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Giovedì, 1 giugno 2023 - Numero 272

Diga Perfigli, la Regione tira dritto: “Il vincolo paesaggistico non conta nulla”. Ma i comuni del Tigullio inviano una diffida formale: “Dateci il provvedimento”

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di ALBERTO BRUZZONE

Sulla cosiddetta Diga Perfigli, ovvero quell’opera di difesa spondale della parte sinistra del fiume Entella, quella di Lavagna, si consuma l’ennesimo schiaffo al Tigullio da parte di un ente sovraordinato, senza minimamente ascoltare le istanze dei comuni sul territorio.

Dopo le forzature da parte della Città Metropolitana, in particolare con il sindaco metropolitano Marco Bucci, che nessuno ha eletto da queste parti ma che prende decisioni su questioni di cui ha dubbia conoscenza, è la volta della Regione Liguria.

Qualche settimana fa, si è diffusa la notizia che la Commissione Regionale deputata a discutere, su richiesta della Soprintendenza, del vincolo paesistico su tutta la piana ha dato parere favorevole, e quindi è stato messo un vincolo sull’antico seggiun napoleonico, il che dovrebbe fermare automaticamente i lavori tanto contestati sulla piana dell’Entella.

Dovrebbe, il condizionale è d’obbligo e nel paese dove vale tutto, finisce che anche un vincolo paesistico diviene materia di contendere e oggetto di interpretazioni. Come mai? Il provvedimento sancito dalla Commissione Regionale non è mai arrivato ai comuni interessati, nonostante le ripetute richieste, in particolare della civica amministrazione di Lavagna con il sindaco Gian Alberto Mangiante, mentre ieri è stata diffusa una nota da parte dell’assessore regionale alla Protezione Civile, Giacomo Giampedrone, che cita quel provvedimento di cui nessuno nel Tigullio è in possesso.

Giampedrone, che è l’assessore di riferimento in materia di messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, e che quindi sta sovrintendendo a questo scempio sulla piana dell’Entella, ha risposto per iscritto a un’interrogazione da parte del consigliere regionale Luca Garibaldi, del Partito Democratico. Garibaldi, anche raccogliendo gli inviti dei sindaci del territorio, nonché l’appello di ‘Piazza Levante’ rivolto ai consiglieri regionali per capire il perché il provvedimento favorevole alla Soprintendenza non venisse inviato agli enti locali (appello partito dal nostro editore), ha chiesto nel suo atto chiarimenti “sugli interventi di messa in sicurezza del fiume Entella”.

La replica da parte dell’assessore Giampedrone è quanto di più surreale si possa sentire e leggere: “Gli interventi di mitigazione del rischio idraulico del bacino del fiume Entella relativamente al tratto terminale, primo stralcio funzionale, primo lotto nei comuni di Chiavari e Lavagna, attualmente in corso di realizzazione da parte della Città Metropolitana di Genova, sono dotati di autorizzazione paesaggistica rilasciata dal competente settore regionale, tuttora valida”.

Inoltre, “l’eventuale apposizione di un vincolo paesaggistico sulla piana dell’Entella, area vasta che comprende l’area in cui è in corso di realizzazione l’opera di cui si tratta, non avrà effetti su un’opera pubblica, finalizzata alla tutela della pubblica incolumità, già dotata di autorizzazione paesaggistica”.

Quindi, andando a capire, vincolo o non vincolo, Soprintendenza o non Soprintendenza, seggiun o non seggiun, i lavori andranno avanti ugualmente e non ci sarà nessun modo di fermarli, perché la sicurezza dal rischio idrogeologico viene prima di tutto, per quanto la Diga Perfigli, a detta degli stessi esperti, è ormai un’opera anacronistica, ampiamente superata e, molto probabilmente, troppo impattante quanto non risolutiva.

Ma non c’è niente da fare: tant’è Regione e Città Metropolitana tirano dritto per la loro strada, in barba a ogni tentativo di fermare questi assurdi lavori e questa devastante azione sulla piana dell’Entella. Viene da chiedersi che senso abbia aver istituito una Commissione Regionale su richiesta della Soprintendenza, per poi concludere che il suo verdetto non ha alcun valore. Viene da chiedersi con quale arroganza si ragioni nelle stanze della Regione Liguria.

Intanto, proprio ieri, i comuni del Tigullio, tutti insieme, hanno inviato una formale diffida alla Regione, chiedendo di poter visionare il provvedimento emesso dalla Commissione Regionale a favore della Soprintendenza, quel documento che qui a Levante non è mai arrivato. Giampedrone lo cita, quindi esiste. Perché i comuni direttamente interessati non lo hanno? Che cosa ha da nascondere la Regione? Perché la Soprintendenza non prende una posizione ufficiale, sapendo di aver ragione? Quali interessi ci sono perché tutta quest’opera vada avanti?

Lo scorso dicembre il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, durante un incontro pubblico promosso da ‘Piazza Levante’ a Chiavari, alla specifica domanda sulla Diga Perfigli rispose così: “È un progetto vecchio, contestato dalle comunità locali. Ma ci sono dei meccanismi amministrativi che tendono a consolidare le decisioni prese in passato, come nel caso della Diga Perfigli. Questo a meno che non ci siano elementi novativi nell’iter”.

Un intervento della Soprintendenza non è forse un elemento novativo? Ancora Toti: “Non ho nulla in contrario a riprendere in mano il progetto. Ma non può essere la Regione a farlo, perché la Regione è l’ente che lo ha chiuso. Se la Soprintendenza ritiene che l’interesse paesaggistico sia superiore a tutti gli altri, lo metta per iscritto in un atto formale e blocchi questo tipo di opera”. La Soprintendenza ha avuto ragione, secondo la Commissione Regionale. La Commissione Regionale lo ha messo per iscritto. Ma quel documento è rimasto chiuso in qualche cassetto. C’è davvero qualcosa che non quadra.

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