di DANILO SANGUINETI
Stai a vedere che, alla fine, i più seri sono i dilettanti. I grandi, quelli ‘imparati’, da tre mesi non ne azzeccano una neppure per sbaglio. Dal commissario anche troppo straordinario Fabbricini che subisce i diktat delle Leghe dei vari Micciché, Balata e Gravina che un po’ tirano l’acqua al loro mulino e un po’ si accordano per fare la festa agli altri. Il risultato è una serie B che si è auto-riformata (evento mai accaduto nella storia ultracentenaria della Figc) e una serie C dove non si sa ad ottobre chi ci giocherà, chi è di passaggio, quali saranno le regole di promozioni e retrocessioni.
Nel completo marasma è d’uopo tornare alla terra, nel senso di radici, nel senso di base. La Liguria non può non avvertire i venti di crisi che soffiano forti dalle vette. Una regione calcisticamente di frontiera, tenuta ai margini un po’ per numeri, un po’ per demeriti strutturali, nell’ultimo decennio le categorie dilettantistiche hanno fatto registrare una diminuzione drammatica nel numero di squadre iscritte ai campionati regionali – dall’Eccellenza alla Terza passando per Promozione, Prima e Seconda Categoria – e un impoverimento evidente nella qualità dei tornei.
Crisi spalmata sull’intero arco regionale, da Imperia a Spezia, passando per Savona e Genova con un’unica spettacolare eccezione. Il quinto comitato zonale, l’unico non elevato alla dignità di delegazione provinciale, equiparato agli altri quattro nella pratica ma formalmente ancora e sempre delegazione distrettuale. Quello di Chiavari, che da un decennio è retto da Ignazio Codice. Un’enclave ritagliata nella provincia di Genova tenendo conto della ricchezza, numerica e finanziaria (un tempo) del calcio praticato tra Recco e Moneglia.
Sabato 6 e domenica 7 ottobre iniziano i campionati maggiori di sua competenza, il girone di Terza e quello di Seconda. Ai nastri di partenza si presentano 26 formazioni, equamente ripartite tra le due categorie. E sono cifre sbalorditive considerando i tempi che corrono.
Il presidente – il titolo reale sarebbe Delegato ma in zona nemmeno i ragazzini alle prime armi lo chiamerebbero così – Codice ha coronato con pieno successo l’ennesima estate da reclutatore: “In effetti guardando a come se la passano i colleghi delle altre delegazioni, mi devo considerare fortunato. Abbiamo ben tre società che si sono riformate dopo un periodo di ‘vacanza’ o hanno scelto di ripartire dal gradino più basso, dalla Terza. Parlo del S. Maria Taro e del Marina Giulia, due ritorni eclatanti, perché sono di nuovo con noi club che negli ultimi 20 anni hanno fatto la storia con vittorie in serie nei nostri campionati. E poi c’è il Moconesi che, smaltita l’ebbrezza da alte quote, la sua poco felice avventura in Eccellenza, dopo due anni tumultuose vicende parte con un nuovo gruppo di atleti e dirigenti. Mi dispiace solo per il Borgorotondo che ha gettato la spugna a pochi centimetri dal traguardo per problemi logistici insormontabili. Chissà che il prossimo anno… L’unico abbandono è quello dei Sestieri Lavagna che si sono sciolti. Ruentes e Carasco invece me li hanno strappati”.
Tranquilli, non è una rapina. “Il comitato regionale ha dovuto procedere a ripescaggi di massa per infoltire le file della Prima. Il presidente Ivaldi mi ha chiesto un aiuto, da buon ex militare ho risposto ‘Obbedisco’. Mi dispiace per l’aver reso dispari, quindi zoppo, il girone di Seconda, però so anche che il comitato regionale ci verrà incontro, ricordando come siamo stati pronti al sacrificio”.
Dalle altre zone aiuti non ne potevano arrivare. “In effetti Imperia e Savona pur avendo unito le forze non hanno un numero sufficiente di iscritti, a Spezia va ancora peggio. Noi con una popolazione inferiore ai 150mila abitanti siamo gli unici oltre a Genova (che ha oltre 700mila abitanti comprensorio incluso) a organizzare una Seconda e una Terza”.
Un po’ di merito andrà riconosciuto a Codice ed ai suoi collaboratori, a cominciare dal vice Giorgio Piazza e il segretario Maurizio Verzella. Ascoltano tutti, aiutano sempre, fanno sfoggio di diplomazia senza che questo si traduca in mancato rispetto delle regole. “Sono da 43 anni in Federcalcio – concorda Codice – per 26 anni sono stato giudice sportivo, e ho sempre cercato di applicare le leggi in maniera il più equanime possibile, rigore senza dimenticare il ‘grano di sale’ che serve nell’applicarle ad atleti e dirigenti che sono o dovrebbero essere dei puri, dei dilettanti che vanno in campo per divertirsi e fare sano sport!”.
Un modo di gestire campionati che da dieci anni permette di resistere a ogni intemperie senza mai incappare in crisi irreparabili: “Problemi ce ne sono, gli sconquassi di quanto accade ai piani alti alla fine li avvertiamo anche noi qui in basso, però li superiamo con la passione e la volontà di fare qualcosa di costruttivo che non ci ha, che non mi ha ancora abbandonato”.
La stagione sta per partire, la navigazione dovrebbe essere tranquilla: “Abbiamo un discreto numero di partecipanti che assicurano la necessaria lunghezza alla stagione. Negli ultimi anni ci è stato chiesto soprattutto questo, di coprire più mesi possibili con la fase regolare e con i conseguenti spareggi. Potrei dire che anche questa volta la missione è stata portata a termine”.
La macchina organizzativa marcia già a pieni giri. “I campionati giovanili sono iniziati, adesso tocca ai grandi. Si riprende a girare per i campi a controllare che tutto fili liscio”.
Una task force piccola, affiatata ed efficiente. Perché non promuoverla a più alti incarichi? Ignazio Codice e i suoi boys da questo orecchio non ci sentono. “Le rotelle sono proporzionate all’ingranaggio. Sanno dove possono girare al meglio e dove invece sarebbero fuoriposto”.
Fossero altrettanto pragmatici i “cervelloni” delle varie Leghe…