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Giovedì, 1 giugno 2023 - Numero 272

Perdere per imparare: il ‘verbo’ di Vialli è anche dentro lo spettacolo ‘Liberatutti’ proposto da ScenaMadre, che raggiunge i dieci anni di attività

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di ALBERTO BRUZZONE

Madre sì, e pure con sempre più figli. La compagnia di teatro ScenaMadre, fondata nel 2013 a Lavagna, entra nel decimo anno di attività e lo fa con tutti i crismi del caso: uno spettacolo nuovo di zecca, un netto incremento delle iscrizioni ai corsi sia per adulti che per bambini e adolescenti, la partecipazione a numerosi premi di livello nazionale, la collaborazione con il Teatro Nazionale di Genova. “Piano piano…”, sussurra Marta Abate, che di questo progetto rappresenta l’anima insieme a Michelangelo Frola: sono entrambi attori, sono entrambi grandissimi appassionati, sono di Cavi lei e di Torino lui, si sono conosciuti, e poi sono diventati compagni di lavoro e nella vita.

ScenaMadre è la loro creatura e, in questi anni, si sono impegnati per farla maturare, per farla uscire dai confini liguri, si sono battuti per trovare spazi dove fare teatro, spazi per la didattica, senza mai arretrare di un passo, senza mai perdere né la fiducia né l’ardore.

Ed ecco che Marta e Michelangelo sono giunti al traguardo dei dieci anni, anzitutto con un nuovo spettacolo in repertorio: dopo ‘Tre’, una pièce sul tema della famiglia che ha vinto parecchi riconoscimenti e che è stata rappresentata in diverse regioni italiane, ecco ‘Liberatutti’, dove gli autori toccano l’argomento dello sport e la sempre difficile dicotomia tra vittoria e sconfitta.

Interpretato da Simone Benelli, Francesco Fontana, Damiano Grondona, Chiara Leugio e Sofia Pagano, ‘Liberatutti’ è prodotto da ScenaMadre con la coproduzione de Gli Scarti e con il sostegno del Comune di Genova (attraverso il progetto Start and Go) e del Teatro Pubblico Ligure.

“Con ‘Liberatutti’ – raccontano Marta Abate e Michelangelo Frola – vorremmo ridere e far ridere di certi aspetti dello sport, dei discorsi che sentiamo negli spogliatoi, nei film o nelle telecronache sportive, secondo i quali bisogna sempre dare il massimo, non si può mai perdere né restare indietro. Ma lo sport non era un gioco, prima di tutto? E la creatività? La collaborazione? E il tempo per imparare le cose? Il tempo per sbagliare, perché è così che si imparano le cose?”.

In questi giorni, uno dei pensieri che circola maggiormente in rete è una frase di Gianluca Vialli, il grande campione scomparso il giorno dell’Epifania: “Nel calcio non si perde. O si vince o si impara”. Basterebbe questo, per spiegare il significato ultimo e più puro dello sport.

Anche il teatro, grazie a spettacoli come ‘Liberatutti’, può fornire il proprio prezioso contributo: “Noi – proseguono Marta Abate e Michelangelo Frola – con il nostro spettacolo desideriamo proporre una riflessione sul tema dello sport. Sport inteso come attività di cui tutti facciamo esperienza, come microcosmo dove impariamo la relazione con l’altro, il confronto, come luogo dove dovremmo imparare lo spirito di squadra e accettare la sconfitta. Ma dove troppo spesso si imparano, invece, il culto della vittoria a tutti i costi, il successo individuale a scapito della collaborazione e dello spirito di squadra, l’impegno totalizzante e assoluto, privo di sfumature”.

In scena ci sono quattro ragazzi alle prese con un percorso insolito: abbandonare questo approccio malsano verso lo sport per riscoprirne la vera essenza che ormai hanno dimenticato, quella fatta di collaborazione, gioco, divertimento, spirito di squadra, immaginazione. Come si fa a smettere di prendere in giro chi perde? Come ci si libera di certi ragionamenti iper-competitivi che ormai ci sono entrati in testa? Perché, se è impossibile vincere sempre, è così difficile saper perdere? Sarà l’arte a dare una risposta, ribadendo concetti come l’importanza dello spirito di squadra, l’accettazione della sconfitta, l’eccessiva competizione della nostra società, a scapito della collaborazione.

‘Liberatutti’ ha debuttato la scorsa estate al Festival delle Colline Geotermiche di Monterotondo Marittimo (in provincia di Pisa), poi è andato in scena al Festival Nuove Terre di Deiva Marina, al Festival Natura in Gioco di Sant’Ambrogio di Susa (in provincia di Torino) e, di recente, all’interno della stagione teatrale FuoriLuogo di La Spezia. “Ora speriamo di farlo vedere e conoscere anche nel nostro Tigullio”.

ScenaMadre ha trovato una base a Chiavari, all’interno dell’Acli di via Vinelli, e prosegue l’attività su altre sale: “Dopo il lockdown i numeri sono aumentati tantissimo, direi quasi raddoppiati. Siamo più di ottanta persone tra adulti e studenti, che seguono i nostri corsi: per noi è una bella soddisfazione, perché significa che siamo sempre più stimati e apprezzati sul territorio”.

Anche ‘Tre’, l’altro spettacolo di ScenaMadre, continua a essere richiesto. Il sogno non è cambiato: diventare un po’ di più profeti… in patria, magari con un giusto e meritato riconoscimento, in termini di spazi e anche di occasioni. Visto che si parla tanto di merito, in questo periodo, ecco servita la possibilità di passare dalle parole ai fatti, interpretando il concetto nella maniera più genuina possibile.

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