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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Sentieri e viabilità antiche come pagine di storia

Gli antichi tracciati hanno richiamato un rinnovato interesse. Il lavoro che potremo realizzare renderà prezioso, passo dopo passo, il percorrere sentieri e mulattiere, un paesaggio che raccoglie secoli di storia
Nei primi anni del XIII secolo un ampliamento verso est, proprio nell’area antistante la Porta di Capoborgo, si sviluppava ai piedi della Collina di Ri
Nei primi anni del XIII secolo un ampliamento verso est, proprio nell’area antistante la Porta di Capoborgo, si sviluppava ai piedi della Collina di Ri
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di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

La sensibilità e l’attenzione per il paesaggio e la sua valorizzazione vedono oggi una rinnovata progettualità. È stato presentato nei giorni scorsi, a cura di Jecoguides e dei Comuni interessati in collaborazione con le associazioni Le Pietre Parlanti e Dynamoscopio, un piano per un Ecomuseo del Tigullio, con l’idea di raccogliere e creare un supporto digitale all’esplorazione del territorio compreso tra Lavagna e Cogorno (leggi qui l’articolo). Mi pare questa davvero  una buona idea,  innovativa e assolutamente da appoggiare.

A questo riguardo desidero dare un contributo e provare ad esplorare l’arco territoriale opposto, cioè l’ambito collinare e paesaggistico tra Chiavari, Leivi e Zoagli, giungendo alla Fontanabuona. La lente d’ingrandimento che vorrei usare è quella dello sviluppo delle antiche viabilità, cioè quali fossero, un migliaio di anni or sono, le strade di percorrenza di questo territorio.

La data centrale dell’indagine è quella della fondazione di Chiavari, la seconda metà del XII secolo. Il centro urbano di Chiavari, rimasto da allora pressoché immutato, è per essere precisi il quasi-quadrilatero tra Via Doria-Via Delpino, l’asse da corso Garibaldi sino alla piazza Matteotti, dal lato opposto via delle Vecchie Mura, a chiudere verso nord l’arco viario – con apice il Castello – e a ridiscendere  da salita Gianelli. All’interno di questo areale stava la Città della fondazione medievale. Il tutto si completava con le “Porte” d’accesso: quella della Marina, a sud – oggi composta nella viabilità affianco al Municipio; a Rupinaro: nella zona antistante il Banco di Chiavari, con un’appendice già urbanizzata intorno alla chiesa di San Giacomo; a est il “Capoborgo”, nella zona antistante l’attuale piazza  Matteotti in asse con via  Vittorio Veneto.

In questa ricostruzione schematica si può leggere il primo sviluppo progettuale della Città di Chiavari. Nei primi anni del XIII secolo un ampliamento verso est, proprio nell’area antistante la Porta di Capoborgo, si sviluppava ai piedi della Collina di Ri a segnare il percorso verso due punti strategici della viabilità di quel tempo: la Scafa, tra l’attuale corso Lavagna e, verso Lavagna, la via  Garibaldi; proseguendo e attraversando il Passo del Dazio (l’edificio ad angolo tra Corso Lavagna e Via Piacenza) si raggiungeva il monumentale Ponte della Maddalena già di Sant’Erasmo.

Mi pare, giunti a questo punto dell’esplorazione, d’avere già molta documentazione disponibile, e molte pagine di storia da condividere con chi desidererà “visitare” l’Ecomuseo. Ora potremmo risalire lungo “la Via che Collega l’Appennino al Mare” (così sta scritto sulla lapide della Casa del Dazio) una strada “obbligatoria”, voluta dal Regno di Sardegna, per raggiungere il profondo territorio alle spalle di Chiavari, che si apprestava a divenirne capoluogo .

Presso l’Archivio Storico del Comune di Chiavari sono conservate le carte del progetto “consortile” della Chiavari-Lagomarsino, la nuova strada ottocentesca che rendeva finalmente carrozzabile la ben più antica Patranica.

Tornando a Chiavari possiamo esplorare le vie a “pettine” più antiche, spesso divenute viali o strade di grande viabilità cittadina. Si tratta dei passaggi “demaniali” che attraversavano gli orti e che furono così bene illustrati nelle tavole di Matteo Vinzoni. Alcune, al limite ovest, attraversavano la piana ortiva e risalivano verso la collina, tra Bacezza e le Grazie. Se ci portiamo a Rupinaro possiamo vedere l’antica strada di San Nicola da Tolentino, si avviava dall’attuale Salita Levaggi e proseguiva verso Leivi. Adiacente alla Chiesa di San Giacomo la Piazzetta Santa Chiara, oggi dedicata allo scultore Francesco Falcone, attraversava la piana dei Morando e portava al Monastero di Sant’Eustachio. Proseguendo si giungeva a Sanpierdicanne e si poteva risalire le diverse colline adiacenti. Dai lavatoi di Rupinaro si poteva raggiungere il lato opposto del torrente Rupinaro e risalire la collina di Bacezza sino alla chiesa di Nostra Signora dell’Ulivo e San Biagio. I cosiddetti sentieri, veri percorsi di collegamento tra costa e collina, realizzavano una fitta rete di collegamenti e raggiungevano l’intero territorio, articolati tra “strade” vicinali, comunali, extracomunali, consortili.

Questa nomenclatura oggi non è più utilizzata, sostituita dal più moderno trekking, a sua volta articolato in “turistico, escursionistico, escursionistico per esperti”, oppure, con attrezzatura specifica, sino alle “ferrate”.

Come si può constatare gli antichi tracciati hanno richiamato un rinnovato interesse.  Il lavoro che potremo realizzare ne metterà in primo piano il valore storico-culturale, un’occasione da non sprecare, una valorizzazione che renderà prezioso, passo dopo passo, il percorrere sentieri e mulattiere, un paesaggio che raccoglie secoli di storia.  

(* storico e studioso di tradizioni locali)      

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