di ALBERTO BRUZZONE
Scuola, si cambia. Il rientro in classe, previsto ormai in quasi tutte le regioni il 10 gennaio, sarà scandito da nuove regole per Dad e quarantene, con il ritorno della distinzione tra vaccinati e non vaccinati alle medie e superiori, ma non alle elementari. Una misura, prevista nell’ultima bozza di decreto, considerata ‘discriminatoria’ da presidi e sindacati, preoccupati dal caos che potrebbe crearsi al rientro. La bozza del decreto varato da Palazzo Chigi prevede inoltre il test rapido gratuito per gli studenti in autosorveglianza fino al 28 febbraio, con uno stanziamento di 92 milioni di euro.
Le nuove norme varate dal Governo sono il risultato di un compromesso tra la proposta delle Regioni e quella del Governo stesso, che si sono visti in un acceso confronto prima del Consiglio dei ministri. La linea è stata quella di reintrodurre la distinzione tra vaccinati solo per i ragazzi più grandi, quelli oltre i 12 anni, mentre per i più piccoli – entrati solo da poco nel pieno della campagna vaccinale – prevedere la didattica a distanza per tutti in caso di contagio.
E così alle elementari nel caso di un positivo si resta in presenza con un test antigenico o molecolare da eseguire subito e un altro dopo cinque giorni (i cosiddetti T0 e T5). In presenza di almeno due casi, invece, tutti gli studenti finiranno indistintamente in Dad per dieci giorni.
Cambiano le regole, invece, per le scuole secondarie, cioè medie e superiori. Fino a due casi di positività, la classe resta in presenza con mascherine Ffp2 e autosorveglianza. Con tre casi, invece, chi non ha concluso il ciclo vaccinale da meno di quattro mesi (120 giorni) finisce in Dad per 10 giorni, mentre tutti gli altri potranno continuare a seguire le lezioni in presenza con autosorveglianza e Ffp2. Dai quattro casi in su, infine, si attiva per tutti la Dad.
Per cercare di tenere sotto controllo il tracciamento, reso sempre più complicato dal picco di contagi registrato negli ultimi giorni in Italia, il Governo prevede poi anche di fornire test antigenici rapidi per gli studenti di medie e superiori in autosorveglianza, con la possibilità di rivolgersi alle farmacie con la ricetta del medico di base.
Quello che preoccupa, però, il mondo della scuola è il rischio caos cui si va incontro da lunedì in poi. “L’obiettivo non cambia rispetto all’inizio dell’anno scolastico: lezioni al 100% in presenza. Tutte le altre soluzioni sono da considerarsi di emergenza, e speriamo che non vengano adottate”. Con il dilagare dei contagi e la corsa della variante Omicron, questo è il momento più difficile per il mondo della scuola, almeno da un anno a questa parte. La campagna vaccinale per la fascia 5-11 anni ancora non decolla, i ricoveri nella fascia under 18 sono cresciuti del 46%, le classi sono sempre meno avvertite come luoghi sicuri.
Alessandro Clavarino, direttore scolastico per le province di Genova e Savona, fa il punto della situazione: “Sto seguendo attentamente tutte le notizie – afferma Clavarino – e, come tutti, attendo indicazioni dal Ministero, in modo da poterle poi girare a tutti i dirigenti scolastici”. Sono giornate frenetiche, per l’Ufficio Scolastico Regionale della Liguria, anche per l’ormai annunciata partenza da parte del direttore Ettore Acerra, che torna in Campania.
“La discussione su come comportarsi mi pare molto intensa – prosegue Clavarino – È indubbio che i contagi siano in aumento e che le fasce dei giovani siano quelle meno coperte dai vaccini. Omicron sta mettendo a dura prova il sistema scolastico, ma io confido ancora che possa reggere. Lo ripeto, la priorità sono le lezioni in presenza, tutto il resto, pur senza demonizzare la tecnologia, sono soluzioni dettate dall’emergenza, non possono diventare la normalità”.
Clavarino, quindi, appartiene al partito di chi non vuole rinviare: “La presenza è fondamentale. Piuttosto, spingiamo l’acceleratore sulla campagna vaccinale, sullo screening, sui tamponi, sui test salivari. È qui che ci dobbiamo impegnare di più. E poi, non dimentichiamo mai le regole di base: mascherina, igiene delle mani e distanziamento. Non deve sentirsi tranquillo nessuno, neppure i vaccinati”. Il direttore provinciale assicura: “Sino al 31 marzo, termine dello stato di emergenza, i contratti Covid sono confermati, sia per i docenti che per i collaboratori scolastici. In questi giorni sono avvenute tutte le riconferme, potremo ripartire tra qualche giorno con gli stessi numeri”.
Mancheranno solamente quegli insegnanti e quel personale Ata che, pur a fronte dell’obbligo vaccinale, hanno scelto di non sottoporsi all’iniezione: “Ma sono una piccolissima parte. Molti che andavano avanti a tamponi, alla fine hanno fatto la prima dose e faranno la seconda. Chi proprio non ne voleva sapere di vaccinarsi, è rimasto a casa e ha già ricevuto la lettera di sospensione”.
Santo Deldio, presidente della sezione ligure dell’Associazione Nazionale Presidi, aggiunge: “La didattica in presenza ci soddisfa, ma i problemi non mancheranno. Giuste le valutazioni a livello nazionale, ma poi ogni regione italiana ha la sua storia. In Liguria, per esempio, la situazione è peggiore rispetto ad altre zone d’Italia e di questo non si può non tenere conto”. Secondo Deldio, “sicuramente le scuole saranno in difficoltà, e non mi riferisco solamente ai contagi. Le principali criticità sono legate al personale e saranno questioni in capo a ogni dirigente scolastico: ci sono insegnanti che non si sono vaccinati, così come personale Ata, e sono stati sospesi. Contestualmente, bisognerà cercare i supplenti e farlo in tempi abbastanza ristretti. E poi, ci sono parecchi positivi al Covid che non potranno rientrare nei primi giorni di ripartenza. I dirigenti scolastici potranno ricorrere, in base ai loro poteri, anche a delle riduzioni di orario, per motivi legati al personale. Non hanno la facoltà di mettere in Dad le classi se non in base a determinati parametri, ma le motivazioni legate al personale restano valide. Dovessero mancare troppi insegnanti o troppi collaboratori, potrebbe finire come con i treni soppressi perché manca chi li possa guidare”.
Tra i presidi del Levante, parla Paola Salmoiraghi, dirigente scolastico del liceo ‘Marconi Delpino’ e reggente dell’istituto ‘In memoria dei morti per la Patria’, entrambi a Chiavari: “Non sarà facile far fronte al rientro in presenza di duemila studenti, con tutte queste nuove regole. Ma la priorità, come abbiamo sempre sostenuto, è la scuola in presenza: quindi da lunedì si torna a difendere questa scelta, con tutta la convinzione possibile. La vera scuola non prevede la didattica a distanza: è giusta la decisione del Governo, non è che la scuola possa sempre esser messa in panchina. Faremo fatica, è normale, ma non perdiamo la speranza. E non scoraggiamoci”.
Positivo anche l’atteggiamento da parte di Daniela Loero, preside del liceo sportivo ‘Gianelli’, sempre a Chiavari: “La scuola in presenza è qualcosa di essenziale, abbiamo visto troppi effetti negativi con la Dad: e mi riferisco a fatica nell’apprendimento, a fatica nella comunicazione, a cali di attenzione e di concentrazione, a scarsa interazione con gli studenti. Anche io sono favorevole rispetto alle scelte del Governo. Vero è che non possiamo avere il controllo di quanti studenti si sono vaccinati o meno, ma nel caso del ‘Gianelli’ posso dire che la stragrande maggioranza si è sottoposta alla somministrazione, perché parliamo di studenti che fanno sport a livello agonistico”.
Illustra il suo parere pure Paolo Fasce, preside dell’istituto nautico ‘San Giorgio’, che ha sede principale nella Darsena di Genova ma una succursale a Camogli: “Proprio perché i presidi vengono caricati di responsabilità, dovrebbe valere il principio dell’autonomia scolastica. Ci sono tanti presidi che preferiscono non decidere e aspettare che le decisioni le prendano altri, però ci sono anche presidi che vorrebbero potersi muovere un po’ più liberamente, in base al quadro della propria scuola. Non si può accostare superiori, medie, elementari e materne. Bisogna ragionare per segmenti scolastici. Io credo che, almeno per le superiori, un paio di settimane in Dad non guastassero. Diverso è per quegli alunni più piccoli: lì la scuola è importante anche per un fatto di gestione familiare”. Secondo Fasce, “il Dipartimento di Prevenzione dovrebbe riuscire a gestire i rientri con una maggiore velocità, perché il rischio alla ripresa del 10 gennaio è che tante scuole si trovino a ranghi ridotti perché docenti e collaboratori sono bloccati a casa essendo positivi, ma magari stanno benissimo”. Da lunedì, per la scuola, è apparecchiata l’ennesima, durissima, scalata.