Non si può sempre e solo criticare. Bisogna anche proporre, parlare di temi”.
Se non avesse vinto, cosa avrebbe fatto?
“Sarei stata all’opposizione. E sarei tornata tranquillamente a fare il mio lavoro (è stata funzionaria presso il settore Lavoro della Provincia di Genova). Certo, mi sarebbe dispiaciuto per un consenso perso dopo tanto impegno profuso. Fortunatamente, però, questo scenario non si è presentato”.
A proposito di scenari: dopo il Parlamento sfumato, c’è chi la vede candidata alle prossime regionali. Cosa risponde?
“Per ora non lo prendo neanche in considerazione. Mi godo questa vittoria e continuo a lavorare per il bene di Sestri Levante”.
Ha già in mente la giunta?
“Ci penserò nei prossimi giorni”.
Rimpastone o rimpastino?
“Qualche elemento di novità ci sarà. Ma devo prima parlare con i diretti interessati”.
L’INTERVISTA DI MARISA SPINA A VALENTINA GHIO
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L’INTERVISTA DI MARISA SPINA A GIAN PAOLO BENEDETTI
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