di NICOLÒ PAGLIETTINI *
“Sono Emanuele, ho 32 anni e domenica scorsa ho subito una grave discriminazione pubblica. La mia unica ‘colpa’? Essere un ragazzo non vedente”. No, purtroppo non si tratta di uno scherzo di cattivo gusto. Ci riteniamo membri di una società evoluta, aggregante, per certi aspetti quasi accessibile, ma poi accadono cose come quella capitata a Emanuele, e improvvisamente, crolla tutto.
Chiavari. È domenica 18 giugno quando Emanuele, insieme alla mamma Loredana e alla sorellina Laradecidono di trascorrere una mattinata di relax al mare. Il mare per Emanuele è un luogo di svago, uno di quei posti nei quali si sente libero. L’acqua per lui è un’amica fedele, nella quale si sente completamente a proprio agio, senza barriere o ostacoli che possano metterlo in difficoltà. I tre si recano in una spiaggia pubblica chiavarese, trovano spazio in terza fila. Le prime due, infatti, sono occupate da bagnanti che hanno lasciato sedie, lettini, ombrelloni e asciugamani incustoditi fin dalle prime luci del mattino. Dopo un po’ di tempo Emanuele vuole fare il bagno, e fin qui niente di strano. La mamma, a quel punto, lo prende sotto braccio e lo accompagna verso la riva. Per evitare che Emanuele scontri le sdraio posizionate in prima fila, Loredana le sposta leggermente per facilitare il passaggio di suo figlio. Compiuto questo gesto, naturale e privo di conseguenze, la tranquillità di una domenica mattina come tutte le altre viene squarciata dall’intervento gratuito di un signore, verosimilmente turista, che, rivolgendosi alla mamma di Emanuele esclama “non esageri”. A quel punto, Loredana, spiazzata e spaesata chiede spiegazioni, sottolineando come il gesto di farsi spazio tra i lettini sia stato fatto semplicemente per evitare che suo figlio, cieco, li scontrasse. A quel punto interviene la moglie di questo signore, la quale si lascia andare ad un commento di così basso livello che solo scriverlo fa accapponare la pelle. “Una persona che non vede in questa spiaggia non deve venire”. Ma veramente nel 2023 dobbiamo assistere a una scena del genere?
Loredana rimane senza parole. La frase di questa signora è una lama tagliente. Emanuele si chiude in un silenzio assordante. Gli è stato detto che in quanto persona con disabilità visiva non ha la possibilità di frequentare una spiaggia pubblica. È stato umiliato davanti a tutti e con lui è stata calpestata pubblicamente un’intera categoria di persone. Persone che lottano tutti i giorni tra mille difficoltà per avere un ruolo in questa società.
Passano i minuti e Loredana non può accettare quanto successo. Con il magone in gola si fa forza e decide di chiamare i vigili, i quali arrivano e parlano sia con Emanuele che con i due signori che senza colpo ferire sono rimasti serenamente in spiaggia a godersi la propria domenica di sole in riva al mare. Nel pomeriggio Emanuele si sente male. Il ragazzo piange, soffre, vomita. Si sente sbagliato, diverso, umiliato. La frase di quella signora lo tormenta. A quel punto la mamma decide di portarlo al pronto soccorso. Li Emanuele verrà seguito in maniera impeccabile dal personale medico, si prendono cura di lui e cercano di tranquillizzarlo. Da un punto di vista clinico se la caverà ‘soltanto’ con tre giorni di prognosi, ma da un punto di vista morale e psicologico chi rimarginerà questa ferita? Da persone facente parti di questa categoria ci sentiamo affranti, sdegnati, avviliti e frustrati per quanto accaduto. Le parole hanno un peso profondo, il tempo magari lenirà la ferita, ma l’umiliazione non passerà mai.
Emanuele e la mamma presenteranno esposto e procederanno per vie legali, ma oggi ciò che a noi preme maggiormente è denunciare fortemente questo fatto e ricordare come la vita di una persona con disabilità visiva sia fatta di paure, ansie, insicurezze. Tutto ciò che una persona conquista lo fa attraverso il sacrificio, l’accettazione e le battaglie personali. C’è un percorso duro e faticoso per raggiungere un livello di autonomia, anni di riabilitazione e di stratagemmi, e poi, arriva una persona che con una frase, improvvisamente, fa crollare tutto. Emanuele è ferito, deluso e arrabbiato e in questa spiaggia non vuole più tornare, noi ce lo riporteremo e gli diremo di tornare sul ‘luogo del delitto’ a testa non alta, ma altissima, però, con questo episodio, oggi perdiamo tutti. È la sconfitta di una società che giudica e che emette sentenze senza rendersi conto di quanto le parole possano distruggere le certezze delle persone.
(*presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti della sezione di Chiavari)